Esistono momenti nella storia di un club e il Milan non ne è esente, dove rivedere la “quota di volo” è quasi normale. Magari non risulta altrettanto naturale ai passeggeri abituati a certe altezze e a quel senso di onnipotenza che solo il cielo infinito può dare.

La stagione 1994/95 è da ricordare come una sorta di forza gravitazionale che ha attratto quel Milan verso la Terra facendogli abbandonare momentaneamente l’ebrezza delle alte sfere.
La squadra di Fabio Capello si accinge a quella stagione da Campione d’Europa in carica. Gli allora penta campioni europei avevano lasciato partire i vari Papin, Brian Laudrup e Raducioiu per riaprire le porte di Milanello a Giovannino Stroppa e soprattutto Ruud Gullit. L’amato treccioluto olandese ritorna in rossonero dopo un anno alla Sampdoria.
Il remake di uno dei tre tulipani durò solo un paio di mesi. A novembre, all’epoca mese del mercato invernale, fece il suo ritorno in blucerchiato. Al suo posto, dalla Juventus, arrivò Paolo Di Canio.
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Sconfitto al debutto per 2-0 ad Amsterdam contro il talento dell’Ajax dei fratelli De Boer, l’ex Rijkaard, Overmars, Litmanen e degli astri nascenti Davids, Seedorf e Kuivert, il Milan cerca il pronto riscatto nel match casalingo contro il Salisburgo.
Il 28 settembre del 1994, in un San Siro per pochi intimi, appena 22 mila spettatori, Maldini e compagni affrontano il club austriaco per la prima volta nella storia.
Nella serata europea, il Milan non soltanto prova a riscattare la netta sconfitta all’esordio nella competizione ma deve delle risposte ai troppi interrogativi che iniziano ad affastellarsi anche in campionato.
Qualche giorno prima è Luigi Gualco da Alassio con la maglia della sua Cremonese a regalare, si fa per dire, il gusto della sconfitta anche nel territorio italiano.
Ma veniamo al debutto casalingo che vede come obiettivo la difesa della coppa dalle grandi orecchie conquistata qualche mese prima.
Capello, in una tiepida serata di fine settembre milanese, schiera la difesa titolare. Da destra a sinistra, davanti a Sebastiano Rossi, Tassotti, Baresi, Maldini e Panucci.
A centrocampo un’elastica linea a quattro con Albertini e Desailly centrali e Stroppa e Boban a mettere a servizio della squadra la loro qualità e fantasia, partendo più esterni. In attacco Simone a far coppia con Gullit in campo con un’inedita maglia numero quattro voluta a tutti i costi perché ritenuta porta fortuna dopo i 18 gol realizzati l’anno precedente in blucerchiato. È inutile dire che la fortuna non è scienza infatti il ritorno di Ruud in rossonero durò un battito di ciglia.
La rocciosa compagine di mister Baric, si presentò a San Siro con un abbottonatissimo 3421. Sono gli austriaci a rendersi pericolosi per primi. Jurcevic vince un duello con Panucci a sinistra. Si invola in area e lascia partire un violento tiro all’incrocio che Rossi devia con i pugni. Nell’azione si infortuna il capitano, Franco Baresi, costretto a lasciare il campo. Al suo posto Filippo Galli. E siamo al minuto 22.
Cinque minuti più tardi il Milan imbastisce un’azione degna della squadra Campione d’Europa. Savicevic parte da destra e si accentra saltando due avversari. Appena al limite dell’area riceve Simone che con un pregevole tocco di esterno destro sorprende la difesa austriaca. Gullit è solo in area davanti al portiere e di destro tira a botta sicura. Proprio in questo istante si sgretola la teoria del numero porta fortuna. Palla incredibilmente fuori.
Al 30’ Gullit prova a rifarsi. Si libera sulla sinistra con tutta la sua tipica esuberanza fisica e dal limite dell’area lascia partire un missile terra area.
Il portiere Konrad si rende protagonista di una plastica respinta sul primo palo. Segnatevi questo nome: Otto Konrad, nato a Graz nel 1964. Professione? Attore. Scusate, portiere.
No, lasciamo perdere Freud e la teoria dei suoi lapsus. Si prova solo a dar giustizia ad un talento artistico prestato al mondo del calcio.
