il 11/10/2023 alle 11:27

Peterson: “Musah e Pulisic, mea culpa. Così porterei il Milan negli USA”

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Dan Peterson stravede per gli americani del Milan: il suo pensiero sulla Gazzetta di oggi

Attraverso un editoriale su La Gazzetta dello Sport, il giornalista, commentatore e allenatore di basket Dan Peterson ha parlato, da americano, degli statunitensi in forza al Milan. Non solo Christian Pulisic, il quale viene definito dal classe 1936 “Michael Jordan del calcio” e Yunus Musah, ma anche la proprietà RedBird e Gerry Cardinale. Sulle colonne della rosea, Peterson titola: “L’anima americana fa bene al Milan“. Di seguito, il suo pensiero e un aneddoto dal passato.

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Sliding doors

“Mi prendono in giro! – scrive Peterson. Mi dicono, «Dan! Tu, che dovevi diventare l’allenatore del Milan nel lontano 1987, cosa ne pensi del fatto che, oggi, una bella fetta dei successi del Milan all’apertura di questa stagione di calcio sia arrivata grazie agli Americani?».

Chiarisco: primo, non mi hanno “offerto” la panchina del Milan nel 1987. Mi hanno chiesto se se ne poteva parlare. Ho preso tempo dicendogli che sarebbe stato possibile parlarne alla fine della mia stagione di basket, a bocce ferme. Poi, come si sa, il Milan ha preso il leggendario Arrigo Sacchi”.

Poi, si dedica all’attualità:

“Per quanto riguarda la nuova proprietà, nella persona di Jerry Cardinale, e la sua società Red Bird, posso dire che è un esempio. I proprietari americani hanno le carte per vincere, come lo scudetto del Milan di due anni fa ha dimostrato. Più di recente, abbiamo aggiunto un po’ di anima americana pure in campo, in attacco con Christian Pulisic e a centrocampo con Yunus Musah. Il loro contributo è stato importante in questa ottima partenza del Milan. Sono due elementi solidi, che fanno squadra e che portano una buona mentalità vincente”.

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Mea culpa su Musah e Pulisic

“Devo dire questo su Musah: avevo grandi dubbi che un ragazzo americano potesse “fare gioco” come un playmaker nel basket, in una squadra come il Milan che gioca ad alto livello. Un portiere? Sì. Un difensore? Sì. Ma a centrocampo, nel regno di grandi campioni come Carlo Ancelotti, che faceva da solo il lavoro di tre ottimi giocatori? No, non potevo credere che un mio connazionale potesse avere tale tecnica, tale mestiere, tale personalità per “tenere il campo” in una squadra da Champions League. Errore mio.

Arrivo a Pulisic. Qui parliamo del ruolo che decide le partite: attaccante. Ci vogliono atletismo, tecnica, allenamento e, sopra ogni cosa, istinto del gioco, da “playground” se vogliamo. Pensavo che gli americani non avrebbero mai avuto il mestiere per poter fare la differenza a questi livelli. Altro errore. Ciò che mi stupisce di Pulisic è la sua personalità, come se per lui fosse normale stare in campo come un Marco Van Basten o uno Zlatan Ibrahimovic. Invece, ha questa grande autostima.

Diciamo che sono meravigliato di tutto. Diciamo che vorrei mostrarlo come esempio per altri ragazzi americani. Vorrei dare risalto a tutto ciò negli Usa. Vorrei che questa crescita si potesse tradurre un giorno in un grande successo con la Nazionale Usa in una Coppa del mondo. Senza dubbio, Christian Pulisic è nostro Michael Jordan per il calcio. Ho detto troppo. Sto caricando troppo peso sulle spalle di questi ragazzi. Ma sono orgoglioso di ciò che stanno facendo. Go-to guys”.

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