Negli anni più bui dell’ultimo decennio rossonero, che possiamo identificare in un periodo che va dal 2014 al 2019, i tifosi del Milan non hanno vissuto grandi gioie. Tolta la soddisfazione di Doha nel 2017, il Diavolo ha sempre faticato in campionato su tutti i livelli. Non è un caso se proprietà, società e staff tecnico sono cambiati diverse volte nel corso di quegli anni. Seedorf, Inzaghi, Mihajlovic, Brocchi, Montella, Gattuso e Giampaolo si sono passati il testimone, ma la situazione non è mai davvero parsa finalmente cambiata. Ad un certo punto, però, questa sensazione si avvertì. Nella seconda parte dell’unica stagione intera con l’ex numero 8 rossonero in panchina, qualche risultato arriva e il tanto ricercato ritorno in Champions League sembra più vicino. Con Gattuso il Milan fa 37 punti nel girone di ritorno, arriva ad una lunghezza dal traguardo e in alcune uscite gioca anche con solidità e compattezza.

Il modulo è il solito: 4-3-3, impossibile sbagliare. Suso e Calhanoglu giocano praticamente con i piedi sulla linea, e gli inserimenti di Kessié e Bonaventura contribuiscono ai 9 gol in 18 partite di Piatek. Perché quel Milan trova la quadra? Probabilmente perché il tecnico dell’epoca sistema la catena di destra nel modo migliore, limitando i compiti di impostazione del centrocampista ivoriano (che era un giocatore molto diverso da quello che conosciamo ora). Poi lo spazio lasciato da Suso all’interno favoriva Calabria, permettendo allo spagnolo di monopolizzare il gioco sulla fascia. Jesus Fernandez Saez in quel momento era proprio questo: la luce che doveva accendersi per sperare che la squadra si rendesse pericolosa. Un cross tagliato, un pallone filtrante o il solito tiro a giro. Questo era tutto (o quasi) ciò in cui i sostenitori rossoneri dovevano sperare perché accadesse un qualcosa in fase offensiva. C’è un momento in cui questa “magia” svanisce. Nella stagione 2019-2020 l’esterno del Milan non è più brillante e Castillejo inizia a giocare sempre di più. Sono 5 i minuti chiave che identificano perfettamente la situazione. Immediato pre-partita di Milan-Spal di Coppa Italia (terminato poi 3-0), lo speaker Gegio legge le formazioni. Castillejo titolare: ovazione, Suso in panchina: fischi assordanti. Il numero 7 in quella gara trova anche la rete e di fatto sancisce la fine dell’avventura milanese del compagno di squadra.
Per 24 milioni a giugno 2020 il Milan vende ufficialmente il calciatore che per 6 stagioni aveva occupato la corsia di destra e lasciato in eredità 153 partite, 24 gol e 36 assist. Il dualismo che nasce dopo è tra l’ormai non più stravisto ex Villarreal e Alexis Saelemaekers, un giovane sconosciuto arrivato dal Belgio per pochi spiccioli. Passo dopo passo, partita dopo partita, il classe ’99 si impone come titolare del 4-2-3-1 di Stefano Pioli. Inutile ricordare la splendida ascesa del Milan con l’allenatore parmense, ma vale la pena fare una riflessione in merito a questa fascia laterale. Per quanto riguarda il sottoscritto, non ha mai rappresentato un grosso problema il fatto che l’ala destra rossonera sia meno offensiva e prolifica rispetto alla sinistra. Infatti, da due anni a questa parte gol e punti non sono mai stati il problema: sono sempre arrivati comunque. Le questioni, però, che mi preme analizzare sono due.
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Innanzitutto, ciò che più caratterizzava (e caratterizza) la squadra è l’imprevedibilità, la vivacità e quella capacità di non dare mai punti di riferimento agli avversari in attacco. Saelemaekers garantisce proprio questo, perché non è un caso se anche il Milan di questa stagione gioca meglio quando c’è lui e non Messias. Il patto deve comunque essere che sia in forma e in fiducia, perché la sensazione è che il duello ultimamente vinto sempre dal brasiliano l’abbia sofferto in questo senso. Ma diamo un po’ di numeri, limitandoci per comodità alla sola Serie A. Il belga è partito dal primo minuto 17 volte, contro le 11 di Junior. Tuttavia, in due occasioni (Empoli in trasferta e Roma in casa) hanno cominciato entrambi titolari. Solo 3 volte nel corso dell’anno, invece, Pioli ha schierato alternative nel ruolo: Florenzi contro la Lazio, Castillejo a Bologna e Diaz nel derby d’andata. Il dualismo è dunque evidente, tuttavia le gerarchie si sono ribaltate.
Addirittura le ultime 6 uscite di campionato hanno visto cominciare il brasiliano, con Saelemaekers sempre relegato in panchina. L’ex Anderlecht non sta più dando con continuità ciò che chiede il suo tecnico e per questo, nonostante le prestazioni del sostituto siano quantomeno altalenanti, non viene premiato. Personalmente credo, come anticipato, che la forza del Milan stia sempre nella duttilità di giocatori come il belga, come Krunic o Kessié. Quell’interscambiabilità e velocità che favoriscono un gioco più fluido e meno prevedibile. Il periodo di Suso condizionava tutto il gioco delle rose che hanno preceduto questo ciclo, e l’accentramento della manovra portava solo ad un impoverimento di iniziative da parte di altri. Senza voler paragonare lui e Messias, il rischio è simile. Le poche alternative che offre il brasiliano dovrebbero almeno garantire un certo apporto in quanto a reti e assistenze per essere serenamente accettate. Il rischio, appunto, è invece quello di rendere l’11 rossonero troppo prevedibile e poco vivace. Non può bastare questo, comunque, per giustificare il rimpiazzo di Saelemaekers e per togliere meriti al brasiliano. Il salto di qualità in quella zona va fatto, se si vuole crescere ulteriormente.
Il che ci porta al punto due. Per quanto reputi che i profili giusti sulla corsia di destra per il Diavolo debbano essere più propensi all’imprevedibilità e alla costruzione offensiva, lo step successivo per la squadra deve essere la prolificità anche da quella zona di campo. Nelle 94 partite fin qui disputate dal 56 rossonero sono arrivati solo 6 gol e 11 assist che, vista la continuità concessagli nel corso di due stagioni e mezzo da Pioli, sono troppo pochi. Sul mercato si parla molto di Domenico Berardi, che come si sarà intuito per le ragioni sopra elencate non mi convince per caratteristiche. Al di là dell’assoluta inesperienza in un grande club, non lo vedo come un elemento in grado di far svoltare il Milan sia dal punto di vista dei gol che da quello del gioco. In ogni caso, la fiducia in Maldini e Massara è totale, così come quella nell’allenatore, sanno certamente tutti e tre dove va potenziata la rosa e sapranno trovare il giocatore giusto per la svolta a destra, che va fatta.
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