Verso Milan–Fiorentina: Inferno e Paradiso, viaggio di sei minuti

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La storia recente del Milan può tranquillamente identificarsi in questi versi: “Un viaggio a senso solo, senza ritorno se non in volo. Senza fermate ne confini. Solo orizzonti, neanche troppo lontani”. Un giovane ed emergente Gianluca Grignani nel corso del Festival di Sanremo del 1995, si presenta al mondo con questa emozionante canzone.

Per i credenti il Paradiso è il luogo supremo di gioia e luce. È una destinazione che si lascia alle spalle la caducità del vissuto terreno.

Lo sport è un continuo anelare questo viaggio speciale. A volte è illusorio ma spesso, il paradiso del successo, diventa realtà.

Vi sembrerà strano ma il viaggio dall’estasi alle più tenebrose selve e viceversa può durare una manciata di minuti.

Sei benedettissimi minuti hanno spesso scandito questo viaggio nella storia del Milan. La mente va ad Istanbul 2005. Ma non di sole lacrime sono intrise le lancette del tempo. I derby del 2001 e dello scorso febbraio ci ricordano come anche la vita di un “cugino calcistico” possa essere declinata in pareggio, sorpasso e vittoria in sei minuti di autentica estasi.

Che il numero 6 voglia ergersi a numero del destino nella storia di questo club? Qualcosa molto vicina alla conferma sembra proprio essere arrivata lo scorso 1 maggio.

In un San Siro affollato come fosse il distretto dello shopping di Mong Kok di Hong Kong, arriva la Fiorentina di Vincenzo Italiano già esecutore materiale dell’uccisione dei sogni di gloria rossoneri l’anno precedente quando ancora allenava lo Spezia.

La clamorosa vittoria del Bologna sull’Inter quattro giorni prima rese il clima di quel pomeriggio ancor più bollente di quanto il meteo di giornata dicesse. Da quella domenica e per le successive quattro, era tutto nelle mani del Milan ormai nel delicato ruolo di artefice del proprio destino.

Stefano Pioli, contro i viola, schiera una squadra a trazione anteriore. Davanti alla difesa bunker composta da Maignan tra i pali, Calabria, Kalulu, Tomori e Theo Hernandez, la coppia di centrocampo, Tonali e Kessie. Tutti a supporto di un quartetto offensivo che vedeva Oliver Giroud a capo del terzetto di trequarti con Messias, Diaz e Leao.

Leggi QUI – Verso Milan – Spezia: l’effetto Serra che concilia danno e beffa

Impossibile non ricordare la tensione e la frequenza cardiaca al fischio d’inizio per il possibile viaggio “Destinazione Paradiso”.

Il Milan parte come meglio non si potesse sognare. Lancio lungo sulla destra per Messias che aggancia appena dentro l’area. Punta Biraghi e di sinistro l’appoggia a Brahim Diaz. Il numero 10 rossonero, appena fuori l’area di rigore, libera il mancino. La palla, deviata da Amrabat, finisce a Theo Hernandez che stoppa di petto, con il sinistro la porta sul piede opposto e regala ai 75 mila presenti un’eccitante carezza. Palla sotto la traversa e rete del vantaggio. La tensione si scioglie in un attimo grazie all’urlo del monosillabo più amato dai tifosi: gol!

Valeri rovina la festa annullando il vantaggio per fuorigioco. Il magic number ha colpito ancora perché tutto questo sapete a che minuto accade? Ci siamo capiti … Però il pomeriggio è lungo e il 6 avrà modo di farsi perdonare.

La Fiorentina non ha nessuna intenzione di fare da spettatore. Tre minuti dopo, su un calcio d’angolo battuto dalla destra di Maignan, Igor, trovatosi inspiegabilmente tutto solo al limite dell’area piccola, lascia partire un tiro violentissimo di sinistro. Solo qualche centimetro a separare l’emozione dallo psicodramma. Palla fuori a fil di palo.

Più che una partita di calcio, sembra un incontro di pugilato. Dopo i primi due scambi violenti al centro del ring, il pugile di casa parte con un terribile uno-due che costringe l’avversario alle corde.

Leao salta in velocità Gonzales sulla sinistra. Avanza e scambia con Diaz che libera Theo tutto solo. Ma da posizione defilata mette sull’esterno della rete. Ancora Milan. Kessie indisturbato sulla trequarti libera in profondità Giroud. Il bomber francese è tutto solo in area e approfittando di un Terraciano in uscita, lo beffa con il classico scavetto di sinistro. La Fiorentina è alle corde e dopo soli 15 minuti quello sembra proprio essere il colpo del KO. La palla però esce incredibilmente fuori.

