Dall’arrivo al Milan all’amicizia con Leao, passando per ruolo, storia e tatuaggi: nel mondo di Noah Okafor
Dagli Stati Uniti è il turno di Noah Okafor: intervistato dalla Gazzetta dello Sport e da Sky Sport, il nuovo giocatore del Milan si è raccontato a cuore aperto parlando dei motivi che lo hanno portato a vestire il rossonero e della storia vissuta tra Nigeria, Germania e Svizzera. Conosciamo meglio Noah Okafor, uno degli 8 colpi (finora) del calciomercato estivo del Milan.

“Voglio vincere!”
Dal motivo che l’ha portato a scegliere l’Italia all’amicizia con Rafael Leao, passando per il ruolo che occuperà nel Milan di Stefano Pioli: i temi sono legati ai rossoneri nella prima parte dell’intervista rilasciata da Noah Okafor direttamente dalla tournée americana.
Noah Okafor sull’arrivo al Milan e sugli obiettivi per la stagione che sta per cominciare
«Qui c’è una grande atmosfera, la squadra è fantastica e con l’allenatore va benissimo. Ho firmato da poco per il Milan ma sono molto felice, sono davvero fiducioso per il futuro. Scudetto possibile? Sì, anche perché un calciatore che non vuole vincere… non è un calciatore. Abbiamo una squadra forte e io spero di vincere la Serie A subito. Per farlo serve sempre energia, a volte si perdono delle partite ma dalle sconfitte si impara. E poi io odio perdere».
Perché il Milan?
«Perché mi ha voluto molto. In autunno ho giocato contro il Milan in Champions e da allora siamo rimasti in contatto. E’ chiaro che avevo altre offerte ma per me è stato sempre tutto chiaro. I tifosi, lo stadio di San Siro, tutto: è un nuovo passo per la mia crescita. Il Milan è rimasto in contatto con me per 6-9 mesi, contatti che nelle ultime due settimane sono diventati più intensi. Hanno visto che stavo bene, poi tutto è stato fatto in tre-quattro giorni e… eccomi qui».
Noah Okafor su Rafael Leao, prima amico ora compagno al Milan
«Sì, io e Rafa siamo come gemelli: entrambi dribbliamo molto bene, siamo giovani, abbiamo lo stesso humor. Ci siamo parlati per la prima volta dopo una partita tra Svizzera e Portogallo, poi ci siamo scambiati messaggi dopo la doppia sfida in Champions e siamo stati avversari anche al Mondiale. Abbiamo un bel rapporto, non vedo l’ora di giocare con lui. Il 17? Il 7 è il mio numero preferito, infatti a Salisburgo avevo il 77. Qui il 7 era preso da Adli, allora ho scelto il 17, che è il vecchio numero di Rafa. Mi piace».
Sul ruolo: esterno o punta?
«Posso giocare a sinistra, a destra e da attaccante al centro. Sono flessibile. Devo adattarmi a un nuovo Paese, con una nuova tattica e nuove squadre ma ci sono già passato con il Salisburgo. Cerco di essere aperto con i compagni e lo staff, sono davvero felice di essere qui».
La storia di (e con) Noah Okafor
Nell’intervista concessa a Sky Sport e alla Gazzetta dello Sport, Noah Okafor ha parlato anche sia della sua storia vissuta tra tre Nazioni che della storia del Milan, passata e… futura.
La storia di Noah Okafor: Nigera, Germania, Svizzera
«Sì, io in Nigeria sono stato soltanto due volte ma ero più giovane, è passato tanto tempo. Mio papà è arrivato in Germania a 17 anni, poi è andato in Svizzera. Da lui ho imparato, mi ha sempre detto di essere felice, di sorridere, di trasmettere energia positiva e lottare forte per i miei obiettivi. Il tatuaggio “be your own hero”? Perché penso di poter decidere ogni giorno che cosa voglio fare. Dipende solo da me, sono io il capo di me stesso e so che cosa voglio. Il tatuaggio nasce da questo pensiero. Voglio andare al massimo sia in allenamento sia in partita. Allenarmi sempre forte per fare il prossimo passo e migliorare. Gli altri tatuaggi? I volti sono dei miei fratelli. Due maschi, più piccoli di me, che giocano a calcio, uno in Germania, uno in Svizzera. E una sorella più grande. Per i miei fratelli io sono un idolo, vogliono fare come me, e io da piccolo mi prendevo cura di loro: abbiamo una grande relazione».
Noah Okafor sulla storia del Milan
«Il Milan è un grandissimo club, con una grande storia. Ha avuto molte stelle, grandi giocatori ma anche ora siamo molto forti, giovani, affamati. Se devo scegliere, dico Ronaldinho, Kakà e Gullit. Io sono ancora giovane ma voglio aiutare questa squadra a fare di nuovo la storia».
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