il 23/03/2020 alle 16:58

Stefano Eranio a Radio Rossonera: “Non assegnerei lo scudetto. Al Milan serve continuità. Boban doveva aspettare, ma Gazidis…”

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STEFANO ERANIO A RADIO ROSSONERA – La nostra redazione ha contattato telefonicamente l’ex centrocampista del Milan, Stefano Eranio e abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con lui su diverse tematiche d’attualità.

Qui di seguito l’intervista completa:

Calcio – Coronavirus: quali saranno le ripercussioni?

“Il Coronavirus è un problema arrivato in maniera inaspettata, è una situazione di emergenza che non ricordo di aver visto prima, quindi attualmente si sta navigando a vista. Si stanno dando delle date ma per ora ovviamente non c’è nulla di certo. Quello che mi auguro è prima di tutto vincere questa battaglia, poi che si possa terminare nel miglior modo possibile le competizioni anche se non si può dire che quest’annata non sia falsata. Diventa difficile capire come gli stessi atleti possano riprendere dopo un momento così scioccante per tutto il paese”.

Il mondo del calcio poteva gestire meglio l’organizzazione nella fase iniziale di questa situazione?

“È difficile dare delle colpe. Già a livello medico le informazioni erano diverse all’inizio, si diceva fosse poco più di un’influenza e quando arrivano notizie del genere la vita poi continua in maniera normale. Il problema era in Cina, a tanti km da noi, nessuno pensava si arrivasse a una situazione del genere. Parlare da fuori è molto più semplice ma prendere delle decisioni senza sapere di cosa stai parlando non lo era. L’importante in questo momento è essere uniti e gestirla nel miglior modo possibile, anche se siamo di fronte a qualcosa che ci farà navigare nel dubbio finché non uscirà un vaccino e sarà debellato del tutto”.

La Uefa ha provato a stabilire il 24-27 giugno le finali delle coppe europee, per lei è uno scenario credibile razionalmente visto che il virus sta avendo tempistiche diverse nei vari paesi?

“Stanno cercando di dare certezze perchè è giusto provare, nel caso dovesse risolversi tutto. Ci sono di mezzo tante società dove bisogna curare bilanci, ma non solo nel calcio. Il calcio è importante per gli introiti che muove, è giusto salvaguardarlo ma la salute deve essere messa davanti a tutto. Nei momenti di difficoltà questo paese ha sempre dimostrato di sapere emergere, l’Italia ha tutto per farlo”.

Stefano Eranio tradizionalista o progressista: favorevole eventualmente a final four Champions e playoff Scudetto?

“Cercherei di far giocare il più possibile anche se non è una cosa normale, perchè bisognerebbe cercare di incrociare il tutto per le squadre che sono coinvolte nelle competizioni europee perciò sarà difficile. Piuttosto che fare qualcosa di così diverso però cercherei di finirla qua: lo scudetto non lo assegnerei a nessuno, le prime 4 le manderei in Champions League, le successive, come al solito, in Europa League, poi farei salire dalla B le prime due qualificate per la Serie A, senza nessuna retrocessione. Il successivo campionato quindi sarebbe a 22 squadre per poi l’anno dopo farne retrocedere di più, in modo da rendere giustizia a quelle squadre che comunque avevano fatto una buona stagione fino ad ora”.

Il Milan per tornare grande necessita assolutamente di un contatto diretto col passato glorioso o di una strategia totalmente opposta e priva di radici?

“È sempre bello vedere qualcuno che per anni ha vestito la maglia del Milan ai vertici di una società così storica, Maldini così come Baresi sono icone. Bisogna però pianificare cosa si vuole fare. Ovvio che si vorrebbe vincere tutto con pochi soldi ma il Milan storicamente ha vinto quando Silvio Berlusconi ha deciso di investire tanto. Poi l’Atalanta ci insegna che si possono anche fare grandi cose non spendendo tanto, però si contano sulle dita di una mano le società di questo tipo.

Innanzitutto bisogna essere coesi e avere delle idee chiare ma anche se sono sei anni che si dicono queste cose non si sta dando continuità. Le cose diventano grandi quando pezzo per pezzo, anno per anno, costruisci un qualcosa, anche perché creare un qualcosa già è difficile dato che il calcio non è una cosa scientifica, spesso infatti pur prendendo grandi giocatori e spendendo tanto non è detto che i risultati arrivino.

Noi parliamo da fuori e non sappiamo, ma penso che Boban e Maldini stavano lavorando in una certa maniera, con delle problematiche certo, perchè non ci si improvvisa dirigenti, però stavano crescendo. Se poi si cerca di rovinare questo cambiando di nuovo tutto è ovvio che si riparta da zero e così per me non raggiungi nulla a meno che non arrivi un colpo di fortuna, ma io sono più per il miglioramento tassello dopo tassello. Tutti vorrebbero una grande squadra ricca di giovani ed è giusto partire da loro, farli giocare ma con soli giovani diventa difficile intraprendere un percorso quindi ci vuole un giusto mix di esperienza e gioventù capace”.

Lei che ha conosciuto Boban è rimasto sorpreso da quell’intervista o se lo aspettava?

“Sono arrivato al Milan insieme a Zvone, sono stati 5 anni bellissimi, lui è molto intelligente e ha grande personalità. Forse anche la poca esperienza sua da dirigente ha fatto si che potesse uscire così allo scoperto dicendo quelle cose che purtroppo, a tanti, anche se vere, hanno fatto male. Però quando occupi quelle posizioni se non c’è unità di intenti diventa dura. 

Gazidis non lo conosco, è stato chiamato per cercare di monetizzare e portare sponsor, ma purtroppo in questo momento di difficoltà è difficile anche il suo lavoro se i risultati sportivi non sono quelli adeguati. Allo stesso tempo però non si può a metà anno fare uscire certe voci, ma come ho detto, bisogna essere dentro per capire le cose, non so se erano stati avvertiti dello sfogo di Boban, ma magari si sono sentiti un po’ pugnalati alle spalle. Lo sfogo poteva anche essere giusto ma per il bene comune, se rivesti quel ruolo, devi cercare di tutelare la società fino in fondo, fino a che ti senti parte del progetto. Zvone avrebbe avuto modo di sfogare la sua rabbia dopo, forse non era il momento adatto.

Nella stessa posizione, data anche la mia di inesperienza, magari sarei esploso pure io, perchè mi sarei sentito tradito, un conto è se te lo dice la persona un conto sono le voci di corridoio che danno fastidio. Alla fine comunque sono sempre i risultati che decidono la tua posizione, da dirigente sei tu che devi far andare l’azienda, perciò certe situazioni le devi gestire diversamente, invece da calciatore la situazione è tua personale”.

Le piacerebbe tornare a lavorare al Milan? Se si in quale ruolo?

“Io sono un uomo da campo, da lì posso rendermi utile visto quello che è stato il mio percorso da giocatore e allenatore professionista, potrei dare una grande mano a livello tecnico tattico. La famiglia Milan ha sempre avuto direttive precise sull’uomo e sulla qualità, io ho avuto la fortuna di farne parte perciò mi auguro che un giorno possa tornare tutto ciò”.

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