Siamo al minuto 39’. Il Milan è in pieno controllo del gioco. L’azione parte dalla difesa. Maldini apre a destra per Tassotti che allarga per Stroppa. Il numero 7 rossonero di accentra e l’appoggia a Savicevic. Il genio scarica dietro a Filippo Galli che di prima la passa a Maldini. Avanza qualche metro è allarga sulla sinistra per Panucci. Palla in profondità per Gullit che difilato lascia partire un cross a tagliare la difesa avversaria. Si inserisce Stroppa che sorprende la linea difensiva del Salisburgo e di testa fa secco il “capocomico” Konrad.
Mettetevi comodi signori, va in scena il Konrad show. Dalla Sud arriva una bottiglietta d’acqua che pare colpisca il portiere. Nessuna immagine immortalerà il fatale impatto. Intendiamoci, è superfluo sottolineare quanto deprecabile sia il lancio di oggetti in campo.
Ma restiamo alla drammaturgia di quella sera che per il Milan stava prendendo le sembianze di un vero e proprio psicodramma sportivo.
Dopo cinque minuti di sceneggiate la partita potè riprendere. In chiusura di prima frazione, grosso brivido per Rossi. Linea del fuorigioco elusa e Kocijan entra in area e sorprende Tassotti. Gran sinistro sul primo palo ma il portierone rossonero con un’autentica prodezza consente di andare all’intervallo in vantaggio.
La ripresa si apre con un gran riflesso di Konrad su tiro dal limite di Gullit dimostrando che l’attore non è l’unica sua professione.
E siamo al secondo atto della commedia. Su un tiro insidioso di Stroppa uscito di poco fuori e dopo una gran parata su un tiro dal limite dell’area di Boban, il nostro guitto con la maglia numero uno si prepara al gran finale portandosi le mani al volto, dando segnali di mancamento.
Ma al 58’ il Milan raddoppia. Simone sfrutta un errore di un difensore austriaco e dalla destra, appena entrato in area, lascia partire un preciso diagonale. Due a zero e partita in ghiaccio.
La regia televisiva indugia sul portiere ansimante per terra ignorando l’esultanza dei rossoneri. Ci siamo. È il commiato del grande attore dal suo pubblico.
Barcolla Konrad. Il sipario può chiudersi. Subito sostituito dal suo secondo che dopo appena 4 minuti battezza il suo esordio sul prato di San Siro subendo un gol capolavoro di Marco Simone. Stop dal limite dell’area, sguardo alla porta e da posizione leggermente defilata sulla sinistra lascia partire un tiro a giro sotto l’incrocio. Gol, vittoria e primi due punti nel girone. Per il momento.
Eh già. Torniamo al nostro attore. Portato fuori dal campo trascinato dai sanitari della propria squadra, indurrà il Salisburgo a far ricorso all’UEFA. Appena 48 ore dopo arriva la sentenza. Sconfitta a tavolino per il Milan e due punti assegnati al club austriaco.
Tranquilli, Konrad gode di buona salute. Ma già quella sera stessa, fu ripreso, un attimo dopo la sua uscita, salire le scale che portano agli spogliatoi in solitaria e sorridente. Non ha fatto mistero lui stesso, alla vigilia del match del match di ritorno che: “Io amo vincere e sono pronto a tutto”.
Sembra un caso ma uno dei più grandi geni dell’umanità, al secolo Wolfgang Amadeus Mozart, nativo proprio di Salisburgo e forse, ci piace immaginarlo, tifoso della squadra della sua città, sosteneva: “Quando si tratta di beffarmi di qualcuno, non posso resistere.” Allora è certo, Konrad è un mozartiano puro.
L’appuntamento con la giustizia è solo rimandato. Il 7 dicembre, la sofferta qualificazione, bisogna conquistarsela in Austria contro Konrad e compagni. Il Milan ha un solo risultato. In caso contrario passano loro.
Siamo al minuto 26: “Savicevic tutto solo in area sulla sinistra. Lascia partire un tiro che il portiere Konrad non trattiene. Si avventa Simone che tutto solo si allunga. La porta è vuota. Palo clamoroso! La palla è ancora li sulla linea di porta e …”
Ognuno immagini il finale che ritiene opportuno. Lo sport, il calcio, come la vita, è una questione di attimi, di centimetri. Il confine tra una vittoria o una sconfitta è proprio lì, in quei centimetri. Ma quando in campo scende la giustizia non c’è espediente attoriale che tenga.
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