Tonali – Tra Milan, famiglia e Nazionale, Sandro Tonali si racconta alla Gazzetta dello Sport in un’intervista di Marco Fallisi.
Inizia la sua seconda stagione al Milan. Che cosa è cambiato?
Molto semplicemente, sono cresciuto di un anno. Dentro e fuori dal campo, aspetto fondamentale. Ripartiamo con il vantaggio di conoscerci, noi giocatori e l’allenatore. Quello che non cambia sono gli obiettivi: puntiamo sempre in alto.
Come giudica la scorsa stagione? Avrebbe potuto fare meglio?
Sicuramente. Non è stata la mia migliore annata, anche perché è stata particolare, complicata: il Covid mi ha fermato quasi subito, ci ho messo un po’ a carburare. Quest’anno sarà un’altra storia, anche se so di dover migliorare: non ci sono punti di arrivo, si cresce sempre.
Come ha vissuto le critiche?
Quando non gioco o non mi alleno, leggo, guardo un film. Non è facile rimanere impermeabili ma io ci provo, sia con le critiche che con gli elogi. Ci saranno sempre le persone a cui non piaccio, ed è giusto così, non si può piacere a tutti.
Non capita tutti i giorni di ridursi lo stipendio, lei lo ha fatto. Perché?
Perché la voglia di restare al Milan veniva prima di tutto. I termini di riscatto dal Brescia erano scaduti e si ricominciava da zero: per me era importante fare un passo verso il Milan. C’erano altri club, anche con ingaggi più alti da offrire, ma io sono felice qui.
Pensa che il suo gesto possa essere un segnale per un calcio economicamente più sostenibile?
Ogni giocatore ragiona in maniera diversa. C’è chi pensa alla carriera e all’ambizione, chi ai soldi. Io credo che stare bene in una squadra sia imprescindibile. Al Milan posso centrare tutti i miei obiettivi, posso avere tutto nel club in cui sono felice.
Che rapporto ha con Pioli?
Molto bello, è come un padre. Siamo giovani, lui sa quali corde toccare, ci conosce a fondo. Lavoriamo molto di reparto, analizziamo le partite giocate e prepariamo le successive: siamo davvero uniti.
A proposito di papà, lei ha definito così anche Ibrahimovic e Kjaer. Chi è più “padre” dei due?
Sono due persone diverse, ma entrambi danno tantissimo alla squadra. Giocare con Ibra ti dà stimoli inspiegabili, Zlatan ti carica anche se non gioca. Lo fa anche ora che non si allena insieme a noi: è sempre molto presente. Sa che noi abbiamo bisogno di lui ma che anche lui ha bisogno di noi, siamo quasi una cosa sola. Kjaer parla e spiega molto in campo, è una sorta di secondo mister.
Italiano e tra i più giovani in rosa. Vantaggio o responsabilità?
Ci siamo sempre detti che le responsabilità le abbiamo tutti, giovani e meno giovani. Condividiamo tutto.
Che cosa ha imparato da Kessie e Bennacer?
Li ho studiati e mi hanno insegnato molto, anche in allenamento. Sono cresciuti tantissimo nel Milan, un modello per i compagni.
Si è subito abituato alla concorrenza interna, ma l’affollamento in mediana potrebbe aumentare: Pobega può restare e si parla di Bakayoko. Pronto a sgomitare ancora di più?
Avere tanti ottimi compagni non deve creare competizione ma offrire input a dare tutto e migliorare. L’asticella va tenuta alta, fa bene a tutta la squadra.
Pioli gioca con il 4-2-3-1, ma se dovesse passare ad un centrocampo a tre Tonali si vedrebbe più da play basso o mezzala?
Sono passati un paio di anni dall’ultima volta in cui ho giocato davanti alla difesa in una mediana a tre, ma penso che sia io che i miei compagni possiamo muoverci in tutte le posizioni. Il bello del nostro centrocampo è questo: non ci sono ruoli definiti a priori: tutti possono girare.
Giroud ha subito parlato di scudetto, Tomori pure, Ibra sappiamo come la pensa… Lotterete per il primo posto?
Sì. Lottiamo tutti insieme, per lo stesso obiettivo. Il pensiero della squadra è unico.
Per la Champions che traguardo vi siete dati?
Vogliamo fare strada il più possibile. Torniamo dopo tanti anni di assenza e sappiamo che non sarà facile, ma siamo il Milan. L’Europa è casa nostra.
Se chiude gli occhi, quale grande centrocampista immagina di sfidare?
Modric, l’ho sempre ammirato. Giocarci contro sarebbe un piacere.
Quanto conta vedere ogni giorno Maldini a Milanello?
Paolo è una colonna, specialmente in questo momento: siamo giovani e allenarsi sotto i suoi occhi, parlare con lui, ti passa energie speciali. Quando ho firmato il nuovo contratto abbiamo fatto insieme un punto, su di me e sul Milan: l’annata passata, i cambiamenti, il futuro da costruire… E’ stato bello.
Le ha giocato in un San Siro gremito da avversario, presto potrebbe farlo da rossonero. Come se lo immagina?
Aspetto da due anni, San Siro pieno è il massimo, sarà emozionante. Spero possa succedere presto, e con più gente possibile, ovviamente nel rispetto delle norme di sicurezza.
A 19 anni era in Nazionale, ma ha guardato l’Europeo in tv. Ha sofferto?
Da compagno e da tifoso, ma è stato fantastico anche viverlo da casa. La vittoria mi ha reso orgoglioso come tutti gli italiani.
Quando Mancini la convocò per la prima volta, sua nonna Gina disse: “Ho pensato a mio marito, diceva che Sandro sarebbe diventato campione del mondo”. Tra un anno e mezzo c’è il Mondiale in Qatar: Tonali ci sarà?
La Nazionale è una conseguenza di quello che fai con il club. Parlerà il campo, vedremo. Io lavorerò duro per esserci.
Tra famiglia e amici, chi è il tifoso più scatenato di Sandro Tonali?
Bella lotta, anche perché sono quasi tutti milanisti… A casa c’è anche qualche “allenatore” che mi rimprovera: “Dovevi darla così… Hai sbagliato quel tiro…”.
Al Brescia aveva ottime medie come assistman da fermo. Ora che non c’è più Calhanoglu, è pronto a prendersi la responsabilità di battere i calci piazzati?
Senz’altro. Decideremo con l’allenatore e i compagni.
Con il Milan 37 partite senza segnare. Le è mancato il gol?
Non sono uno che segna spesso, ma è una casella da riempire. Il gol è sempre il gol, anche per un centrocampista che è contento se manda in porta un compagno.
Lei ha voluto il Milan, ma anche il Milan ha creduto in Tonali. Cosa sente di promettere al club e ai tifosi?
Anzitutto ringrazio la società, perché ha scommesso su di me due volte. Non mi piacciono i proclami, ma posso assicurare che farò di tutto per dimostrare di essere da Milan.
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