il 24/03/2020 alle 10:59

Samu Castillejo, il cuore dietro l’apparenza: dalla Rosaleda sulla pelle alla grinta mai persa

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La storia di Samu Castillejo è una storia semplice, genuina, senza colpi di testa o troppe follie adolescenziali. Dietro al suo appariscente biondo platino e il suo abbigliamento tutto fuorché sobrio, si nasconde un ragazzo stranamente “normale”, si perché al giorno d’oggi è più strano essere normali che viceversa.

Ma torniamo alle origini …

Samuel Castillejo Azuaga nasce a Málaga, in Andalusia, il 18 gennaio 1995. Ha solo 9 anni quando muove i suoi primi passi nel mondo del calcio, l’Explanada FS infatti è la prima squadra in cui Samu inizia a capire cosa sia lo sport che caratterizzerà la sua vita.

Dopo 2 anni, nel 2006 arriva il suo primo trasferimento e continua la sua avventura nell’UD Mortadelo, club che gli permetterà di fare il suo primo vero salto. È qui infatti che verrà notato dagli osservatori del Málaga, soprannominati i “Boquerones” (le acciughe), che non persero tempo e già nel 2007 fecero vestire a un Castillejo di soli 12 anni la maglia biancazzurra. Dopo aver mostrato le sue qualità nel vivaio della società andalusa per ben 3 campionati, a soli 16 anni debutta nell’Atlético Malagueño, la seconda squadra del Málaga che gioca in Serie C.

Nella stagione 2013/14, gioca insieme a Cristian Tissone, ex centrocampista argentino dell’Atalanta, che ci ha raccontato qualche aneddoto sull’attaccante spagnolo:

“Sono stato subito sorpreso dalla sua qualità perché era uno dei più giovani di quella squadra pur avendo già un anno di esperienza in quella categoria. Parlando con i miei compagni dell’epoca mi dissero che lui qualche anno prima era già stato convocato dalla Nazionale spagnola Under 15 ed eravamo certi che in poco tempo sarebbe arrivato in prima squadra. Così è stato, l’inizio e il finale di stagione furono impressionanti, tanti gol e assist, fu decisivo per noi tanto che poi fece il ritiro precampionato con la prima squadra restandoci già nella stagione successiva”.

Proprio in quel ritiro, insieme a Samu, c’è anche Fernando Tissone, ex centrocampista di Udinese, Atalanta e Sampdoria e fratello di Cristian.

In quel periodo, quando disputammo la tournée in Australia si erano aggregati 8/9 giocatori delle giovanili e uno di loro era proprio Samu, fece molto bene e vinse il premio come miglior giocatore in uno dei tornei che disputammo. Da quel momento diventò un giocatore davvero importante per il Málaga, riuscì a prendersi il suo spazio all’interno della squadra fino a diventarne un titolare fisso”.

Ma dietro al salto di un giocatore in ascesa c’è sempre un allenatore che riveste un ruolo decisivo, e in questa storia, possiamo attribuirlo a Javi Gracia.

L’allenatore che ha saputo capire meglio Samu è stato Javi Gracia – ha rivelato ai nostri microfoni Dani Marín, giornalista spagnolo che l’ha seguito al Málaga e al Villarreal – innanzitutto perché è stato lui a dargli la possibilità di mostrarsi e da lì a un anno grazie a questa chance è esploso. Ha iniziato a pensare più velocemente ed è anche migliorato molto tatticamente, adattandosi molto bene alle richieste, soprattutto all’equilibrio che sempre chiedeva Gracia”.

Samu Castillejo fa il suo debutto in Liga, proprio grazie all’allenatore spagnolo, il 29 agosto 2014, subentrando al posto di Juanmi nel match perso 3-0 contro il Valencia. Da lì colleziona 14 presenze e 8 risultati utili consecutivi.

Ma in quale ruolo giocava lo spagnolo all’inizio della sua carriera? Successivamente è cambiato qualcosa?

All’Atlético Malagueño giocavamo con il 4-2-3-1 o con il 4-4-2 e lui faceva l’esterno offensivo sia a destra che a sinistra – precisa Cristian Tissonementre al Málaga giocava più spesso sulla fascia sinistra rispetto alla destra perché il loro modo di giocare prediligeva più il piede naturale che quello invertito”.

Al Villarreal giocava sia nel 4-4-2 che nel 4-2-3-1 – ci spiega invece Dani Marínin quest’ultima posizione non doveva scendere troppo a difendere e aveva più libertà anche perché il suo punto forte è l’uno contro uno che lo porta poi al tiro. Al Málaga giocava nel 4-4-2 ma penso che il migliore rendimento di Samu l’abbiamo visto durante il suo ultimo anno al Villarreal, stagione che gli ha permesso di essere poi notato dal Milan”.

Nel racconto di questa storia non eravamo ancora arrivati a parlare del Villarreal, squadra e società che ha contribuito a lanciare ancora di più Castillejo nel calcio europeo.

Lo spagnolo approda al cosiddetto sottomarino giallo (Submarino Amarillo) nell’estate del 2015 per 8 milioni di euro, controvoglia sì, infatti Málaga gli è sempre rimasta nel cuore – ci precisa sempre Marín – tanto da tatuarsi La Rosaleda (lo stadio dei biancazzurri) sulla pelle.

