POLAROID – Milan-Atalanta: 100% Kakà!

Parliamoci chiaro: la stagione 2013-2014 del Milan è quella dell’inizio della fine. Con l’ottavo posto in Serie A, i rossoneri rimangono fuori dalle competizioni UEFA dopo 15 stagioni consecutive e 2 Champions League alzate. Mercato inesistente, rosa non all’altezza e decisioni societarie interne discutibili hanno prodotto un’annata disastrosa, un’annata che ha segnato l’inizio di un baratro durato 3 anni.
Partiamo dal mercato. Nel giorno del classico ritiro di Milanello, i volti nuovi sono quelli di Jherson Vergara, Andrea Poli, Bartosz Salamon e Riccardo Saponara. Arriva da sé che le aspettative intorno alla stagione in arrivo sono basse, bassissime. Nei “giorni del Condor”, dopo l’inasprirsi delle polemiche a causa della cessione allo Schalke 04 di Kevin-Prince Boateng, arrivano a Milanello Alessandro Matri, Walter Birsa e… Ricardo Kakà.
Nonostante il ritorno di uno dei campioni più amati della storia del Milan, il campionato non parte nel migliore dei modi. Nonostante il girone di Champions superato, in Serie A i rossoneri chiudono il 2013 al 13esimo posto, con 19 punti in 17 partite e un derby perso in maniera beffarda che si ripeterà diverse volte negli anni a venire. Un disastro. Dopo i 4 gol di Berardi al Mapei Stadium, Allegri viene esonerato e al suo posto arriva Clarence Seedorf, che abbandona il ruolo da giocatore-allenatore al Botafogo per sedersi sua panchina destinata a scottare. Il cambio al timone non inverte la tendenza: tra malumori e contestazioni e nonostante gli arrivi di Rami, Taarabt, Essien e Honda, i rossoneri mancano l’accesso alle coppe europee.
I risultati ottenuti in campo rispecchiano il disordine di una società che dopo le cessioni di Ibrahimovic e Thiago Silva un anno prima ha perso completamente il controllo della macchina. A dicembre, il CDA riunitosi nella nuova sede del club approva la scissione organizzativa del club: Adriano Galliani, tra le figure più contestate dai tifosi, resta alla guida dell’area tecnico-sportiva mentre Barbara Berlusconi diventa amministratore delegato assolvendo tutte le funzioni aziendali. A farne le spese è Ariedo Braida, che a fine anno lascia il Milan dopo 28 anni di servizio e tante, tante soddisfazioni.
Ad accendere una delle poche luci di una stagione nera non poteva non essere Ricardo Kakà. Nella prima partita dell’anno, in un San Siro mezzo vuoto contro l’Atalanta di Stefano Colantuono, l’ultimo Pallone d’Oro rossonero ha messo a segno i gol numero 100 e 101 della sua gloriosa carriera milanista. Dopo una prima mezz’ora francamente noiosa, una ripartenza di Emanuelson innesca il brasiliano, che insacca dietro Consigli per poi sventolare davanti ai tifosi che tanto ha fatto sognare pochi anni prima una maglia celebrativa per il traguardo raggiunto. L’illusione dura però pochi minuti: la squadra di Allegri torna a spegnersi beccandosi nonostante il vantaggio qualche fischio dagli spalti. A scaldare i cuori del popolo milanista ci ha pensato ancora Ricardo Kakà, segno che le storie d’amore più belle non dovrebbero finire mai: al minuto 65, il brasiliano trasforma l’ennesimo gol sbagliato da Robinho nel suo 101esimo gol rossonero. Due minuti dopo, il gol da fuori dell’esordiente Bryan Cristante (con abbraccio fraterno allo stesso Kakà) chiude una vittoria che mancava a San Siro dal 19 ottobre scorso.
“Non so come spiegare i 101 gol con il Milan, se penso a quello che ho fatto sono davvero tanti, è tutto davvero molto bello. Sono contento di fare parte della storia di questo club. Ogni gol è emozionante, aspettavo questo gol da qualche partita. Sono emozioni speciali, oggi è stata un’emozione pazzesca. Ogni volta che sento il coro dei tifosi, è una grande emozione perché sento che viene dal cuore dei tifosi. Sentirlo oggi per due volte è stato il modo migliore per iniziare il 2014. Ero un po’ ansioso per questo gol, lo aspettavo da un po’”.
Ricardo Kakà: 1, 10, 100 volte nel cuore dei tifosi del Milan.
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