In un editoriale sulle colonne della Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi ha tessuto le lodi di Pep Guardiola dopo il “triplete” conquistato in questa stagione: nel sottotesto, una piccola frecciatina anche a Simone Inzaghi, allenatore dell’Inter.
Sacchi sul “Guardiolismo”
“Un nuovo vento soffia sull’Europa del calcio: il guardiolismo. Non da oggi, sia ben chiaro, ma adesso molti allenatori che si rifanno alle idee di Guardiola trovano club e presidenti disposti a ingaggiarli. Avere alle spalle un presidente che crede in te è fondamentale, come lo fu per me Berlusconi che un giorno, nei miei primi mesi milanisti, convocò i giocatori e disse loro: «Ho la massima fiducia in Arrigo. Chi crede in lui resterà. Chi non crede in lui se ne andrà». Che forza mi diede in quel momento!”.
Su Enzo Maresca, nuovo allenatore del Leicester e ultimo “guardioliano”
“L’ultimo “guardioliano” in ordine di tempo è Enzo Maresca, vice di Pep al Manchester City nell’ultim a trionfale stagione, e ora chiamato dal Leicester appena retrocesso. Maresca ha avuto anche un’esperienza in Italia, al Parma, non particolarmente positiva, però mi sento di dire che non ci si deve fermare di fronte ai primi ostacoli: l’ho conosciuto, è un ragazzo intelligente, con tanta voglia di imparare e di migliorarsi. La lezione di Guardiola ce l’ha dentro, adesso si tratta di aggiungere le sue idee per creare quel mix meraviglioso che trasforma le squadre in orchestre perfettamente armonizzate. Non posso che applaudire la scelta del guardiolismo, perché va nella direzione che deve prendere il mondo del pallone: quella del rinnovamento continuo. Se ci fermiamo, non potremo che attenderci una pericolosa regressione”.
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Sacchi su Guardiola
“Ho sempre suddiviso gli allenatori in tre categorie: ci sono quelli che hanno idee innovative; ci sono gli orecchianti che seguono la moda del momento senza però avere le qualità e la sensibilità per sviluppare i concetti fondamentali; e, infine, ci sono quelli ancorati al passato che non ne vogliono sapere di intraprendere nuovi percorsi. Guardiola, ovviamente, appartiene alla prima categoria: è stato un ottimo calciatore e nel suo lavoro da tecnico ha portato quella passione, quello spirito di sacrificio e quella smania di cambiamento, quasi un’ossessione, che sono qualità determinanti. Lui lascerà, anzi ha già lasciato, un’eredità ideologica, a differenza di altri allenatori che hanno vinto tantissimo e però delle loro squadre poco si ricorda”.
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Sacchi sugli allenatori in Italia
“Il guardiolismo è una filosofia: significa puntare sul gioco, sul collettivo, su un calcio di movimento che prevede il dominio del campo; significa lavorare pensando al gruppo e non al singolo. E questo metodo, tra mille difficoltà, comincia a far breccia anche nell’ambiente italiano, di sicuro uno dei più conservatori d’Europa. In Serie A, da almeno un paio di stagioni, si possono vedere squadre che cercano di fare un calcio diverso rispetto al passato, più in linea con i canoni europei. Allenatori come Spalletti, come Sarri, come il Pioli dello scudetto, come Gasperini, come Italiano stanno dimostrando che questa è la strada da seguire. L’importante è che i “guardioliani”, d’Italia e d’Europa, scelgano bene gli uomini che devono interpretare le loro idee: guardino all’intelligenza, all’etica del lavoro, alla capacità di fare squadra. Se i piedi non sono educatissimi, pazienza: quelli si accomodano. Nel calcio, prima dei piedi, viene la testa”.
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