Nocerino: “Nel Milan vedo pochi leader. Vi racconto il Pioli di 12 anni fa”

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Questa mattina, prima di Milan – Napoli di Champions League, l’ex rossonero Antonio Nocerino ha concesso un’intervista a La Gazzetta dello Sport. Di ruolo centrocampista ma trasformato in goleador nell’annata 2011/2012 con la maglia del Diavolo, Nocerino ha toccato diversi argomenti.

nocerino milan napoli

Ad oggi è l’ultimo giocatore del Milan ad aver segnare in un quarto di finale di Champions League. Lo fece a Barcellona nel 2012: “Intanto mi spiace che siano passati undici anni, perché vuol dire che il Milan è lontano dai quarti di Champions a lungo. Per quanto riguarda il mio gol, ci ripenso ancora, certamente, per un giocatore ‘normale’ come me è un motivo di orgoglio. Il coronamento di un sogno, anche perché in quegli anni era il Barcellona di Guardiola, una delle squadre più forti del mondo. Quando fai un gol in una circostanza simile ti passa davanti tutto ciò che hai fatto per arrivare ad essere lì. La mia famiglia era in tribuna, il primo pensiero è stato per loro”.

Cos’ha rappresentato Ibra per il Milan? “Al Milan è mancato un riferimento anche fuori dal campo. E infatti quando è tornato la squadra è cambiata in questi ultimi due mesi. Il Milan ha potenzialmente diversi giovani campioni, che però non sono ancora in grado di assumersi tutte le responsabilità. Ha ragione Zlatan quando dice che giocare da campione d’Italia è totalmente diverso. Ha detto una cosa giustissima. E allora se in questo momento togli un Ibra o un Maignan, non vedo qualcuno capace di trascinare davvero il gruppo”.

Ma lo svedese avrebbe dovuto ritirarsi? La risposta di Nocerino: “Se uno sta bene e si sente di continuare, fa bene a farlo. E poi vuole smettere come dice lui. Non in infermeria, ma sul campo. Smettere con un intervento chirurgico non è una cosa da Zlatan. Se sta bene, preferisco avere uno come lui, anche se mi fa solo quindici partite. Resta comunque uno che nello spogliatoio ti alza l’intensità. Nel 2012 quando andarono via tutti i grandi campioni vivemmo un trauma. Onestamente, io per primo, non eravamo pronti per recitare il loro ruolo. Il ricambio generazionale deve essere morbido. Il Milan negli ultimissimi anni si è ripreso anche grazie all’arrivo di gente come Ibra, Kjaer, Florenzi e Maignan”.

Quale potrebbe essere il suo ruolo una volta ritiratosi? “Credo voglia fare il manager, a 360 gradi. È intelligente, ha molte competenze. È un curioso, uno che studia, puntiglioso, parla tante lingue, ha una mentalità aperta. Può fare il d.s. così come può fare l’amministratore delegato. Lui è un’azienda, sa maneggiare gli affari e i conti. E poi ha anche occhio per i giocatori, ha l’‘occhiometro’…”.

Al Milan ci vorrebbe un altro Nocerino… (risata, ndr) “I gol dei centrocampisti aiutano eccome… Basterebbero 3-4 gol a testa, sono troppo importanti, non puoi avere il vuoto dietro gli attaccanti. Chi sta sulla trequarti dovrebbe arrivare in doppia cifra”.
Si sentirà stasera la distanza tra Napoli e Milan in campionato? “La Champions è un altro mondo, un altro sport. La storia parla chiaro, il Milan in Champions si sente comodo, a suo agio. Milan e Napoli partono 50 e 50. Dopo il 4-0 in campionato una squadra prende consapevolezza e l’altra capisce che deve darsi una svegliata. A me spiace solo che uscirà un’italiana”.
Su Tonali: “Sandro non è solo il futuro, ma anche il presente del Milan e della Nazionale. Può giocare in qualsiasi posizione, è un tuttocampista. Ha gamba, forza, tiro, tecnica. E poi è milanista, cosa che aiuta. Il senso di appartenenza è fondamentale. A me piace tantissimo, è un fenomeno”.
Nocerino conobbe Stefano Pioli a Palermo nel 2011, un’esperienza non felice per lui: che ricordi ha? “E’ sempre stato uno molto calmo e tranquillo, una persona perbene. Mi è sempre piaciuto. Ora ha una maturità allucinante, nel modo di gestire e approcciare. Un grande allenatore, uno dei migliori in Italia, purtroppo molto sottovalutato. I risultati parlano per lui. Il calcio ha bisogno di persone come lui, perché ci rappresentano bene”.
Su Leao: “Sono d’accordo con Maldini e Pioli quando gli dicono che il Milan ora come ora è la situazione migliore per la sua crescita. E vorrei sottolineare che senza il Milan Leao non lo conoscerebbe nessuno… Voglio dire che il Milan gli ha dato una grande mano e opportunità. Ci vorrebbe un po’ più di riconoscenza, che purtroppo nel calcio non esiste. Il Milan è il Milan, non è una squadra normale, gli devi dire sì a occhi chiusi. E poi è un club il cui livello è destinato ad alzarsi ulteriormente. Al di sopra delle squadre non c’è nessun giocatore: uno deve giocare per il nome che ha davanti, non per quello che ha dietro”.
Nocerino non fa pronostici: come finisce stasera a San Siro? “Eh… no, faccio troppa fatica. Per me è dura vedere Milan-Napoli: da una parte ci ho giocato, nell’altra ci sono nato. Il mio auspicio è che chi passa il turno poi vinca la coppa”.

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