il 19/05/2022 alle 22:50

Un (banale) consiglio per Investcorp e RedBird

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Tra offerte, controfferte, rilanci, ribassi e ultimatum, solo una cosa è (quasi) certa: tra poche settimane il Milan non sarà più in mano al fondo Elliott. Dopo 4 anni di gestione (ha preso in mano la società nel luglio 2018 dopo gli inadempimenti finanziari della cordata cinese guidata da Yonghong Li), il fondo di investimenti americano guidato da Paul Singer è pronto a cedere il timone del club di via Aldo Rossi. L’inizio del rapporto tra i Singer e il Milan non è stato facile. Tra lo storcere il naso dei tifosi per essere finiti in mano ad un fondo e le prime avventate mosse sul mercato (Higuain, Castillejo e Laxalt in estate, Piatek e Paquetà in inverno), la prima stagione targata USA non si è conclusa benissimo, sia a livello sportivo che a livello societario. Qualcosa di grosso però nel frattempo, sottotraccia e senza destare chissà quale attenzione, stava cambiando. Nel dicembre 2018, il fondo Elliott sceglie l’AD della rinascita: l’ex Arsenal Ivan Gazidis. Cambiano gli uomini, cambiano le parole d’ordine: chiarezza, sostenibilità e reputazione. Per quanto riguarda il settore sportivo, ciò si traduce in abbassamento del monte ingaggi, stop spese folli, programmazione, stile davanti alle telecamere. Ed ecco avvenuta la magia: con una squadra che è tornata in Champions League e a lottare per lo scudetto e 27 nuovi sponsor trovati, il Milan ha chiuso il primo trimestre del 2022 in aumento del 40% rispetto ai primi sei mesi della stagione 2020/21. Secondo le stime di Calcio e Finanza, a fine 2022 il valore della produzione della società si aggirerà intorno ai 300 milioni di euro rispetto ai 261 milioni del 20/21 e ai 192 milioni del 19/20. Magia che è poi stata confermata a livello reputazionale dallo studio FootballIndex di YouGov, che ha messo il Milan in cima alla classifica dei club italiani più apprezzati a livello mondiale (terzo addirittura in Cina dietro Real Madrid e Barcellona).

Servono ulteriori conferme? Ieri mattina il Manchester Evening News, una delle testate più importanti della città inglese, ha parlato del modello Milan in un pezzo abbastanza significativo. Per tornare a vincere un trofeo e ad essere competitivi in generale, il media britannico suggerisce al Manchester United di far riferimento al modello rossonero. I due club hanno una storia simile per due motivi: le tante vittorie del passato e un recente periodo di crisi (che per i rossoneri è stata anche societaria oltre che di risultati). L’esempio virtuoso del progetto del Milan di Elliott, un progetto che oltre a ciò che abbiamo già detto punta su idee, capacità di scouting e investimenti mirati, sarebbe perfetto per la squadra di proprietà dei Glazer.

Ma ora cosa succederà con il cambio di proprietà? Su quali valori verterà la nuova gestione? Quali saranno le linee guida a livello di gestione e a livello sportivo? Nonostante le diverse illazioni (più che supposizioni) di diversi addetti ai lavori, a pochissimi è dato saperlo. Anzi, forse non lo sanno nemmeno gli arabi di Investcorp e gli americani di RedBird. Nonostante credo (e spero) che ci siano arrivati da soli, mi permetto di dare un consiglio: avanti così. Avanti così con la gestione societaria, che ha trasformato una società in crisi economica e di risultati in un gruppo strutturato e internazionale capace di tornare a far brillare un brand di portata globale. Avanti così con gli uomini e con figure come Ivan Gazidis, capace di modernizzare e rendere nuovamente appetibile globalmente un’icona dello sport come quella rossonera. Ma avanti così anche con la gestione sportiva, capace grazie alle figure di Paolo Maldini, Frederic Massara e Geoffrey Moncada di far tornare i rossoneri ai più alti livelli del calcio italiano dopo tanti, troppi anni pur senza quei giganteschi investimenti economici che caratterizzano sempre di più il mondo dello sport che ci piace di più.

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photocredits: acmilan.com

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