Lazar Samardzic si racconta a Sportweek: la sua verità sul mancato approdo all’Inter, l’Herta Berlino, il no al Milan e l’Udinese
Dopo diverse settimane, arriva anche la versione di Lazar Samardzic su una delle trattative più chiacchierate dell’estate di calciomercato. In un’intervista a Sportweek, magazine settimanale della Gazzetta dello Sport, il centrocampista dell’Udinese ha spiegato perché in estate il suo trasferimento all’Inter, tra le tantissime polemiche che ne sono scaturite, non si è concretizzato. Samardzic ha poi parlato della sua carriera tra Herta Berlino, Udinese e quel no al Milan e a Paolo Maldini arrivato nell’inverno del 2020.

La verità di Lazar Samardzic sull’affare saltato con l’Inter
“Non è mai stato un problema di soldi. Io so quello che è successo, ma ormai è passata e non voglio più parlarne. Sono uno che pensa positivo, l’Udinese è una squadra forte, un club organizzato, se resto ancora un anno è perfetto per me. Voglio fare un gran campionato qui, poi vedremo. Se ho parlato con mio padre? Ripeto: non ho avuto bisogno di chiedergli nulla perché sapevo già com’erano andate le cose. Certo che ho dormito la notte seguente. Ero e sono sereno. Sono tornato a Udine, mi sono subito allenato, ho giocato il secondo tempo contro la Juve alla prima di campionato e la domenica dopo, a Salerno, dove ho pure fatto gol, ero già titolare”.
“Paura di essere giudicato male? Io non ho paura di niente. Mi hanno scritto tutti, ma non ho risposto a nessuno. No, non ho parlato con Inzaghi dopo quello che è successo. Invece, quando sono rientrato a Udine, mister Sottil mi ha detto: “Pensavo che ormai ti avrei visto solo in televisione, con la maglia dell’Inter, e invece sei qua. Sono contento”. Sì, certo che sono pronto per il salto in una grande. Ho 21 anni: tra due anni al massimo lo sarò ancora di più, nella testa e nel fisico. In campo, devo migliorare nell’attaccare gli spazi”.
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Talento e disciplina: la crescita nell’Herta Berlino
“Il talento è tutto. Mentalità, per esempio. Avere la testa giusta. Come dicevo, bisogna pensare sempre positivo. Pensare negativo è male. Mi ha detto una volta un allenatore: ‘Sei una combinazione perfetta di tedesco e slavo’. Mi considero disciplinato come un tedesco e creativo, fantasioso, “libero” come uno slavo. All’Hertha ho imparato la disciplina, dove sono arrivato a 10 anni. Lì c’erano regole precise su tutto. Vuol dire che devi essere bravo a scuola. Il tuo armadietto nello spogliatoio deve essere in ordine. In mensa devi lasciare pulito dove hai mangiato, e il vassoio lo svuoti e riponi tu”.
“Al contrario, mio padre non è un tipo molto disciplinato. Il problema era che si incaricava lui di accompagnarmi all’allenamento. Arrivavo in ritardo e mi arrabbiavo moltissimo. Una volta, due, tre. Alla fine gli ho parlato e le cose sono migliorate. Ero un Under 15 all’Hertha e il mio allenatore si chiamava Zecke Neuendorf. Mi disse: ‘Lazar, tu hai grande potenziale e ho deciso di aiutarti’. Pensai: è un ex giocatore, ha giocato la Champions col Bayer, lui sa cosa vuol dire avere talento e come svilupparlo. Ho fatto tutto quello che mi ha detto e ho visto i risultati: con l’Under 16 giocai 40 partite, con 40 gol e 20 assist”.
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Il calcio italiano, l’Udinese e il no al Milan
“È vero, il calcio italiano è troppo tattico, ma questa per me è uno stimolo. Per rompere linee di difesa così strette, devi fare più uno contro uno. Io mi sento cresciuto, grazie al calcio italiano. Qui anche un giocatore di qualità come me deve saper fare la fase difensiva. È un aspetto del gioco che mi mancava, che sto migliorando e che mi ha completato. Sono contento di fare la mezzala, ma è vero che a volte vorrei giocare più vicino alla porta, perché mi piace molto fare gol, di natura mi sento un trequartista”.
“Non parlo mai del mio ruolo con Sottil. Lui decide e io faccio quello che mi dice. L’anno scorso all’Udinese non ero titolare all’inizio perché ero giovanissimo e la squadra era molto forte. Col passare del tempo mi sono sentito sempre più sicuro di me, il mister si è accorto delle mie qualità e ho conquistato il posto”.
“Perché ho detto no a Paolo Maldini e al Milan? Ero troppo giovane (era il 2020, ndr). Non sentivo sensazioni positive e ho preferito rimanere ancora per qualche tempo vicino a casa. Se una big mi vuole con chi deve parlare oggi? Con papà”.
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