La Nazionale di Spalletti, Zaniolo, Pioli e il Milan di Rafael Leao: cosa lega queste figure? Il giornalista critica l’allenatore rossonero
La Nazionale di Spalletti, Zaniolo, Pioli e il Milan di Rafael Leao: cosa lega queste figure? In un editoriale sul portale web dell’emittente Sportitalia, il giornalista Paolo De Paola ha usato come esempio il CT della Nazionale Italiana e l’episodio con l’ex giocatore della Roma nella sfida contro la Macedonia per muovere una critica all’allenatore del Milan Stefano Pioli. Il tema della discussione è Rafael Leao e in generale la lunghissima diatriba tra la forza dei singoli e il gioco di squadra.

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“Non esistono migliori o peggiori, bensì la squadra”
“Il momento cruciale è quando Spalletti rimprovera Zaniolo che non si rialza in fretta perdendo tempo in inutili proteste. In quell’istante si vede la differenza fra un allenatore che non ha timore di alcun approccio perché è convinto delle proprie idee e chi, invece, cerca di non rompere gli equilibri con il proprio calciatore. A chi ci riferiamo? È presto detto: il confronto è con Pioli allenatore (ottimo) del Milan. La nostra è una provocazione, ma anche un invito a migliorare. Secondo voi, Pioli rimprovererebbe mai Leão perché sta sempre per terra a lamentarsi o perché ciondola sul campo per riflettere su qualche errore appena commesso? Dove era Leão quando Giroud segnava contro il Paris Saint-Germain? Per terra, appunto, a lamentarsi, ma nessuno lo ha incalzato perché è difficile dire qualcosa al miglior elemento (in fase offensiva) di una squadra”.
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“Il punto è che in una formazione non esistono migliori o peggiori, bensì la squadra, nella sua compattezza e unicità. Ma ci vorranno ancora quanti esempi per capire che l’evoluzione del nostro calcio passa appunto dall’insieme e non dal singolo? Che tristezza ascoltare ancora addetti ai lavori che sottolineano la qualità dei singoli. Si, certo, è lapalissiano affermare che il giocatore di qualità fa la differenza, ma intendiamoci con chiarezza sul concetto di qualità nel calcio moderno. Oggi è sempre più importante la completezza di ogni singolo giocatore in entrambe le fasi di gioco: nell’attaccare e nel difendere. I confronti con la Macedonia del Nord hanno sottolineato la differenza fra le varie concezioni di calcio. Solo un modo di giocare alto e aggressivo può permettere ai singoli di mettere in mostra la propria qualità. E in questo caso l’Italia avrebbe potuto anche realizzare sette o otto reti. Le occasioni le ha create”.
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