Milan – Il ritorno in gruppo del capitano e la positività di Matteo Gabbia lasciano presumere che, con ogni probabilità, il 17 ottobre si riformerà la coppia di centrali che tanto bene ha fatto dall’arrivo del danese.
Il 13 indossa la fascia del diavolo, il 24 quella della propria nazionale.
Riusciranno a guidare il Milan alla vittoria del derby di campionato?
31 gennaio 2016.
Alex, Bacca, Niang. Miha esulta e batte il “maestro” Mancini.
Tripudio rossonero, sembra il preludio al ritorno in Europa, la finale di Coppa Italia è inoltre a portata di mano.
Poi il cataclisma: l’esonero insensato del tecnico serbo, il crollo con Brocchi, il sesto posto in fumo ed una finale del trofeo nazionale che vede il Milan sconfitto da una rete di Alvaro Morata nei supplementari.
Da quel momento, in Serie A, la stracittadina non ha più visto i Casciavìt uscire vincitori dal match più atteso dai tifosi meneghini.
Quasi cinque anni dopo, San Siro aspetta ancora di essere nuovamente posseduto dal Diavolo: errori difensivi, occasioni sprecate sotto porta ed episodi discussi hanno sempre portato al medesimo esito: l’Inter imbattuta da quell’inverno.
L’ultima volta, a febbraio, il colore rossonero sembrava poter realmente riconquistare Milano: ma il secondo tempo nerazzurro ha riportato violentemente Zlatan e compagni alla dura realtà, una realtà ormai consuetudinaria.
Simon Kjaer fu protagonista negativo dell’iconica rete del 4 a 2 di Romelu Lukaku, che lo sovrastò nei minuti finali, sigillando la rimonta degli uomini di Conte.
Da quel momento, qualcosa è scattato definitivamente nella mente dell’ex Atalanta, facendo crescere di livello le prestazioni proprie e dei compagni di squadra di reparto. Da quel momento, con il danese in campo, la squadra di Pioli ha ottenuto un numero di sconfitte pari a 0: 20 partite, di cui 15 vittorie e 5 pareggi.
15 reti subite, 8 senza Alessio Romagnoli.
Proprio il numero 13 non forma la coppia difensiva titolare con il capitano della nazionale con capitale Copenaghen dal primo tempo del match contro il Sassuolo, ricordato per la doppietta di Zlatan Ibrahimovic e l’annuncio della permanenza del mister emiliano sulla panchina rossonera.
Senza di lui 9 partite, di cui 8 vittorie ed un pareggio.
Numeri che sembrerebbero confortanti, dati che sembrerebbero far pensare al fatto che senza il numero 13, tutto sommato, sia possibile stare.
Il campo da gioco invece dice altro: dice cioè che Matteo Gabbia è in crescita, certamente, ma che non è ancora pronto per fare il difensore centrale a tempo pieno dell’AC Milan. Bravo ad impostare, incerto negli uno contro uno e nel posizionamento verso avversario e palla in alcune situazioni d’area, il nazionale under21 ha mostrato di poter essere utilizzato contro squadre di medio livello, ma non senza qualche titubanza fortunatamente non punita dai risultati.
Romagnoli ha mostrato di saper indossare la fascia rossonera ma di non essere ancora un completo leader difensivo, accrescendo notevolmente il livello delle proprie prestazioni dall’arrivo del numero 24.
La positività al COVID-19 di Matteo e l’assenza di alternative rendono certa la riproposizione del nazionale italiano nel centro-sinistra dello scacchiere difensivo milanista in vista del derby.
Destro e mancino.
Comandante e capitano.
Condottieri all’unisono alla ricerca della V.
V per vittoria, in nome di un trionfo che manca da troppo tempo nella sfida per la supremazia cittadina.
V for Vendetta, come nell’omonimo film.
Eh sì, perché non solo Kjaer non ha brillato in Inter-Milan, ma anche Alessio si è reso protagonista di episodi sfortunati negli ultimi anni di stracittadina, soprattutto contro un avversario ostico come Mauro Icardi, ma anche all’andata dello scorso anno in occasione del secondo goal.
E così, come fatto dal misterioso V durante la gloriosa pellicola cinematografica, anche loro hanno iniziato a costruire pezzo dopo pezzo il proprio miglioramento, la propria certezza, la propria rivincita: Alessio, come il protagonista dell’opera di McTeigue, sa come un derby possa proiettarti nella storia sia come eroe che come sconfitto.
Un filo sottile, quasi impercettibile, a tratti beffardo. Un difensore che entra nella leggenda facendo l’attaccante.
Quasi una moda nelle partite fra rossoneri e nerazzurri.
V come Vidal, ossia uno dei pericoli principali per la difesa del Milan.
Guerriero di una dittatura ormai consolidata da più di un lustro.
Inserimenti diversi, soluzioni da fuori area, una marcatura diversa e più imprevedibile rispetto a quella degli attaccanti: Vecino (guarda te la coincidenza) ha spaccato due degli ultimi tre derby proprio così, agendo da incursore, da infiltrato negli schemi strategici di mire di riconquista mal calibrate.
Consci di tutto ciò, il duo dei capitani tenterà di guidare, insieme a Ibrahimović e co, la squadra alla conquista di San Siro.
E chissà che questa volta, per chiudere un cerchio aperto da Alex quel 31 gennaio 2016, non ci pensi proprio colui che deve costruire il piano dalle basi, Simon Kjaer, a far saltare il Parlamento nerazzurro.
Emanuele Frigerio