Nel suo editoriale sul Corriere dello Sport, Franco Ordine analizza la gestione rossonera tra mercato e rinnovi di contratto.

“Nel dibattito recente sulla trattativa Juve-Dybala, conclusa con la rinuncia del club bianconero a rinegoziare il contratto dell’argentino c’è chi ha colto (sottolineando le parole sul tema dell’ad Arrivabene) analogie con il comportamento, molto discusso e criticato ai tempi, del Milan alle prese con le spinose questioni di Donnarumma e Calhanoglu e le prossime riferite ai casi Kessié e Romagnoli, altri due perdite secche a zero e in partenza a fine stagione.”
“Di qui l’inedito dibattito tra addetti ai lavori e analisti: ma allora è sempre un pessimo affare perdere a zero un proprio calciatore oppure è cambiato qualcosa nello scenario economico finanziario del calcio italiano? A leggere l’esperienza milanista è la risposta è completamente diversa. E’ vero: ha perso il portiere campione d’Europa preferendogli un collega francese; ha perso inoltre Calhanoglu per la felicità degli interisti, senza rimpiazzarlo, ma schierando un talentino spagnolo che ha avuto nella stagione pochi alti e molti bassi.”
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“Bene: nonostante questi, considerati (nello schema calcistico italiano pre-pandemia) errori clamorosi, è accaduto qualcosa di particolarmente curioso. Primo: con i soldi risparmiati dalle commissioni delle due operazioni (20mln reclamati da Raiola più una decina dall’agente del turco), circa 30 milioni, è stata effettuata l’operazione Tomori, riscatto dell’inglese diventato un pilastro della difesa rossonera. Secondo: nonostante i due mancati rinnovi e quindi senza nessuna potenziale plusvalenza (le ultime due in Casa Milan sono state quelle realizzate con le cessioni di Cutrone e Hauge), la classifica del Milan non è peggiorata e soprattutto i conti sono migliorati per effetto anche del monte stipendi che non è lievitato pericolosamente. Il prossimo bilancio al 30 giugno (secondo previsioni attendibili) dovrebbe ballare tra meno 50 e 60 milioni con un ulteriore dimezzamento rispetto al precedente deficit (90 milioni).”
“Attenzione però: la conclusione non è quella superficiale, cioè ecco a voi la formula del calcio sostenibile. No. La morale è un’altra: esiste anche una formula virtuosa che consente di migliorare i conti senza demolire il patrimonio tecnico.”
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