Certe storie nascono male, non c’è una vera ragione, o forse c’è: semplicemente non siete adatti in coppia.

Andrè Silva sembrava avere tutto, l’infatuazione era stata immediata. Gran fisico, movenze eleganti, ottimo tocco di palla, buon tiro, buon colpo di testa.
Nei preliminari di Europa League era sembrato inarrestabile, al punto che, quella maglia numero nove sembrava avere trovato un paio di spalle larghe sui cui stare comoda per un po’.
Eppure c’era qualcosa che non andava, una voce dentro che ci diceva che non era quello giusto, che era troppo bello per essere vero. Ma ci siamo tappati le orecchie e abbiamo continuato ad innamorarci, accecati dalla valutazione economica, pensando che era solo questione di tempo; che le cose avrebbero funzionato.
Che saremmo stati felici insieme.
É una giornata di metà marzo, prossima ad una primavera che profuma di rinascita, il Milan di Gattuso è appena uscito dall’Europa League anche “grazie” alla scandalosa simulazione di Wellbeck, ma è un Milan che sta imparando a lottare.
É Genoa – Milan, Andrè Silva non ha ancora segnato in campionato. La partita è rognosa, uno zero a zero appiccicoso e fastidioso. Kalinic, il brutto e cattivo Kalinic, che aveva sudato la maglia come in ogni partita che ha giocato con quel Milan faticoso, esce.
Finalmente, pensiamo tutti, adesso entra il futuro campione.
Andrè in quei pochi minuti di partita, al 94’, segna. Noi esultiamo, perduti nell’estasi di un gol da tre punti negli ultimi minuti.
I dubbi sono andati via, siamo certi, è il centravanti del futuro.
Andrè non andrà.
Ancora non lo sapevamo ma lo scopriremo partita dopo partita. Il rapporto si consuma nella distanza tra quello che avevamo sperato e quello che è accaduto. E a guardar bene, a distanza di tempo, la maglia di Kalinic, a fine partita, ha sempre pesato qualche grammo di sudore in più di quella di Andrè.
A volte le storie finiscono perchè uno dei due non si sta impegnando abbastanza a farle funzionare, non ci sta mettendo tutto quello che ha.
Fino allo scambio, addio Andrè, bello e impossibile.
Benvenuto Ante Rebic, all’inizio non ci sei piaciuto. Non sei elegante, non hai il tocco raffinato, ma a fine partita sei stanco e sudato, hai dato tutto. E, questo, fa la differenza.
L’ultima frase è per Andrè Silva, non ti conosco e non posso dirtela di persona, l’unica cosa che posso fare e guardare, da lontano, la tua carriera.
Andrè, ci sono molti modi di fallire, di non riuscire. Ok hai parecchi milioni in banca e magari per te è sufficiente.
Ma, se non fosse così, se sentissi che vuoi qualcosa di più dal calcio, se vuoi essere ricordato, suda. Dai tutto.
Ci sono molti modi per fallire, il peggiore è farlo con la sensazione di aver potuto fare di più.
Stefano Attardi