Nonostante ciò Samu non si perde d’animo e nella sua prima stagione tra Liga, Europa League e Coppa di Spagna gioca 45 partite, realizzando 2 gol. Durante il suo secondo anno cresce ulteriormente, 44 gare e 3 reti, per poi terminare la sua ultima temporada, come la chiamano in Spagna, con 6 realizzazioni (suo record personale).

Altro trasferimento e questa volta anche altro paese, Castillejo infatti cambia persino campionato, è il Milan a cercarlo e la Serie A ad attenderlo. Diventa rossonero il 17 agosto 2018, il club di via Aldo Rossi lo acquista a titolo definitivo per 25 milioni di euro e la maglia sarà la numero 7, un numero pesante su dei colori altrettanto impegnativi.

Colori che lo spagnolo conosceva già e anche bene “Conservo ancora oggi una foto di quando avevo 12 anni, ero andato a visitare lo spogliatoio del Milan prima di una partita per poi andare in Duomo con la bandiera rossonera” sottolinea in un’intervista a DAZN”.

I giornali italiani lo accolgono chiamandolo Mister Dribbling e Paolo Maldini spende parole importanti per lui: “Castillejo, per la sua personalità, il suo tipo di gioco e le sue caratteristiche potrà essere una gran sorpresa”. Circa due settimane dopo debutta nel campionato italiano, il 31 agosto, festeggiando con un’importante vittoria dei rossoneri contro la Roma.

Ma la titolarità che si era conquistato in Liga a Milano lascia un po’ a desiderare, nella sua prima stagione infatti gioca 40 gare considerando tutte le competizioni, regalando 4 gol e 4 assist, ma sono ben 24 le volte in cui il numero 7 parte dalla panchina.

Questo però non ha mai spaventato Samu: “Quando è arrivato al Milan ci siamo sentiti e lui si è un po’ confidato su questo tema – racconta Tissone io gli ho semplicemente consigliato di continuare a lavorare come ha sempre fatto anche se non era facile perché arrivava dalle stagione con il Málaga e il Villarreal in cui giocava quasi sempre, ma lui ha lavorato più di prima e in tutte le partite in cui è subentrato, anche solo per pochi minuti, ha dato il massimo. Questa è una caratteristica che gli riconoscono tutti i tifosi milanisti e ora sta raccogliendo meritatamente i frutti del suo lavoro. Anche le critiche sul suo fisico, non le comprendo, per me non è affatto un problema anzi, spesso si fa l’errore di voler irrobustire un giocatore che di per sé è magro e può mantenere una certa freschezza. La cosa importante è saper reggere i 90 minuti ad un certo livello per tante partite consecutive”.

I frutti a cui si riferiscono i Tissone, arrivano proprio nella stagione 2019/20, anche se non inizia nel migliore dei modi, sia per Casti, tra incomprensioni tattiche e infortuni, sia per la squadra, che non riesce a trovare la quadra con Marco Giampaolo, arrivato dopo l’addio di Gennaro Gattuso.

La svolta per il numero 7 è tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, complice l’arrivo di Stefano Pioli e l’addio di Jesus Suso. Il 4-4-2 dell’allenatore emiliano vede Castillejo sul versante destro, dove oltre a dare il suo contributo al reparto offensivo, corre, rincorre e cerca sempre di rendersi utile anche a quello difensivo.

Di questo se ne accorge ben presto anche il suo allenatore, che in panchina non lo vuole proprio più vedere e dopo la vittoria di Cagliari non dimentica di riservargli parole importanti: “Castillejo è un giocatore che ha messo in campo le sue caratteristiche e questo è quello che devono fare i giocatori del Milan, ha grande dinamismo, profondità e ha fatto una partita adatta alle sue caratteristiche, quello di cui avevamo bisogno oggi”.

Nel calcio come nella vita ognuno ha le proprie esigenze, e se il Milan, come sottolinea spesso Pioli, necessita di giocatori che mettano in campo le proprie caratteristiche, il numero 7 aveva bisogno di un leader, carismatico e tecnico. Chi se non Zlatan Ibrahimovic? A guardarli sono gli opposti, tecnicamente, fisicamente, forse anche caratterialmente ma l’impatto che ha avuto lo svedese sullo spagnolo è stato decisivo in questa crescita: “Ha 38 anni e ieri quando abbiamo fatto il lavoro di recupero è arrivato per primo a Milanello – racconta Samu ai microfoni di Sky – Se uno come Ibra che ha vinto tutto fa queste cose, tu che ti chiami Castillejo non lo fai? Per forza. È un giocatore molto esigente in campo, se sbagli un passaggio te lo dice, ti fa tirare fuori tutto quello che hai, stiamo giocando con un campione, un leader, che non cerca solo di fare gol ma anche di far vincere la squadra”.

Insomma una conquista dopo l’altra, senza arrendersi, senza mollare e soprattutto senza mai dimenticare da dove è iniziato tutto, a Malaga infatti insieme al fratello ha fondato la Samu Castillejo Academy, per i giovani calciatori della sua città natale, dove torna appena gli impegni glielo concedono ma anche perchè in fondo è sempre bello tornare dove iniziano i sogni, soprattutto per un ragazzo semplice e umile, come vi avevamo annunciato all’inizio di questa storia.

Photo Credits: AcMilan.com

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