Il reparto dei “9” del Milan di Stefano Pioli non rende onore alla storia rossonera: l’editoriale del giornalista della Gazzetta dello Sport, Gennaro Bovolenta
In un editoriale sulle colonne della Gazzetta dello Sport, il giornalista Gennaro Bovolenta mette in dubbio il reparto dei “9” del nuovo Milan di Stefano Pioli, un reparto che conta di Olivier Giroud, di Lorenzo Colombo e di Noah Okafor. Per il giornalista, ci sono seri dubbi che questi tre nomi bastino per permettere al Milan e a Stefano Pioli di competere durante la stagione su più competizioni.

“Giroud basterà? Dubbi. Seri.”
Da “Gipo” Viani e Rizzoli a Galliani, Braida e Berlusconi: la storia dei grandissimi “9” del Milan e la situazione della rosa di Stefano Pioli in questo momento.
“Colpi improvvisi. In panchina, in campo, fuori e ai margini. Il Milan, primo in molti settori, è stato spesso in testa anche per fantasiose trattative di mercato. La sua storia è piena di giravolte e clamorose performance. Ampie, improvvise e last minute, prima e dopo Silvio Berlusconi”.
“Una volta comandava Giuseppe Viani, detto Gipo. Scopritore di talenti e abilissimo uomo di mercato. Lo chiamavano Sceriffo, quando inseguiva qualcuno lo catturava. Gianni Rivera, che fra pochi giorni (il 18 agosto) compie 80 anni, è il colpo più grande. 1959, Alessandria. L’allenatore dei grigi, allora in Serie A, è Franco Pedroni, cognato di Alfio Fontana, terzino rossonero. Pedroni contatta Gipo Viani, un vecchio amico: «Gipo, vieni a vedere: qui c’è un fenomeno di 15 anni. Non ha ancora esordito, ma è pronto». Viani, diffidente e un po’ balbuziente, mette le mani avanti: «Ca-calma. Adesso sono tu-tutti fe-fenomeni». Pedroni insiste. «Gipo vieni, guarda che ce lo portano via. Ci sono anche quelli della Juve…». Lo provano a Linate, al campo dell’Aeronautica. Rivera gioca con Schiaffino. Piove, ma la classe del bambino è enorme e non si può non notare: sembra Schiaffino. Gipo Viani telefona al presidente Andrea Rizzoli: «Pre-presidente, è un fe-fenomeno. Costa molto, ma dobbiamo prenderlo». Rizzoli, che aveva acquistato Schiaffino e Altafini (e non solo) spende 120 milioni di lire. Rivera è il suo colpo più importante”.
“Il Milan di Rizzoli, prima italiana a vincere la Coppa dei Campioni, si muove bene sul mercato, rinnova spesso e spesso vince. Il Milan di Berlusconi, che conquista cinque Coppe Campioni, non parte benissimo, poi si accende (la prima luce è Donadoni) e domina molte campagne-acquisti con arrivi imprevedibili, costosi e fantasiosi. Gli uomini di mercato sono Adriano Galliani e Ariedo Braida. Sbagliano pochi colpi. E quando sbagliano, rimediano. Prendono Van Basten, Gullit e Rijkaard e altre stelle varie e assortite. Van Basten arriva a parametro zero (c’era anche allora). E Braida con il Cavaliere ha dovuto pure insistere. Berlusconi voleva Ian Rush del Liverpool. «È forte, fa gol, è da Milan». Braida tiene duro e la spunta: «Guardi, presidente, che Van Basten è più bravo»”.
“Sì, Van Basten è più bravo. Van Basten è il numero 9 perfetto. Marco lascia presto, troppo presto. Saluta e fa piangere tutto il popolo rossonero a 29 anni. Poi arrivano altri numeri 9: Weah, Shevchenko, Bierhoff. E Inzaghi, e Gilardino. E il meraviglioso Ibra. Numeri 9 veri, autentici, riveriti e applauditi. Non siamo nel lago del Cigno, ma nuotano bene anche loro. Poi sono arrivati altri 9, stavolta falsi d’autore. Dugarry (preferito a Zidane), Carlos Bacca e altre figurine frettolosamente dimenticate, che hanno inaugurato la maledizione del 9”.
“Adesso c’è Olivier Giroud. Bravo, bello, simpatico con la sua squisita erre francese, con uno scudetto in archivio. Ma non è più di primo pelo. Certo, non è un paracarro, si muove, aiuta, va ancora in difesa, “sul primo palo”. Basterà? Mah. Dubbi. E seri. L’ultimo Milan di Pioli saluta con entusiasmo e fiducia il nuovo corso, la nuova tattica e i nuovi arrivi. Otto, mica male. Ma un centravanti? Un uomo gol?”.
“Il grande Nereo Rocco a chi gli proponeva un attaccante rispondeva: «Ciò, ma tira in porta?». Già”.
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