In un editoriale sulle colonne di Repubblica, Paolo Condò ha analizzato il weekend di Serie A, weekend che ha visto il Napoli tornare in solitaria in testa alla classifica.

“Nove giornate vogliono dire (quasi) un quarto di campionato, un segmento lungo a sufficienza per stabilire almeno le tendenze stagionali. Il Napoli si è scrollato di dosso l’Atalanta ed è rimasto capolista solitario nella domenica in cui il risultato largo inganna, perché la Cremonese l’ha costretto a faticare parecchio: niente di male, il ritmo altissimo in campionato e Champions tenuto fin qui da Spalletti non è sostenibile senza rallentamenti, specie quando si affrontano squadre sottodimensionate in classifica come quella del bravo Alvini. Il fatto che i tre punti siano arrivati comunque racconta di un ventre partenopeo (Rrahmani, Anguissa, Lobotka) al lavoro per reggere la baracca in attesa delle giocate risolutive come il colpo di testa di Simeone appostato sul secondo palo o il fragrante assist “basta spingere” di Kvara per Lozano. Inciso: passare anziché tirare era ciò che il georgiano doveva fare, ma il calcio è pieno di attaccanti che davanti alla porta scordano la soluzione corretta e scelgono quella egoista. Perciò, clap clap clap. Generalmente nove partite sono una distanza sufficiente per azzerare le differenze di calendario: il computer mantiene equilibrati gli impegni delle squadre iscritte alle coppe. Quest’anno però la riscossa dell’Atalanta, l’exploit dell’Udinese e gli stenti della Fiorentina hanno un po’ rimescolato le carte.”
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Condò continua: “Se consideriamo scontri diretti i match fra le sei fuggitive più Inter e Juve, nessuno ha avuto un calendario impegnativo come il Milan, cinque volte opposto alle migliori (ha battuto Udinese, Inter e Juve, ha pareggiato a Bergamo, ha perso dal Napoli) mentre lo stesso Napoli ha aggiunto al successo di San Siro sui campioni d’Italia soltanto la vittoria a casa Lazio. Emergono diversi spunti dalla lettura di questi scontri diretti: l’Inter li ha persi tutti e quattro, fissando un confine incredibilmente netto tra le “forti” con le quali non fa un punto e le “deboli” alle quali non dà scampo (cinque vittorie su cinque). La Juve ha incrociato di grandi soltanto la Roma (pari casalingo) e il Milan (sabato ci ha perso male), e dunque la sua mediocre classifica contiene l’aggravante delle avversarie complessivamente modeste. Viceversa l’Udinese ha costruito la sua portentosa partenza sfidando per quattro volte le rivali più nobili: ieri la squadra di Sottil è tornata da due reti di svantaggio contro l’Atalanta e nel finale ha sfiorato addirittura il successo”.
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