Cardinale conferma i passi avanti sul nuovo stadio del Milan a San Donato e torna sul dibattito col Comune di Milano: opportunità mancata?
Nella lunga intervista rilasciata ai microfoni di Sette, settimanale del Corriere della Sera, il n1 di RedBird (fondo proprietario del club) Gerry Cardinale ha parlato anche di una questione parecchio calda in questi giorni, quella legata al nuovo stadio del Milan. L’americano ha di fatto confermato le parole del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ai nostri microfoni ieri, parlando degli ulteriori passi avanti sull’impianto a San Donato. Sul nuovo stadio del Milan però Gerry Cardinale si è voluto anche togliere qualche sassolino dalle scarpe riguardo alla querelle con il Comune di Milano e con l’area dell’Ippodromo La Maura in particolare.

“Presupposti incoraggianti”
Il nuovo stadio è un punto fondamentale: l’impianto del Milan sarà a San Donato?
“I presupposti sono incoraggianti. Con il bene stare del Comune di San Donato e della Regione, che ringraziamo, abbiamo già svolto diverse sessioni molto produttive. La nostra proposta è supportata da un volume imponente di relazioni tecniche: sarà uno stadio all’avanguardia, a 10 minuti di metro dal Duomo, porteremo eventi dal vivo, artisti di fama mondiale suoneranno lì. Un’opportunità mancata per Milano, con nostro forte rammarico perché ho maturato grande stima per il sindaco Sala. Sono deluso soprattutto perché ci sono state alcune minoranze pregiudizialmente contrarie, che hanno sbarrato la strada anche al progetto a La Maura. Sarebbe stato l’impianto sportivo più verde del mondo, con l’85% dedicato al verde e solo il 15% di area cementificata”.
E’ pentito di aver investito in Italia? Pensa che la burocrazia sia troppo opprimente?
“No, qui mi sento a casa. Quando abbiamo comprato il Milan, in America mi dicevano: “Siete pazzi, non potete fare affari in Italia. C’è la burocrazia, c’è la politica”. E quando ho pensato di costruire un nuovo stadio, mi è stato detto: “Scordatelo. Hai visto cos’è successo a Roma?”. Ma, a parte che sentirmi dire che non riuscirò a fare una cosa aumentata la mia determinazione, io vedo l’Italia con occhi diversi, penso che gli italiani siano collaborativi e aperti al dialogo. Mi piacerebbe investire di più qui. Quando costruiremo il nuovo stadio sarà un progetto da un miliardo e sarebbe un bel segnale se fosse sostenuto anche da capitali italiani. Sarebbe una risposta a chi sostiene che in Italia non si può fare impresa”.
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