Il Corriere della Sera ha intervistato Arrigo Sacchi. Il tema centrale? L’eliminazione del PSG dalla Champions, Donnarumma e il livello del calcio italiano.

“Non è un progetto. Come ha detto George Bernard Shaw, il calcio è l’arte di comprimere la storia universale in 90 minuti. Nel calcio, come nella vita, il talento non basta. Come non bastano i soldi. È il gruppo che vince, mai l’individuo. Il gioco e l’organizzazione sono come la trama per uno scrittore e lo spartito per un musicista. Il segreto di tutto sono le idee. Sempre, ovunque. E di idee al Psg ne vedo poche.”
Il Psg ha tanti campioni, eppure non è riuscito a centrare l’obiettivo Champions.
“Affidabilità morale, modestia, etica del lavoro, generosità, entusiasmo. Queste sono le fondamenta di una squadra vincente. Non i nomi, non le individualità, non i soldi. Fondamentale è avere una società che ti sostenga in tutto e per tutto.”
I soldi non fanno la felicità, però ti permettono di avere i migliori. Non un vantaggio da poco.
“Il denaro, se non è gestito bene, con intelligenza, in uno spogliatoio come in un ufficio qualunque è un problema, ti torna contro. Se mancano società e allenatore, le troppe differenze di stipendio e i privilegi spesso fanno esplodere gli spogliatoi, perché creano invidie e rivalità. Lui guadagna più di me? Allora perché devo correre io per lui?”
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Sul rendimento di Lionel Messi:
“Non è a suo agio. Conta anche il fatto che non è più un ragazzino, l’età inizia a sentirsi. I campioni di una volta riuscivano a compensare col carattere, la personalità. Oggi meno. Mi viene in mente Maradona. La sua intelligenza superiore gli consentiva di essere centrale rispetto alla squadra anche quando non stava bene.”
Su Donnarumma, ha sbagliato a scegliere Parigi?
“Ha sbagliato a scegliere i soldi. L’ho detto anche a suo padre e sua madre, l’estate scorsa, qui a Milano Marittima. Doveva restare al Milan, non tanto per riconoscenza ma perché era il posto ideale per crescere. Mai lasciare i posti in cui si sta bene. Ma resta un grande campione, lo conosco da quando era poco più di un bambino, nelle nazionali giovanili. Si rialzerà.”
Tra le italiane resta solo la Juventus in corsa. Quanto siamo lontani dall’Europa come calcio italiano?
“Il calcio nelle intenzioni dei padri fondatori nasce come gioco offensivo, siamo noi italiani che l’abbiamo reinterpretato con una logica opposta. Le squadre straniere giocano sempre per vincere, le nostre ancora no, non sempre. La vera lezione in serie A la stanno dando le piccole.”
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