il 21/06/2023 alle 08:29

“Milan, RedBird lavora così! Non solo dati…”: parla l’ex scoperto dagli algoritmi

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L’utilizzo particolare dei dati e degli algoritmi renderà RedBird una proprietà vincente per il Milan? La Gazzetta dello Sport in edicola questa mattina lo ha chiesto a Tim Sparv, secondo la rosea uno dei primi calciatori ad essere stati scoperti ed acquistati grazie all’utilizzo degli algoritmi e dell’analisi di dati e statistiche: nel 2014, i danesi del Midtjylland lo hanno acquistato dal Greuther Fürth, squadra della seconda serie in Germania. L’ex giocatore, ora collaboratore dello Sparta Praga, ha risposto alle domande su dati, Milan e RedBird.

redbird milan

Tim Sparv, la Danimarca e il suo soprannome: “no-stats all-star”

«Quando sono arrivato in Danimarca Ankersen mi ha preso da parte e mi ha svelato che aveva analizzato centinaia di dati sulle mie partite. Lui e il suo team conoscevano tutto: il numero di tackle stagionali, quante volte mi ero spinto in area di rigore, i tiri in porta. Avevo segnato un solo gol, ma spiccavo per altro. 6 anni in Danimarca? Non fu un esperimento, ma una filosofia precisa. Matthew Benham, il proprietario, amava ripetere: se non possiamo competere a livello economico con i grandi club, allora dobbiamo scovare le pepite d’oro nascoste a modo nostro, attraverso le statistiche. Ha cambiato la storia del club. Nel 2015 abbiamo vinto il campionato per la prima volta, poi ci siamo ripetuti nel 2018 e nel 2020. Nel 2016, inoltre, abbiamo battuto il Manchester United in Europa League».

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Sull’area scout del Midtjylland, sua ex squadra

«Hanno una squadra di analisti e osservatori che si occupano solo di questo. Studiano quello che l’occhio comune non riesce a vedere. Qualcosa che va al di là dei gol, degli assist o del semplice dribbling. Ognuno di noi aveva un report personalizzato con una serie di dati individuali e di squadra. Mi hanno scoperto così, cambiandomi la vita».

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Dai dati e dagli algoritmi si scoprirà il nuovo Mbappé? RedBird è la proprietà giusta per il Milan?

«Non credo. Il calcio è anche sentimenti, sensazioni, umori, giornate storte e altre fortunate. Il giocatore va osservato dal vivo, ma i dati aiutano e sono fondamentali per inquadrare il contesto completo. Prendo il mio caso: in Germania non avevo siglato neanche un assist, ma spiccavo in statistiche che magari altri club avevano sottovalutato. O forse neanche considerato. L’aspetto emotivo di un calciatore conta, certo. I dati aiutano a valutare cosa ti serve, magari in una fase preliminare, com’è stato con me. Oggi studio da allenatore e mi chiedo spesso: di cosa ho bisogno? Quanti giocatori sono in grado di fare quello che cerco? Faccio un esempio: mi serve un esterno che dribbla? Analizzo quante volte salta l’uomo, quante va sul fondo, quante si accentra, quanto calcia in porta, expected goals. Poi lo vado a vedere. Così ho il quadro completo. «Non c’è una scienza esatta, ma ciò che è certo è che ormai bisogna avvalersi dei dati. Adattarsi ai tempi e cambiare approccio, mentalità. Il Milan, ad esempio, sta adottando la giusta strategia. Sono convinto che RedBird sia la proprietà ideale per valorizzare la storia di questo club».

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