In un editoriale sulle colonne della Gazzetta dello Sport, l’ex CT della Nazionale Italiana Arrigo Sacchi ha commentato la strepitosa finale del Mondiale in Qatar tra l’Argentina del Campione Leo Messi e la Francia di Kylian Mbappé.

Le parole di Arrigo Sacchi: “Prima di tutto, una confessione: quando Messi ha alzato al cielo la Coppa del mondo gli occhi mi sono bagnati di lacrime. Ho pensato a tutto il percorso di Leo, a quello che ha vinto con il Barcellona, ai suoi dribbling, ai suoi gol, ai suoi funambolismi, ai tanti Palloni d’oro sistemati in bacheca, e poi però c’era quella specie di maledizione che non riusciva a scrollarsi dalle spalle: con la Selecciòn non arrivava mai il trionfo più inseguito, più desiderato. Pareva proprio un sortilegio, ed ecco perché quando l’ho visto sollevare felice il trofeo mi sono commosso. La vita è generosa, il calcio pure: restituisce sempre, o quasi sempre, in base a ciò che si è seminato. E Messi ha seminato allegria nel grande giardino del calcio, ha regalato speranze ed emozioni, ha sudato e ha faticato: questo Mondiale è il premio per un’intera carriera. Troppo spesso è stato costretto a giocare con l’ombra di Maradona che gli pesava sulle spalle, troppo spesso gli hanno chiesto quello che lui, forse, nel momento in cui glielo chiedevano, non poteva dare: e allora si è sentito triste, avvertiva la responsabilità di dare felicità a un intero popolo e il fatto di non riuscirci lo addolorava. Adesso tutta l’Argentina è ai suoi piedi. Non mi va di dire se ha raggiunto Maradona, non ci sto a questi paragoni tra fuoriclasse che appartengono a epoche diverse del calcio. Quello che so è che Maradona è stato un fenomeno, e io l’ho conosciuto bene, e che anche Messi lo è, pur in maniera diversa”.
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“La finale è stata una partita stupenda, la migliore di tutto il torneo. Azioni da una parte e dall’altra, mai un attimo di respiro. L’Argentina che va avanti, con lucidità e grinta, con azioni ragionate e con un pressing costante e feroce. Si porta sul 2-0, manca poco alla fine dei novanta minuti e pare che nulla possa accadere. Ma ecco l’imprevisto: Deschamps effettua un paio di sostituzioni, modifica l’assetto tattico, sbilancia la squadra alla ricerca di un pareggio che a tutti pare irraggiungibile. E invece, e qui sta la bellezza del calcio, l’impossibile si trasforma in realtà. Mbappé realizza un uno-due micidiale, lascia tutti gli spettatori a bocca aperta. Si va ai supplementari, Argentina e Francia, per come hanno interpretato la partita, pur con qualche sbavatura, pur con qualche leggerezza, hanno onorato l’intera manifestazione. Ha vinto il coraggio e questa è la notizia più bella, perché senza coraggio non può esistere un’idea positiva di calcio. In un Mondiale con molte partite dominate dall’eccessiva tattica, la finale ha dimostrato che la strada da percorrere per evolversi è un’altra: serve un atteggiamento propositivo, bisogna aver voglia di attaccare l’avversario, metterlo alle corde, altro che nascondersi in difesa e ripartire come per troppo tempo si è fatto in Italia (e spesso si continua a fare). La gente chiede emozioni, chiede spettacolo. Argentina e Francia non si sono sottratte al loro dovere. Anche nei tempi supplementari, i giocatori ormai stremati hanno lottato come se fossero su un ring di pugilato: un colpo da una parte e un colpo dall’altra, un gol di Messi e il pareggio di Mbappè. Bello, bellissimo. Tutti i giocatori si sono esaltati perché hanno avuto la possibilità di muoversi in squadre ben consolidate. Certo, negli occhi della gente restano i numeri di Messi e le impressionanti accelerazioni di Mbappé, ma pure gli altri hanno meritato le luci del palcoscenico”.
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Sacchi conclude: “Alla fine, ai rigori, ha trionfato l’Argentina. Prima che si cominciasse la serie ho pensato che nel ciclismo, quando uno viene da dietro e raggiunge il fuggitivo, va poi a vincere. Così credevo che la Francia fosse favorita. E invece Messi e compagni hanno dimostrato di saper restare in partita: non si sono fatti prendere dalla delusione, non si sono innervositi e sono stati bravi dal dischetto. Penso che la vittoria dell’Argentina sia meritata: ha fatto qualcosa di più della Francia. Ma nella mia memoria resta un’immagine di spettacolo assoluto che ha tenuto miliardi di persone incollate ai teleschermi di tutto il mondo. Questa è una grande vittoria del calcio”.
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