Sacchi alla GdS – “Puntate sul gioco, io vinsi anche senza Van Basten”
Tra mercato, allarme covid e Coppa d’Africa, sulle pagine della Gazzetta dello Sport Arrigo Sacchi prova a dare qualche consiglio agli allenatori su come gestire una situazione difficile.
Sacchi, come si può trovare l’equilibrio tra tante difficoltà?
Rispetto al passato, in più c’è il Covid. La Coppa d’Africa e il mercato ci sono sempre stati. Credo che esista una sola soluzione: puntare sul gioco e non sui singoli. Ho sempre sostenuto che il gioco è il tuo miglior alleato, perché non si infortuna mai.
C’è differenza però tra schierare un titolare ed una riserva, non crede?
Si, ma quando hai il gioco, cioè la trama, saranno gli altri dieci ad aiutare la riserva a comportarsi da titolare. Van Basten è stato un grandissimo, ma lo scudetto lo abbiamo vinto anche se lui è stato infortunato per quasi tutta la stagione. Gli altri calciatori hanno saputo, attraverso l’entusiasmo, la modestia, l’etica del collettivo, sopperire alla sua assenza. Nel 1990 abbiamo vinto la seconda Coppa dei Campioni, e Gullit ha giocato soltanto la finale, e neanche tanto bene.
Chi può avvantaggiarsi in questo periodo di ripresa?
Chi possiede un gioco. Se un allenatore si è sempre affidato ai singoli e questi non li ha è un guaio. Io quando sceglievo i giocatori, oltre a considerare la loro funzionalità alle mie idee, guardavo prima la testa e poi i piedi. Ho sempre pensato che i piedi li puoi aggiustare, la testa è più difficile.
Di fatto, comunque, sarà una ripresa con parecchie minacce
La verità è che si gioca troppo, ma non lo si vuole capire. Sapete che cosa si sta facendo? Si sta mungendo la mucca cinque volte al giorno anziché una sola. Secondo voi quella mucca può star bene? E’ lo spettacolo a risentirne, ma finché da questo mondo non vengono allontanate persone che si avvicinano per arricchirsi e non per vero amore, allora le cose non miglioreranno. Le partite sono belle e la gente si diverte quando si affrontano due squadre che per tutta la settimana si solo allenate, hanno energie nei muscoli e idee in testa. Come si fa quando gli impegni sono così ravvicinati?
Col mercato inoltre i giocatori perdono tranquillità…
In questo periodo è necessario un club forte dietro all’allenatore, dei dirigenti che perseguono un progetto preciso. Penso all’Atalanta: c’è un presidente che ha tracciato la linea e da quella non ci si discosta. Il mercato è una tentazione che, quasi sempre, va tenuta lontana, anche per una questione di debiti. Sarà mica meglio sviluppare delle idee anziché spendere altri soldi?
E poi fare un innesto in un gruppo non è cosa facile
Le faccio un esempio: io non volli Borghi che era tecnicamente indiscutibile. Ma prima di acquistare un giocatore io guardavo la persona, cercavo uomini affidabili. Appena arrivato al Milan c’era un difensore che aveva scambiato la notte per il giorno. Non lo volli. Berlusconi mi disse “E chi ci mettiamo al suo posto?”. E io: “La sua riserva”. “Ma è meno bravo” obiettò. “Si, ma è più affidabile. Lei vorrebbe un collaboratore non affidabile? No? E allora perché lo vuole dare a me?”. Il calcio è un gioco di squadra, i singoli sono importanti ma prima viene il gruppo. Quindi tutti sono indispensabili e nessuno lo è: questo deve essere il principio.