San Siro è un vero e proprio ring. Mai risparmiare un avversario in difficolta all’angolo. Bisogna mandarlo al tappeto. Ma Leao e compagni falliscono il colpo che sarebbe stato letale e permettono ai viola di uscire dalle corde. Come? Con il colpo peggiore, quello dell’ex. Saponara al 20’ si invola sulla sinistra. Rientra sul destro saltando Tonali e lascia partire un tiro insidioso sul secondo palo. Il sempre ottimo Maignan si distende e para in due tempi.

I due pugili spaventati lasciano scorrere il tempo senza provare nessun colpo. Il duplice fischio di Valeri risuona come un gong e manda le due squadre a riposo. Ad attenderli negli spogliatoi o se preferite all’angolo, mister Pioli che riorganizza le idee della squadra.

Funziona. Il Milan torna in campo provando a regalarsi l’opportunità di un viaggio di sola andata verso la gloria.

Succede tutto in sei minuti. Avete sentito? Sei minuti …Tra il 45’ e il 51’ tre occasioni colossali. Pronti via e Diaz approfitta di una palla vagante, taglia tutto il centrocampo gigliato e serve sulla destra Giroud. Olivier mette al centro per Leao che salta il subentrato Martinez e tutto solo davanti alla porta spara alto. Se pensate che possa essere questo il momento più elevato di disperazione mista a frustrazione del popolo rossonero, vi sbagliate di grosso. Qualche minuto più tardi Theo Hernandez batte una punizione dalla sinistra. La palla in area viene respinta di pugni da Terraciano. Dal limite Calabria la rimette al centro dove Giroud prova la girata a volo di destro. Amrabat respinge ma è sempre il francese che di sinistro fa filtrare la palla. Sopraggiunge Kessie che a botta sicura battezza il primo palo ma Terraciano respinge alla disperata di piede.

Al sesto minuto è Tonali a trascinare la squadra. Recupera palla. Resiste ad un contrasto di Duncan. Avanza indisturbato e smarca un arrembante Theo Hernandez tutto solo a sinistra. Lo stop non è dei migliori e il terzino francese prova a beffare il portiere in uscita con la punta del piede. Sarebbe stato gol se la regola del 6 non avesse deciso di manifestarsi solo nella sua sgradevole faccia. Cornice di un quadro il cui dipinto rappresentava una folla che da sei minuti si teneva il capo con entrambe le mani e poca spalancata. In confronto il famoso “Urlo di Munch” è scarabocchio da bambini.

La moneta si sa, è fatta da due facce, ognuna rappresentante qualcosa di diverso. Il Milan può essere il testimone oculare ed emotivo della presenza di una regola e di una ideale moneta, quella del 6 appunto, che al momento del lancio sfugge dalla domanda – “testa o croce?” – per lasciar spazio alla più spietata: “gioia o dolore?”.

Dopo un estenuante volteggio in aria, la nostra immaginaria monetina, sta per finire la sua rotazione sul verde prato del Meazza. La rassegnazione che il destino avesse fatto la sua scelta su quale faccia fermarsi è cronometrata minuto 75.

L’ex Bonaventura beffa Tonali e Calabria e serve tutto solo sulla sinistra Biraghi. Cross chirurgico per Cabral che di testa, a colpo sicuro, batte a rete. Il termine miracolo è quello più appropriato per descrivere il gesto di Maignan che con un balzo felino sulla sua destra devia la palla. La sfera volteggia sotto il cielo di Milano in un silenzio surreale di un popolo che non era pronto a tanto dolore.

Magic Mike bloccando il pallone è come se avesse soffiato sulla “nostra monetina”. Non è il momento di fermarsi e riprende il suo oscillare per altri 6 minuti.

È il minuto 81. Terraciano rinvia in modo sbilenco il pallone intercettato da Leo. Il fuoriclasse portoghese avanza verso l’area, punta Milenkovic, rientra sul destro ed è gol! Questa volta è tutto vero. Il portiere viola viene battuto sul primo palo e con lui anche la moneta della “regola del 6” vede il suo termine corsa mostrando il volto più bello. Non hanno nulla da raccontare gli ultimi minuti del match se non una gioia infinita con vista “paradiso”.

Si va in carrozza signore e signori: “C’è che prendo un treno che va a paradiso città. E vi saluto a tutti e salto su”.

Dal 75’ al 81’. Sei minuti son serviti per viaggiare dalla paura dell’inferno alla certezza del paradiso che per i tifosi rossoneri ha ormai un luogo e una data: Reggio Emilia, 22 maggio 2022.

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