Forte editoriale di Arrigo Sacchi contro i parametri zero sulle pagine de La Gazzetta dello Sport: “Investiamo sulle idee”
Lo storico allenatore del Milan Arrigo Sacchi ha scritto un editoriale particolarmente incisivo uscito oggi sulle pagine de La Gazzetta dello Sport. Sacchi ha analizzato il modo di fare mercato dei principali club di Serie A, criticandolo aspramente. Portando l’esempio del suo Milan, l’ex allenatore si è scagliato contro i “parametri zero“, giocatori spesso alla ricerca di un ultimo improtante contratto e che tolgono spazio a giovani promesse che attendono solo la loro occasione per esplodere.

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“Calciomercato? Serve realismo. Spazio alle idee”
“Il calciomercato, da sempre, accende la fantasia dei tifosi, li fa sognare, si vincono scudetti e Champions League sulla sabbia che, puntualmente, crollano come i castelli messi su dai bambini. Mi sento di dare un consiglio a tutti gli appassionati, tra i quali mi ci metto pure io: per una volta facciamo uno sforzo, cerchiamo di restare con i piedi per terra, non immaginiamoci fuoriclasse che sbarcano in questa o in quella squadra, ma imbocchiamo la saggia strada del realismo. I club italiani non possono competere con certe realtà, e penso agli arabi, agli inglesi, ma anche agli spagnoli. Loro hanno soldi da spendere, possono permettersi grandi investimenti, noi no. Dobbiamo farcene una ragione e agire di conseguenza: dove non si arriva con il denaro si può sempre arrivare con le idee. Che, tra l’altro, non costano nulla (a patto di averle)”.
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Gli ultimi due scudetti di Milan e Napoli: “Gioco protagonista, lasciamo perdere i parametri zero”
“Mi spiego meglio: se fossi il dirigente di una squadra di Serie A, anche di prima fascia che punta a lottare per vincere il campionato, cercherei di investire sui giovani. I giovani sono disponibili, hanno entusiasmo e, se ben educati, hanno pure l’umiltà necessaria per raggiungere grandi traguardi. Ci sono due esempi che vorrei ricordare: gli ultimi scudetti sono stati vinti dal Milan, con una squadra composta in gran parte da giocatori semisconosciuti (avevate notizie di Kalulu e Tomori prima di vederli in campo?), e dal Napoli, che ha puntato sulla freschezza di elementi nuovi (Kvara su tutti) lasciando partire gente “pesante” come Insigne, Mertens, Koulibaly e Fabian Ruiz. In entrambi i casi il gioco è stato protagonista: Milan e Napoli si sono cuciti il tricolore sulle maglie perché hanno saputo giocare bene, meglio degli altri, magari non avendo in squadra quei fuoriclasse che altri potevano esibire. Questa è una lezione che va imparata e, durante questa sessione di calciomercato, deve avere il valore di una stella polare. Puntiamo sui giovani, lasciamo perdere i cosiddetti “parametri zero”, che magari sono calciatori ormai a fine corsa e che vengono da noi soltanto per strappare l’ultimo contratto, investiamo sulle idee, facciamo crescere gli allenatori, mettiamoli in condizione di avere quelle conoscenze necessarie affinché possano proporre alle loro squadre un gioco sempre all’avanguardia”.
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Come si può migliorare? Sacchi ha due idee
“Per fare tutto ciò sono fondamentali alcune cose. La prima: il pubblico deve comprendere il momento storico ed economico, non deve chiedere l’impossibile, deve anch’esso ragionare in termini di equilibrio finanziario. I bilanci in ordine sono il primo requisito per avere una società sana e produttiva, discorso che vale non soltanto nel calcio ma in tutti gli ambiti. La seconda cosa, altrettanto importante, è che la Federcalcio dia una spinta in questa direzione, promuovendo corsi di aggiornamento per gli allenatori, seguendone il percorso, i miglioramenti. Il grande errore dell’Italia, dopo i fantastici anni Novanta, è stato abbandonare completamente lo sviluppo dei settori giovanili. Si diceva: i giocatori noi li compriamo quando sono già pronti, non abbiamo bisogno dei ragazzi, i soldi ci sono e possiamo permetterci il meglio. Sì, ma poi la pacchia è finita e adesso ci ritroviamo a dover rincorrere, eventualità frequente nel nostro meraviglioso Paese, dove fare squadra è un’impresa più ardua che scalare il Mortirolo in bicicletta. Tre quarti della difesa del mio Milan venivano dal settore giovanile rossonero: Baresi, Galli e poi Costacurta, Maldini. Soltanto Tassotti era stato acquistato dalla Lazio. Ciò significa che se sai osservare le persone, se sai sceglierle, se sai farle crescere, puoi raggiungere grandi risultati anche senza investire, o investendo poco. Troppo spesso si insegue il grande nome. Perché? Agli allenatori ripeto: badate al gioco, date forti motivazioni ai vostri ragazzi, create lo spirito di squadra, tutto ciò non costa ed è alla base di ogni impresa. Avanti con i giovani che portano freschezza ed emozioni. Mancano di esperienza, ma hanno l’ambizione di diventare grandi, tutta benzina preziosa”.
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