Dalla passione con papà al rapporto con Sivlio Berlusconi, passando per le strane richieste dei calciatori del Milan e la vita lontana dal calcio: Carlo Pellegatti si racconta
In una lunga intervista al Corriere della Sera, lo storico giornalista e tifoso del Milan Carlo Pellegatti ha raccontato il percorso che lo ha portato a diventare uno degli addetti ai lavori più influenti ed amati dai tifosi rossoneri. Dalla passione con papà al rapporto con Sivlio Berlusconi, passando per le strane richieste dei calciatori del Milan e la vita lontana dal calcio: Carlo Pellegatti si racconta.

Carlo Pellegatti e il Milan, una passione di famiglia
«La prima volta a San Siro il 7 ottobre del 1956, avevo sei anni. Milan 3-Napoli 5, era la squadra di Schiaffino e Buffon. Ma il ricordo più vivido da bambino è legato all’invasione di campo dopo Milan-Udinese del ‘59 per festeggiare il settimo scudetto della storia. La passione me l’ha trasmessa mio papà Gianni, che era un rappresentante di mobili. Ricordo ancora il profumo di teak e palissandro dei soprammobili che erano di moda. Come nelle prime pagine dell’Ombra del Vento di Zafòn, quando il piccolo Daniel dopo la scomparsa della madre si sveglia da un incubo dicendo “Non mi ricordo più il viso della mamma”, io nutro un altro dispiacere. Non avere alcuna memoria degli abbracci con papà. Non eravamo ricchi ma c’erano piccoli lussi che ci potevamo permettere in quei primi anni Sessanta. Ogni sabato, dopo il cinema in centro, andavamo da Peck. Mio padre è mancato un venerdì di fine dicembre del 1975. I miei amici per scuotermi dal dolore mi convinsero ad andare a vedere il Milan con loro. Il 4 gennaio del 1976 vincemmo a Como 4-1, fu il primo successo senza mio papà».
La carriera di Carlo Pellegatti: dalle radiocronache a Silvio Berlusconi fino ad arrivare al canale Youtube
«Era il 1981 e Video Delta aveva acquistato i diritti per le telecronache in differita del Milan. Mi proposi e mi presero per le partite in casa. Sa chi raccontava le gare dei rossoneri in trasferta? Nicolò Carosio. Trascorsa la stagione con il Milan in B, che ho seguito da tifoso, mi sono proposto a Radio Panda che mi pagava 20 mila lire a radiocronaca: suggerii di versarmi l’intero importo a fine campionato così che mi sembrasse una paga superiore. E poi a Radio Peter Flowers: la leggenda narra che all’epoca Silvio Berlusconi chiedesse di abbassare il volume della telecronaca classica per sovrapporre la mia voce. I primi riconoscimenti nel 1985 quando inizio a lavorare per la mitica “Qui studio a voi stadio” su Telelombardia e la trasmissione vince il Telegatto. Nel 1991 passai a Mediaset con un contratto di collaborazione, ma a Marino Bartoletti chiesi di poter continuare con le radiocronache. Nell’estate del ‘92 ho avuto con colloquio con Adriano Galliani, all’epoca ad di Mediaset. A Silvio Berlusconi devo tanto. Ogni volta in cui ci incontravamo ci veniva naturale abbracciarci. Nel 2007, dopo la vittoria nella finale di Yokohama, Sandro Piccinini lo invitò a Controcampo e lui disse: “Carlo Pellegatti è un valore aggiunto per il Milan”. Prima dell’impegno in politica si informava su tutto. Per darle l’idea: bordocampo nell’amichevole fra la squadra all’epoca diretta da Capello e il Modena di Frosio. Poiché quest’ultimo era gentilmente prodigo di spiegazioni, mi ero dilungato nella lettura tattica della partita degli avversari. All’intervallo la regia mi riferisce della telefonata del presidente: “Avvisate Pellegatti che ai telespettatori non interessa del Modena”. Ora ho un canale Youtube e sono stato fra i primi, adesso mi hanno copiato in tanti. Ho 1,8 milioni di contatti al mese, con tre video al giorno. Peraltro nel contenuto che posto la mattina, oltre alle notizie di calciomercato, leggo due pagine di Novecento di Baricco».
La strana richiesta di George Weah
«I desiderata di George Weah non hanno eguali. Prima aveva iniziato pregandomi di creare dei Vhs con le sue partite e di inserire al momento dei suoi gol la mia radiocronaca con la musica di Bob Marley. Ma fin lì era una pretesa accettabile. Un giorno arrivò con un borsone a Milanello. “Carlos, cassetta”. Dentro c’erano 60 Vhs che riproducevano le gare dell’Invincible Eleven e del Tonnerre Yaoundè, le prime squadre in cui aveva giocato. Giocatori sconosciuti, numeri di maglia invisibili. Mi chiese di fare la stessa opera. Lo feci? Certo, poi lo scorso anno durante il derby suona il telefono. Guardo il cellulare, era George. Mi invitava a Monrovia per la festa dei 200 anni della Liberia”».
Carlo Pellegatti tra ippica, tennis e… la moglie Antonella: non solo Milan
«Mi appassiono all’ippica a fine liceo. Andavo a vedere il trotto tenendo 100 lire per il viaggio di ritorno in tram. La prima cavalla è stata Afodite, senza la r, presa nel 1979. Non partiva mai, quando lo faceva buttava giù il fantino, e andava sempre dritto senza curvare. Da allora ho sempre avuto un cavallo da corsa. Lo sport praticato è un altro, vero? Il tennis, ho vinto una cinquantina di coppe. Prima le tenevo tutte in camera, dopo il matrimonio Antonella le ha spedite in solaio. Qui ho tutti i Forza Milan dal 1963, una collezione di biglietti, abbonamenti e memorabilia del Milan. Ho 300 cassette betacam dei miei film preferiti e dei video musicali. È sempre stata collaborativa. Ci siamo sposati nel 1992 nella chiesa di San Carlo in corso Vittorio Emanuele. Al momento del “Vuoi tu..?” è svenuta, e faticosamente abbiamo portato a termine la cerimonia. Ci siamo sposati di giovedì, eh. Il viaggio di nozze? A Udine la domenica successiva per un bel 0-0».
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