Intervistato da Tuttosport, mister Gigi De Canio ha raccontato i segreti di Ivan Juric e Stefano Pioli: chi vincerà domani?

Partiamo dal tecnico del Torino. Che cosa pensa nello specifico di lui?
«Conosco Juric da quando era un ragazzo e giocava al Crotone. Io allenavo, lui in campo invece mi era rimasto impresso per l’ardore agonistico, la personalità forte e combattiva. Giocava in una squadra di Gasperini: non sono rimasto sorpreso quindi che la sua filosofia sia stata ispirata da quello che è stato il suo mentore. Né che oggi alleni con quelle stesse caratteristiche che possedeva già da calciatore».
Sicuramente Juric ha personalità e carisma. Ma si può dire che anche le sue doti tattiche siano notevoli?
«Certamente. Gli aspetti caratteriali sono una caratteristica, ma è la competenza che dimostra da allenatore che è fondamentale e determinante. Il voler proporre un certo modo di fare di calcio e di riuscire nel suo intento, denota indubbiamente preparazione e capacità».
Con più di un segreto strappato a Gasperini.
«L’ispirazione del proprio allenatore è importante, ti dà una traccia che però deve essere sviluppata secondo i tuoi accorgimenti. Tanto per capirci, in molti hanno provato a copiare pedissequamente Guardiola senza avere i calciatori a disposizione che potessero svolgere determinati compiti. Nel Torino si vede il pensiero di Juric, emerge la constatazione che sia andato per la propria strada. Non è un copia e incolla di cui magari non è convinto e che potrebbe non avere presa quindi sui suoi ragazzi. Mi piace il suo calcio. Responsabilizza molto i calciatori, rendendoli parte attiva della gara».
Veniamo a Pioli. Apprezza pure lui?
«Ha dalla sua un’esperienza diversa. È passato da tanti momenti in cui il calcio ha avuto filosofie differenti. Lui ha sempre imparato, appreso e immagazzinato. Ma è sempre rimasto fedele alla sua idea di calcio. Non si è fossilizzato nel seguire le mode, ma ha preso il meglio che il momento proponeva per le sue convinzioni, rendendolo proprio. È sempre stato un allenatore propositivo e la scorsa stagione ha vinto lo scudetto con il Milan».
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Come i calciatori migliorano, si può sostenere che pure Pioli nel tempo sia diventato più bravo?
«Si ricorda che i rossoneri lo stavano per mandare via anzitempo? Certe volte, faccio un discorso generale, gli esoneri non stanno a significare il cattivo lavoro dell’allenatore. Dobbiamo capire quando le decisioni prese, sono sbagliate. Pioli in passato è stato più volte sollevato dall’incarico, ma se andiamo a vedere poi cosa abbiano ottenuto quelle squadre dopo il suo addio, si vede che non sono andate bene. Forse la responsabilità non era la sua. Spesso si caccia il tecnico solo perché è l’anello debole».
Juric e Pioli, per la rivista inglese FourFourTwo, sono tra i cinquanta migliori allenatori del mondo.
«Premesso che mi piacerebbe capire il criterio con cui sono stilate certe graduatorie, perché magari tanti colleghi bravi non sono messi nelle condizioni di poter lavorare con calciatori di un certo livello e quindi non rientrano in certe dinamiche, sicuramente sia Juric sia Pioli meritano molti elogi. Entrambi esprimono la propria competenza con le proprie convinzioni e attraverso quello che il calcio propone».
Pioli è molto bravo a “inventarsi” nuovi ruoli. Kalulu da terzino a centrale. Diaz ala destra, Leao da prima punta ad esterno d’attacco.
«La dimostrazione di come attraverso le proprie idee di calcio è riuscito a proporre soluzioni diverse. Avrebbe potuto non conquistare il Tricolore, ma secondo il mio pensiero avrebbe comunque vinto, perché aveva proposto qualcosa di innovativo e positivo. La mossa di Leao è stata determinante anche per la valorizzazione dello stesso calciatore. Dall’alto rendimento del portoghese, alla grande considerazione nel mercato internazionale. È un valore che nessuno può disconoscere, che va riconosciuto a Pioli, un allenatore determinante che ha fatto il bene della sua società».
Pioli ha spostato Pobega da trequartista. Tommaso, che lei ha allenato a Terni, ha speso nell’esclusiva rilasciata a Tuttosport ieri, parole al miele.
«Ho dei bellissimi ricordi di lui. È sempre stato un calciatore dalle grandi potenzialità e mi fa piacere che abbia parlato bene di me. È uno di quei ragazzi che abbina il talento a desiderio, ambizione, applicazione e voglia di imparare. Non mi sorprende che ora sia al Milan. Merita questo palcoscenico. Con le sue caratteristiche e l’interpretazione corretta può fare tutto, sta a Pioli, che lo vede tutti i giorni, decidere dove schierarlo».
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L’anno scorso Juric incartò un po’ il gioco del Milan. Pensa che la trama si possa ripetere anche in questa stagione? E che quindi Pioli cambi qualcosa dato che la sua è una squadra camaleontica?
«Credo che entrambi prediligano il far esprimere al loro team le proprie competenze e conoscenze. Poi nell’arco della partita, a seconda delle esigenze, tutto può essere modificato a gara in corso. Juric e Pioli non giocano tanto sull’avversario, ma vogliono far emergere l’identità della propria squadra, oltre ovviamente alle qualità dei propri calciatori».
Che tipo di partita si aspetta?
«Una bella gara. Il Milan ha i favori del pronostico, ma le partite vanno giocate. E come sempre dalle squadre allenate da Juric ci si può aspettare qualcosa».
Dove può arrivare il Torino quest’anno?
«I granata hanno vissuto un inizio travagliato. La squadra si è completata in ritardo e qualcosina a Juric forse poteva essere ancora dato. Ma la qualità del gioco della squadra è di alto livello. Se lasciano lavorare il tecnico e lo aiutano con calciatori di spessore nei ruoli da lui indicati, il Torino ha prospettive future davvero importanti».
E il Milan invece?
«Lo stesso discorso espresso per il Torino può essere esteso anche ai rossoneri, seppur con obiettivi diversi. Maldini e Massara stanno mantenendo in ordine i conti della società, assicurando che il club possa rimanere sui livelli che gli competono. Un lavoro positivo e importante, di cui si vedono i frutti, al quale bisogna solo fare i complimenti».
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