MILAN, KJAER – Oggi, nel 2020, arrivò la notizia dell’accordo raggiunto fra Milan, Atalanta e Siviglia per le nozze fra il capitano della Danimarca ed il club di via Aldo Rossi, che sarebbero poi avvenute una manciata di ore dopo, ufficialmente il 13 gennaio. Un matrimonio che ha portato sicurezza, record e la licenza di sognare.

Inverno, Gennaio.
12 mesi fa AC Milan raggiunge l’accordo per acquisire in prestito con diritto di riscatto il calciatore dal Siviglia.
La situazione difensiva dei rossoneri appariva deficitaria in quell’avvio di stagione e serviva un leader difensivo.
Arriva Simon Thorup Kjaer, volto conosciuto nel campionato italiano che nei mesi precedenti aveva militato all’Atalanta, ritagliandosi poco spazio.
Lo scetticismo era diffuso fra i tifosi per il capitano della Nazionale danese, che avrebbero gradito un profilo più blasonato per guidare la difesa della squadra di Pioli.
12 mesi dopo stiamo celebrando un leader, un ragazzo alto circa 190cm che pare un colosso per carisma, tempismo, cattiveria agonistica, intelligenza tattica, personalità, tecnica e capacità di essere indispensabile.
“La mia storia parla chiaro, io sono uno che ha bisogno di fiducia: quando gli allenatori mi danno continuità li ripago sempre”, questo il mantra di Simon, ripetuto in più dichiarazioni e interviste.
Il numero 24 si è preso il Diavolo ed il cuore dei suoi tifosi fin dal momento in cui ha siglato quel patto.
Non lo ha fatto volontariamente, no.
Lo ha fatto dalla prima prestazione, perché si sa, per stipulare un patto col diavolo devi firmare col sangue.
L’indole dell’uomo è ciò che muove l’empatia nell’anima delle persone che ti vedono.
La situazione socio-sanitaria che stiamo affrontando ha portato alla chiusura degli stadi e questo permette agli addetti ai lavori che sono presenti in tribuna stampa di poter captare alcuni dialoghi sul campo da gioco.
Kjaer è carisma allo stato puro.
Comanda la difesa, redarguisce il compagno per l’errore, richiama duramente all’attenzione e alla posizione, spiega dove il compagno sta sbagliando, incoraggia i ragazzi individualmente quando lo ritiene opportuno.
Nella partita di ieri, ad esempio, Theo è uscito distrattamente su una palla lunga e non è rientrato immediatamente, facendo finta di nulla.
L’ex Fener lo ha richiamato, gli ha spiegato cosa fare in maniera rude ma efficace: l’azione dopo Theo ha recuperato palla posizionandosi nel modo indicato dal danese, che è stato il primo a fargli i complimenti.
Così per tutta la partita con tutti i compagni, da Alessio a Davide, fino a Gigio e Sandro, passando anche per Franck e Rafael Leao.
Simon è dominante verbalmente, fisicamente, tatticamente e tecnicamente. In questo momento è il miglior centrale di difesa del campionato italiano per rendimento.
Arriva con la testa sulle situazioni per arrivare prima.
“Secondo me possiamo mantenere questo livello, mantenendo il nostro atteggiamento continueremo a crescere, sono convinto di questo. Nel calcio tutto può succedere ma nessuno può mettere in dubbio che a Milanello crediamo in noi”.
Queste le parole del biondo di Horsens dopo la vittoria contro il Torino. Parole di un condottiero, un uomo che ha piena fiducia nei propri compagni di battaglia, oltre che nei propri mezzi.
Sì, perché quell’intervento di memoria nestiana del primo tempo su Simone Verdi è una scivolata d’altri tempi.
Si dice che la scivolata sia un gesto tecnico che nasce da un errore iniziale di posizionamento oppure un movimento errato di un compagno a cui si debba porre rimedio. Ebbene, ieri a San Siro, quando ha compiuto quel gesto tecnico, a nessuno credo sia importato davvero.
Ciò che conta è vedere un calciatore con quelle capacità e con quella personalità dominare sul rettangolo verde e fuori.
Eh si, perchè oltre ad avere annullato Belotti & Co a suon di anticipi ed un’intelligenza tattica mostruosa, ha dimostrato di essere importante anche negli allenamenti e in panchina, con la trasferta di Benevento che ha regalato alla sua uscita un professore, propenso a dare indicazioni ai compagni rimasti in campo con una personalità seconda a pochissimi.
Ieri Milan – Torino lo ha visto in un dominio totale sul numero 9 granata e in una estirada monumentale per negare la conclusione al numero 24 ex Milan nel primo tempo.
La cosa impressionante è che una frazione di secondo dopo aver fatto quelle giocate, il numero 24 stava già dando indicazioni agli altri dieci in campo della sua squadra.
39 match disputati.
Essere allo stadio e potersi godere un calciatore simile è un privilegio che purtroppo troppe poche persone stanno avendo a causa della situazione che stiamo attraversando.
Se dovesse essere assegnato in questo momento il titolo di miglior difensore del campionato, non ci sarebbero dubbi a concedere all’unanimità quel riconoscimento al 31enne danese.
Non vi tedierò con dati e statistiche su Kjaer questa volta, l’ho già fatto con il focus del 25 novembre con cui l’ho analizzato dal punto di vista tecnico, tattico e psicologico attraverso i numeri (per consultarlo cliccate qui http://radiorossonera.it/focus/6074/simon-thorup-kjaer/ ), ma ripeto come alcuni di questi avvalorino la tesi secondo cui sia un calciatore di immensa personalità.
Interpellando alcuni difensori di esperienza e citandogli alcuni dati del Thor rossonero, tra cui quello della progressive distance, ossia il numero di metri percorsi palla al piede in proiezione offensiva, mi è stato più volte confermato come un difensore che si comporta in questo modo, con quei numeri anche dal punto di vista difensivo, è indubbiamente un soggetto dalla spiccata personalità e dal peso carismatico rilevante.
Il fatto che il suo ritorno sia coinciso con la realizzazione di due clean sheets in tre partite nel 2021 è sintomo dell’impatto fornito sia dal punto di vista delle qualità individuali, indiscutibili per intelligenza nell’anticipo delle letture difensive e nelle capacità tecniche, ma soprattutto dal punto di vista collettivo, in quanto leader della linea difensiva rossonera ed insostituibile prolungamento del tecnico sul terreno di gioco.
12 mesi, 365 giorni, 39 partite.
Dichiarazioni sempre corrette davanti ai microfoni e mentalità in campo.
Il valore di Simon Kjaer è andato ben oltre ai due spiccioli per cui è stato pagato.
Ci sono uomini che trovano la propria dimensione solo in contesti di grande spessore, altri che la trovano dove le responsabilità sono inferiori.
Lui ha trovato la sua casa ed il suo terreno fertile a Milanello, dove gli sono state date le chiavi del cuore dei supporters e il comando della guardia difensiva. La responsabilità lo nutre, la qualità dell’avversario lo esalta.
Una virtù dei grandi, una virtù dei milanisti.
Perché Simon Thorup Kjaer incarna lo spirito rossonero fin da quando ha stipulato quel patto, il patto col Diavolo del 13 gennaio 2020.
Photo Credits: AcMilan.com