In Mesopotamia, attorno al 3100 A.C. Vivevano gli Assiri (zona settentrionale) e i Babilonesi (nel centro-sud) sono stati due popoli differenti, anche in guerra tra loro, eppure la storia ha deciso di metterli insieme in una narrazione comune. Sembra impossibile parlare degli Assiri senza nominare i Babilonesi.

Allo stesso modo sembra impossibile parlare di Nocerino senza nominare Ibrahimovic. Eppure, consultando le statistiche, i gol di Nocerino su assist di Ibra sono 3. Sì, solo 3.
Non ho intenzione di portare avanti crociate, è evidente che Antonio abbia beneficiato dell’attenzione che le difese riservavano allo svedese, ed è altrettanto evidente che accanto a Ibra abbia raggiunto il suo massimo di reti in una stagione (11).
Tuttavia c’è stato un giorno in cui Antonio Nocerino ha smesso di essere un satellite del pianeta Zlatan ed ha brillato di luce propria: mercoledì 26 ottobre 2011.
É un turno infrasettimanale, la partita è alle 20:45. La domenica precedente Boateng aveva giocato il miglior secondo tempo della sua carriera, ribaltando il risultato al “Via del mare” di Lecce ed era scomparso, restando giovane per sempre, Marco Simoncelli.
C’è un aria particolare a S.Siro, il tributo al Sic è da pelle d’oca persistente. C’è voglia di giocare, di divertirsi, di distrarsi.
La partita parte a ritmi alti, il Milan di Allegri gioca un calcio sciolto, che punta ad esaltare le qualità (ottime) dei giocatori offensivi. Neanche a dirlo, la manovra si appoggia spesso su Ibra, un buon lancio lo pesca al confine dell’area di rigore del Parma. Occhiata in mezzo, arrivano i Babilonesi.
Nocerino come una furia attacca la porta, il passaggio rasoterra degli Assiri è giusto ma tocca per primo il piede di un difensore emiliano, Antonio vince il contrasto, la palla schizza, lui scatta.
Tocco di sinistro a beffare Mirante in uscita. Gol.
Due minuti dopo, l’apice: Nocerino porta palla, cerca un lob in area per Boateng. Palla respinta dalla difesa che torna verso Antonio. Controllo di petto orientato e botta al volo di mezzo esterno sinistro sotto l’incrocio dei pali. Gol.
É una di quelle esultanze in cui tutta la squadra ti corre incontro, Nocerino mostra con orgoglio il suo cognome diminutivo scritto in bianco sulla maglia a strisce rossonere, sopra il numero 22.
Sì, il 22.
Nel mezzo tra il secondo e il terzo gol della tripletta del Noce ci sono il gol di Ibra, per una volta relegato a notizia secondaria, a comprimario, e il gol del futuro idolo dei soccer fans canadesi: Sebastian Giovinco.
Arriva il 90’ i tre punti sono in ghiaccio, il Milan controlla il ritmo e la palla. Quasi tutti hanno smesso di correre.
Già, quasi tutti.
C’è un ragazzo napoletano con la 22 che non è ancora soddisfatto e corre ancora.
Cassano ha la palla tra i piedi, sul lato corto dell’area del Parma, è indeciso se tenerla e andare verso la bandierina o crossare.
Nocerino scatta verso il secondo palo, Cassano crossa.
Colpo di testa. Gol. Tripletta.
Segno della croce e inchino sotto la curva.
Nel momento stesso in cui l’arbitro fischia la fine Antonio ha già il pallone sottobraccio, ride di gusto, è felice. È stata la sua serata e nessuno potrà portargliela via.
Quel pallone, probabilmente, è in bella mostra a casa Nocerino, negli Usa. Lui ogni tanto lo guarda, quando è sera tardi, ed è solo sul divano nel silenzio caldo e umido delle sere della Florida e, a bassa voce, gli scappa:
“ ‘Azz ho fatto tripletta a San Siro”.
Stefano Attardi