Tanti i ricordi di Silvio Berlusconi tra ieri e oggi condivisi con il pubblico per descrivere che tipo di persona fosse all’interno del Milan. Ci ha provato anche Paolo Scaroni, attuale Presidente rossonero, con un’intervista alla Gazzetta dello Sport.

Quella bottiglia gigante di Franciacorta, Paolo Scaroni la custodisce come una reliquia nel salotto di casa:
«Sull’etichetta c’è scritto “Congratulazioni, presidente Paolo Scaroni”. È il regalo di Silvio Berlusconi per lo scudetto vinto nel 2022».
L’ultimo ricordo risale a poche settimane fa:
«L’ho visto per l’ultima volta in una colazione ad Arcore il 26 maggio e Silvio è riuscito a lasciarmi a bocca aperta per l’ennesima volta: era appena tornato a casa dopo il lungo ricovero al San Raffaele ma si era già rimesso al lavoro, programmando il futuro su tutti i fronti. Da grande visionario qual era, guardava solo avanti senza mai voltarsi indietro».
Presidente Scaroni, lei e Berlusconi non avete condiviso solo il ruolo al timone del Milan: il vostro è un rapporto che arriva da lontano…
«Ho conosciuto Berlusconi all’Ambasciata italiana a Londra nel 2001, lui era stato appena nominato primo ministro per la seconda volta e io ai tempi lavoravo nel Regno Unito. Da allora la mia vita si è intrecciata moltissimo alla sua: fu Berlusconi a chiedermi di rientrare in Italia per diventare amministratore delegato di Enel e successivamente di Eni».
Poi è arrivato il Milan. Lei era nel consiglio di amministrazione del primo Milan post Berlusconi e, nell’estate del 2018, ne è diventato il presidente.
«E da quel momento i contatti tra noi si sono intensificati ulteriormente. Anche perché il suo amore per i colori rossoneri non si è mai spento. Lo ricordo a San Siro, guardavamo le partite insieme, uno accanto all’altro in tribuna. Quando ha acquistato il Monza, poi, si è dedicato con grande passione alla sua nuova creatura, senza tuttavia allontanarsi mai dal Milan: non si perdeva una partita in tv. È sempre rimasto vicino al nostro club».
Che cosa le disse quando diventò presidente del Milan?
«Da grande appassionato ed esperto di calcio, nei primi tempi mi sommergeva di consigli tecnici: “Paolo, il mio Milan ha sempre giocato all’attacco, con Sacchi abbiamo rivoluzionato il calcio e abbiamo vinto tutto in Europa e nel Mondo dando spettacolo. La squadra deve continuare a giocare così anche nei prossimi anni”. Io gli rispondevo: “Silvio, sai che non mi occupo di questi aspetti, devi parlare con l’allenatore…”. E lui lo faceva: conosceva tutti benissimo, li chiamava al telefono e chiacchierava con loro di tattica e sistemi di gioco».
Compreso Pioli?
«Certamente, anche perché lo stimava tantissimo. Di Pioli apprezzava le qualità da allenatore, ma anche la serietà, la professionalità e lo stile, perfetto per il Milan».
Berlusconi ha guidato il club per trentun anni, Scaroni a luglio festeggerà i cinque anni di presidenza. Che cosa mutuerebbe dal Berlusconi presidente rossonero?
«Mi piacerebbe avere il suo inesauribile entusiasmo e quella incredibile capacità di galvanizzare tutti, dai giocatori e i tecnici fino ai magazzinieri. Berlusconi è stato prima di tutto un grandissimo motivatore: riusciva a cogliere l’animo e le aspirazioni delle persone e sapeva sempre come accendere la scintilla. In fondo parte tutto da questo, e la sua storia lo dimostra: dal calcio alla politica, alla base dei suoi successi ci sono sempre stati il coinvolgimento e la passione che riusciva a trasmettere agli altri».
Scaroni, che eredità lascia Berlusconi?
«È stato un uomo che ha riscosso successo in tutti i settori. Nel mondo degli affari, perché è stato un visionario capace di rivoluzionare la televisione italiana e portarla in territori che ai tempi nessuno avrebbe potuto immaginare. Nello sport, perché il suo è stato il Milan più vincente di sempre. E in politica: piaccia o non piaccia, per oltre vent’anni Silvio Berlusconi ha giocato un ruolo chiave nella storia del nostro Paese. Era una persona buona e generosa, straordinariamente disponibile. È stato speciale, uomini così non ne nascono spesso, né in Italia né altrove».
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