Intervistato dal Corriere di Torino, l’ex attaccante del Milan Pietro Pellegri ha parlato del suo grande inizio di stagione col Torino.
Sulla sua passione per il calcio
“Ho sempre fatto l’attaccante, papà è stato invece un difensore. Mi marcava stretto, ma gli andavo via quando volevo. Scherzi a parte, è lui che mi ha messo in testa questa passione”.
Sull’esordio in Serie A
“Ero al Genoa, giocavamo proprio qui a Torino, contro il Toro. E il mio allenatore era Ivan Juric. Giocai pochissimi minuti, fu però una sensazione pazzesca, il coronamento di un sogno”.
Pellegri sul primo gol in Serie A
“Avevo le farfalle nello stomaco, ero agitato: giocavo da titolare in uno stadio importantissimo, contro una grande squadra. Poi, però, quando sono entrato in campo per il riscaldamento è sparito ogni timore. Mi sentivo come quando giocavo nelle giovanili. È iniziata la partita, ho fatto gol subito, dopo 2-3 minuti, ed è tutto filato liscio”.
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Sulla mentalità
“Io non mi reputo uno che si monta la testa. Non l’ho mai vista come una sfortuna aver iniziato presto ad alti livelli. Il bicchiere è mezzo pieno. Oggi ho già un bagaglio di conoscenze molto più pesante rispetto a parecchi coetanei. Tutta esperienza che sto per esempio mettendo in pratica qui a Torino, dove infatti lavoro alla grande”.
Su Juric e sul Torino
“Il Toro mi sta dando grande fiducia, serenità. Voglio ripagare tutti al meglio. Staff e società sono eccezionali. Ivan Juric è una grande persona, un allenatore bravissimo. Ti stimola, ti motiva, capisce tanto di calcio. Come uomo, poi, è uno diretto, dice tutto in faccia, sempre. Non ha filtri. Per me è la cosa migliore”.
Sull’esperienza al Milan e sulla vittoria di domenica scorsa proprio contro il Milan
“Abbiamo superato una grande squadra, conta questo per il mio Toro. Per quanto mi riguarda, ho ricordi belli, stimo tantissimo Paolo Maldini e Frederic Massara, grandi professionisti e persone eccezionali. Dovrò poi sempre ringraziare Pioli, senza dimenticare molti miei ex compagni”.
Pellegri sugli idoli di infanzia
“Ibrahimovic. Poi, col passare del tempo ho preso come modello di riferimento Lewandowski. Anche se papà ai tempi mi faceva vedere sempre le partite del Genoa e di Tomas Skuhravy, che in effetti era fortissimo…”.
L’attaccante perfetto?
“Dovrebbe avere il colpo di testa di Lewandowski, il destro di Ibra, il sinistro di Messi e la potenza fisica sempre di Ibra”.
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