Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi ha parlato di 7 cose che si aspetta dalla prossima stagione di Serie A.

La linea verde
«La prima cosa da sottolineare è che vorrei vedere un campionato al quale partecipano società con bilanci regolari, e non in rosso: altrimenti non è più un torneo veritiero. E poi vorrei una Serie A con più giovani. Diamo spazio alle nuove voci, anche in panchina: non chiudiamoci dietro i soliti vecchi steccati. I giovani portano entusiasmo, passione, allegria. Apriamo loro le porte e facciamoli giocare. E magari, intanto che ci siamo, evitiamo di comprare tanti stranieri a prezzi folli: quando ci sono stati tanti elementi arrivati dall’estero, il calcio italiano non è mai andato bene».
La lotta scudetto
«Il Milan che ho visto contro il Marsiglia ha fatto una buona figura: è una squadra che pratica un gioco europeo. Se i ragazzi di Pioli non perderanno l’umiltà, lotteranno fino in fondo per il titolo. Così farà anche l’Inter, ma la squadra nerazzurra deve imparare a giocare in undici, altrimenti non può fare un buon pressing e un buon possesso. Lukaku e Lautaro devono aiutare in fase difensiva. La Juve, che l’anno scorso aveva perso un po’ di motivazioni, penso che tornerà ad alzare la voce. E poi attenzione alla Roma: Mourinho è un allenatore di grande esperienza che sa motivare il gruppo. Il pericolo, a Roma, è l’euforia».
La lotta per i posti in Europa
«Metto cinque squadre in lotta per i posti europei: il Napoli, l’Atalanta che quest’anno non avrà le coppe e dunque avrà la testa soltanto sul campionato, la Lazio, la Fiorentina e il Torino. I granata, ultimamente, sono migliorati parecchio, hanno un allenatore che dà un gioco e sono molto curioso di vederli all’opera.Non è escluso che una di queste squadre possa inserirsi nella lottaChampions: se una delle grandi dovesse fallire, loro sono pronte a scalare posizioni.In generale, negli ultimi anni, le piccole hanno dimostrato di avere più coraggio e più idee delle grandi, e sarà così anche nel prossimo torneo».
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Le possibili sorprese
«Direi l’Atalanta per andare sul sicuro, ma l’Atalanta io non la considero più una sorpresa: ormai è una realtà del nostro calcio e molti altri club ne copiano i concetti. Dunque, esclusi i bergamaschi, punto sul Sassuolo e sul Verona. Hanno fatto vedere ottime cose nelle ultime stagioni, hanno dimostrato di non avere paura e di saper interpretare un calcio offensivo. Credo che abbiano la possibilità di fare un ulteriore salto di qualità pur non potendo competere, a livello economico, con i grandi club. E forse qui sta il segreto della loro crescita: sviluppano le idee, anziché affidarsi ai soldi».
Idee tattiche… nuove
«Il mio sogno è vedere le squadre italiane che finalmente escono dal passato, che giocano un calcio propositivo, che dimostrano di voler dominare l’avversario e non limitano soltanto al contropiede. Certo che per fare questo non si possono tenere cinque difensori contro tre attaccanti avversari. Serve più coraggio, invece noi italiani giochiamo sempre con due o tre elementi in meno. E poi più pressing, squadre più corte e più compatte: guardate come si gioca in Europa… Infine, dopo aver segnato un gol, anziché chiudersi in difesa, vorrei vedere le squadre continuare ad attaccare per fare il secondo».
Occhio a…
«Premesso che il singolo va bene se va bene tutta la squadra e se lui è in grado di mettersi in sintonia con i compagni, dico che bisogna fare attenzione a questi quattro: Lukaku, Vlahovic, Dybala e Leao. Lukaku riuscirà a recuperare dopo una stagione così così al Chelsea? Penso proprio di sì. La Juventus riuscirà ad aiutare Vlahovic a migliorarsi? L’attaccante serbo ha grandi potenzialità, ma ha bisogno del supporto di tutta la squadra. Paulo Dybala come s’integrerà nella Roma, come lo gestirà Mourinho? E Rafael Leao si renderà conto finalmente di poter diventare un autentico fuoriclasse? Aspetto queste risposte».
Lo spettacolo in campo
«In questo campionato, lo so che è un sogno ma io non mi arrendo, vorrei che i giocatori si buttassero di meno, che aiutassero gli arbitri a dirigere le partite, senza cercare di condizionarli. Basta con gli assembramenti attorno all’arbitro, basta con le proteste. Dobbiamo diventare più civili anche sul campo. In Inghilterra si fischiano quindici falli a partita, in Italia il doppio. Ciò significa che lo spettacolo viene fermato con maggiore frequenza. E invece la gente chiede ritmo, vivacità, emozioni. Proviamo per una volta, e mi riferisco a giocatori e allenatori, a essere più educati e a seguire i desideri degli spettatori».
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