Giovani possibili rivelazioni o quasi.

Ma prima che cominci con la lista dei 5 nomi da tenere d’occhio e da conoscere meglio e da cogliere al lazo qualche ora prima del Mondiale in Qatar, devo chiedervi di perdonarmi se mentre scrivo posso sembrarvi un pochino scosso. In effetti può essere.
No, non è che proprio ieri una mantide religiosa si sia mangiata uno che conoscevo. È solo che quando c’è di mezzo Cody Gakpo non ci capisco più niente. Giuro, letteralmente. È così.
1) Da fenomeno a crack? – Cody Gakpo (Olanda)
Forse non mi sono spiegato abbastanza.
Avete presente la pubblicità in tv che fa “costruisci il tuo cavaliere dell’ordine dei templari a grandezza naturale? In edicola.” Praticamente una delle uscite di quella cosa là è un elmo. Un elmo da templare. Cioè, il punto è che Gakpo è uno di quelli che a ogni giocata ti fa impazzire e ti fa strappare ciocche di capelli intere. Tutte insieme. Ecco perché l’elmetto va consigliato. Non saprei, procuratevi qualcosa di simile.
Se continuassi a raccontarvi fin dove può portare Cody Gakpo, finiamo che lui ha già collezionato gli ultimi 10 Palloni d’Oro. Diciamo che ho un debole per lui.
Nella maniera più oggettiva possibile, il classe ’99 del PSV conta già 9 gol e 12 assist nel campionato olandese. Può giocare un po’ ovunque nel reparto avanzato e, in più, può fare un po’ tutto. Coach van Gaal cercava da tempo l’undicesima tessera per il suo 11 iniziale ed ora che il puzzle è completato, Gakpo dovrebbe partire titolare alle spalle delle due punte. Saranno meno cross rispetto al solito, ma tante bordate da fuori e inserimenti e cose fantasiose alla Tim Burton.
Chiaramente è titolare perché nelle ultime partite con la maglia dell’Olanda ha giocato bene.
2-3) Americani di Leeds – Brenden Aaronson (USA), Tyler Adams (USA)
Quest’estate sul mercato c’era il Leeds, quel club inglese che voleva anche Charles De Ketelaere per capirci, e che poi ha finito per accaparrarsi Brenden Aaronson dal Salisburgo a 32 milioni di euro. Poi i Peacocks sono finiti anche su Tyler Adams, ai tempi centrocampista del Lipsia. Entrambi sono born in the USA.
Dubbione mio, non so quanto il gruppo Red Bull possa esserne sorridente.
Sapete, sono uno che trova molto complicato aprire i barattoli delle cose sott’olio. Però, voglio dire, è difficile per tutti aprire i barattoli del supermercato.
Quando vedi Aaronson pensi sempre che quello che fa lui è facilissimo. Anche se è andato avanti con un tunnel ed un cambio gioco. In confronto aprire un barattolo di marmellata è difficile tipo come difendere la Terra dal Divoratore di Mondi.
Aaronson (classe 2000) è uno che tocca la palla delicatamente, come fosse una di quelle pasticche salvavita che nei film action americani sembrano non funzionare mai.
Al contrario, il giocatore del Leeds dal punto di vista del gioco funziona benissimo: è un esponente delle manovre tardo-barocche da possesso palla. Passaggi, dribbling e tutte cose belle e luminose e profumate. Di contro c’è da ammettere che Aaronson non è il più incisivo, per quanto riguarda gol e assist, dei trequartisti.
Adams (classe ’99) invece è uno di quei centrocampisti che corrono tanto e contendono un po’ ogni pallone senza disgustare l’arte dell’inserimento. Cioè, il classico tipetto disponibile a cercarti un granello di sabbia nel deserto di Sonora.
Ruolo davanti la difesa che, come direbbero negli States, è da playmaker, gli avversari del girone se lo vedranno venire incontro più o meno sempre.
Inghilterra favorita, e tra Galles, Iran e Stati Uniti, i ragazzi del Leeds potrebbero spuntarla.
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4) Giuramento di Ippocrate – Noah Okafor (Svizzera)
Lo conoscete già. Devo raccontare pochino.
Prima una gara d’andata contro il Milan in Champions League, una partita dove è stato una peste, poi il bis di ritorno perso nettamente dal suo Salisburgo. I tifosi italiani sanno cosa sa fare, i media lo avvicinano al Milan.
Per il Mondiale, invece, il ruolo in campo pare non ancora definito per davvero. La punta titolare nei piani degli svizzeri era Embolo, coach e staff non erano pronti all’esplosione di Okafor per il Mondiale. Poco male, vedremo dove verrà piazzato nello scacchiere svizzero.
Tanto non è che le grandi partite gli stimolino balbuzie incontrollabili con la palla tra i piedi.
5) Finalmente un appuntamento – Enzo Fernandez
Un altro nome semplice che di certo non scopro io. Un altro cognome sondato a lungo dal Milan.
Beh, Enzo Fernandez è stato bravo fin qui. Cioè, ha studiato tanto e ha imparato tanto e ha viaggiato tanto e ha deciso di fare il calciatore da tanto. Ma ancora non ha colto qualcosa lungo la strada. O almeno, in Argentina sì. Ma non tutti qui in Europa seguono il River Plate.
Con ogni probabilità candidato a diventare uno dei centrocampisti del decennio ma non tutti lo conoscono veramente. Non sono bastate le “valverdate” dalla distanza o i contrasti da carramba. Insidiato dai minuti di Alexis Mac Allister, profeta del Brighton, Enzo Fernandez dovrà ritagliarsi un posto sotto le luci. Tipo come i comici agli albori che cercano un locale tutto per loro girando per L.A., quelli che vogliono diventare famosi agli occhi proprio di tutti.
Chi conosce Enzo Fernandez prova il sentimento della pietas nei suoi confronti, quella sensazione simile ad un amore carico d’affetto. Il punto è che non lo conoscono ancora tutti tutti tutti. E molti di quelli che lo conoscono non l’hanno ancora visto veramente.
Praticamente un’amicizia online.
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