Il 22 gennaio scorso Oluwafikayomi Oluwadamilola Tomori, meglio conosciuto come Fikayo Tomori venne annunciato come nuovo giocatore del Milan. Quattro giorni più tardi faceva il suo debutto in rossonero, subentrando a Kjaer nel derby di Coppa Italia e giocando un’ottima partita. In molti probabilmente non si aspettavano di trovare un difensore così pronto, dato che arrivava anche da mesi di panchina al Chelsea, dove aveva collezionato appena 234 minuti nella prima metà di stagione.

Di Fikayo ha sconvolto la maturità e la sicurezza con cui si è catapultato al centro della difesa rossonera, nonostante i 23 anni e le sole 17 presenze in Premier alle spalle. Il centrale inglese, nato in Canada da genitori nigeriani, ha sempre approcciato in questo modo il calcio, come ci ha raccontato Ruben Sammut, amico ed ex compagno con cui ha completato tutto il percorso delle giovanili al Chelsea: “È sempre stato molto professionale, concentrato ma allo stesso tempo senza prendersi troppo sul serio. Giocava per divertirsi e con fiducia nei propri mezzi, credo sia per questo che sta facendo così bene ai massimi livelli”.
Ruben non è arrivato ad esordire con il Chelsea, adesso gioca nella sesta serie con il Dulwich Hamlet, ma Fikayo ha coronato anche il suo sogno: “Abbiamo iniziato il nostro percorso nelle giovanili a 7 anni. Da piccoli vivevamo molto vicini nel Kent e andavamo insieme agli allenamenti, a volte ci accompagnava mio padre”.
Quando hanno raggiunto insieme l’Under 18 il livello si è alzato, in quel momento si è visto il salto di qualità del numero 23 rossonero: “Eccelleva ogni volta di più e gli occhi su di lui erano sempre tanti, anche dall’estero. Appena fu chiamato per giocare contro il Leicester in prima squadra ho pensato che avrebbe fatto strada. Aveva gli attributi tecnici e fisici per diventare un difensore di livello”.
E fuori dal campo? “Fikayo è sempre stato molto accademico e intelligente. È focalizzato al massimo sui suoi obiettivi rimanendo umile, tenendosi lontano dai riflettori e dalle distrazioni. Nonostante questo, però, nello spogliatoio riusciva ad essere protagonista, prendendosi la scena, girava attorno a lui tutto il divertimento, è proprio un personaggio. Lui e Abraham dirigevano l’orchestra”.
Ripensando a quegli anni, sono tanti i ricordi che riaffiorano nella mente di Ruben: “I più belli riguardano i successi come la vittoria della FA Youth Cup e della Youth League, ma anche quando andavamo in trasferta e ci divertivamo in hotel facendo casino e pianificando scherzi per i nostri compagni. Tantissimi i viaggi fatti insieme, eravamo talmente stanchi che dormivamo tutto il tempo in macchina”.
Adesso il presente non è più Blue ma rossonero, e i tifosi del Milan si augurano di vederlo con questi colori anche in futuro: “Sarà una grande decisione ma confido in Fikayo, farà la scelta giusta. Credo che con le sue abilità e il modo in cui sta giocando potrà diventare una soluzione a lungo termine per il club. Il Milan ha un grande giocatore tra le mani”.
Quali possono essere, quindi, gli ostacoli nel rivedere Fikayo Tomori a Milanello anche per la prossima stagione?
Liam Twomey, giornalista che segue il Chelsea per The Athletic, ci ha illustrato la situazione completa: “Dobbiamo ancora capire se il Milan potrà permettersi di comprarlo. Se sì, la decisione spetterà a lui, il Chelsea non può fermare la trattativa, ma possono spingerlo a rimanere, promettendogli più spazio. Niente è ancora certo”.
Tanti sono stati i prestiti che hanno caratterizzato fino ad ora la carriera del difensore rossonero ma “Quello al Milan è molto diverso da quello al Derby County – ha ribadito Twomey – Tomori era ancora acerbo e il Chelsea voleva che giocasse costantemente ad un livello semi alto, con un allenatore come Lampard. Il prestito fu un successo per la squadra e per il difensore: fu votato giocatore dell’anno, finendo addirittura davanti a Mason Mount e l’ex Blues lo portò con se al Chelsea dandogli molte chance. Iniziò molto bene la prima parte della stagione 2019-2020 con il compagno di reparto Zouma, formando un’ottima coppia difensiva. Non durò però troppo a lungo”.
Ma c’è anche il lato umano e familiare che potrebbe incidere su questo eventuale trasferimento definitivo: “Ha molti amici stretti qua ed è la sua prima esperienza all’estero – ci ha detto Ruben Sammut – ma questi mesi, in cui gioca con e contro i migliori, sono impagabili. Potrebbe sfruttarli per migliorare e diventare un giocatore importante per il suo club d’infanzia”.
Anche lo stesso Fikayo ha confermato in un’intervista di qualche settimana fa a Gazzetta la nostalgia dell’Inghilterra ma ha anche mostrato grande entusiasmo per i mesi in Italia: “I miei genitori sono in Inghilterra, mi mancano, come mi mancano i miei amici, ma credo sia una cosa normale e a Milano sto benissimo. Mi piace l’Italia e il tempo rispetto all’Inghilterra è migliore, la gente è serena e tranquilla. Rilassarsi, bere una tazza di caffè, a Londra sono sempre tutti di corsa, qui le persone sono gentili e amichevoli, sanno godersi la vita”.
Al di là di quello che succederà però, una cosa è certa: l’allontanamento di Tomori dai Blues sta facendo discutere, addetti ai lavori e tifosi.
Twomey infatti ci ha rivelato che molti supporters del Chelsea guardano le prestazioni di Tomori al Milan con tanto orgoglio ma anche frustrazione, molti hanno l’impressione che avrebbe trovato spazio nella nuova difesa a tre.
“Quando a gennaio è partito per Milano le reazioni erano miste, tanti non vedevano in lui il futuro della difesa del Chelsea, ma altri invece che credevano in lui, ci sono rimasti molto male e adesso sono addirittura preoccupati che il Milan lo riscatti”.
I tifosi dei Blues non sbagliano ad essere preoccupati perché l’intenzione del Milan è proprio quella di riscattare Fikayo, proprio Stefano Pioli qualche giorno fa ha ribadito l’importanza del difensore: “La volontà mia e dell’area tecnica è chiara, per come è entrato in squadra ci sta dando tante soddisfazioni, per le caratteristiche di velocità e uscita che ha. La nostra volontà è quella di confermarlo, poi ci sono i termini economici ma tecnicamente non si discute”.
Beatrice Sarti e Tommaso Cherubini
photocredits
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