Milan-Manchester Utd
Ci sono partite che segnano la storia di un club, serate che ne rinnovano ed esaltano la leggenda. La semifinale di ritorno di Champions League tra Milan e Manchester United del 2 maggio 2007 è sicuramente una di queste.
Il Milan ha appena eliminato il Bayern Monaco con una grande prestazione in Baviera e ha retto l’impatto dell’Old Trafford, perdendo 3-2 la partita di andata, battuto solo allo scadere da un grande goal di Wayne Rooney.
Il ritorno a San Siro non rappresenta solo un’altra grande notte europea, ma anche l’ultimo ostacolo prima della possibile rivincita di Istanbul. Sì, perché nella sera precedente, il Liverpool ha eliminato ai calci di rigore il Chelsea di Mourinho, conquistando la finale di Atene, che, secondo la maggior parte dei pronostici, sarà una questione tutta britannica.
San Siro è stracolmo molto prima dell’inizio della gara; chi ha la fortuna di trovarsi allo stadio percepisce che non è una notte come tutte le altre e la pioggia, che comincia a scendere mentre i tifosi attendono con impazienza il fischio di inizio, ammanta la Scala del calcio di un alone quasi mistico.
Il Manchester United è una squadra formidabile, in cui un grande centrocampista come Paul Scholes esalta le doti offensive del mago gallese, Ryan Giggs, del nuovo astro nascente del calcio mondiale, Cristiano Ronaldo, e di un attaccante formidabile, Wayne Rooney, che concluderà la carriera come miglior marcatore di sempre della storia dello United e della Nazionale dei Tre Leoni (in entrambi i casi superando un certo signore di nome Bobby Charlton).
In panchina Sir Alex Ferguson, semplicemente una leggenda. I Red Devils rispettano il Milan e sanno molto bene che strappare la qualificazione in casa dei rossoneri sarà molto difficile, ma, forse, quello che non si aspettano è ciò che succede quando cominciano a risuonare le note di We Will Rock You, che, all’epoca, accompagnavano l’ingresso dei giocatori del Milan per il riscaldamento.
San Siro esplode in un boato spaventoso e un tifo incessante accompagnerà i giocatori per tutti i novanta minuti: il Manchester non dovrà semplicemente affrontare undici giocatori, ma quasi ottantamila tifosi scatenati.
Carlo Ancelotti, per questa sfida decisiva, sceglie questa formazione: in porta Nelson Dida (clamorosa una sua parata su Fletcher all’Old Trafford, che riscatta la papera iniziale); in difesa Oddo e Jankulovski terzini e Nesta e Kaladze centrali (Maldini non recupera dall’infortunio dell’andata); a centrocampo Gattuso, Ambrosini e Pirlo; in attacco Kaká e Seedorf dietro a Inzaghi.
Carletto opta per una formazione e un modulo che conosce molto bene; nel suo libro, Il mio albero di Natale, inserendo questa partita tra le dieci più importanti della sua carriera, spiega le sue scelte, sottolineando la volontà di contrastare il Manchester proprio dove secondo lui era più forte, in mezzo al campo.
La posizione di Kaká e Seedorf dietro a Inzaghi costringe, infatti, i due mediani Carrick e Fletcher a occuparsi prevalentemente di loro, lasciando più spazio ai tre di centrocampo del Milan e, eventualmente, alle discese dei due terzini.
I rossoneri fanno subito capire agli uomini di Ferguson che tipo di partita dovranno affrontare. Seedorf riceve da Gattuso nel cerchio di centrocampo, serve di prima Ricky, che brucia l’uscita dalla difesa di Heinze e piazza una delle sue incontenibili accelerazioni. Inzaghi non arriva sull’assist per una questione di centimetri, ma Kaká, con questa prima azione, esalta il pubblico e, con un gesto delle braccia sotto la curva, lo infiamma ancora di più.
Il secondo squillo arriva da Clarence, che, dopo una punizione di Pirlo respinta dalla difesa dei Red Devils, impegna Van der Sar dalla distanza; solo l’istinto salva il portiere olandese, che, galvanizzato dalla parata, cerca di scuotere i compagni.
Il Milan domina questa prima fase di gara e all’undicesimo minuto passa in vantaggio: Nesta, con un lancio dalla linea di metà campo, trova un intelligente taglio di Seedorf alle spalle dei mediani avversari; il numero dieci rossonero gira di testa per l’accorrente Kaká, che fa rimbalzare il pallone e, dal limite dell’area, di sinistro batte imparabilmente Van der Sar. L’immagine del talento brasiliano che festeggia a braccia alzate sotto la pioggia entra di diritto nella galleria dei ritratti più iconici della storia milanista. Un’altra sequenza che rimane negli occhi dei tifosi rossoneri è quella di Rino Gattuso che, con un generoso ripiegamento difensivo, sradica il pallone dai piedi di Cristiano Ronaldo, spedendolo con una spallata direttamente nel fango di San Siro, quasi a voler dire al talento portoghese che il suo momento arriverà, ma non questa sera e non ad Atene.
Alla mezz’ora la difesa dello United pasticcia sulla fascia sinistra, Pirlo, decentrato, ringrazia e spedisce un cross verso l’area piccola cercando Inzaghi; Pippo viene anticipato da un poderoso stacco di testa di Vidić che, però, recapita il pallone sui piedi di Seedorf, il quale, appostato al limite dell’area, sembra conoscerne anticipatamente la traiettoria. Il resto lo fa la classe immensa di Clarence, che stoppa la palla di petto, con un leggero tocco si sposta verso destra, vince il contrasto con l’accorrente difensore serbo e anticipa il tackle di Fletcher battendo per la seconda volta Van der Sar. Un concentrato di intelligenza, tecnica e fisicità, praticamente un goal manifesto del giocatore olandese.
La pioggia scende sempre più fitta, ma ormai San Siro brucia di un fuoco che non può più spegnersi. Nel primo tempo Inzaghi ha l’occasione di chiudere definitivamente i conti, ma la sua girata finisce sul fondo. Il 2-0 con cui le squadre vanno negli spogliatoi concede comunque al Milan un certo margine di sicurezza, perché gli inglesi devono necessariamente pareggiare per conquistare la finale. Ferguson cerca di rispondere tatticamente all’amico Ancelotti spostando Ronaldo vicino a Rooney e passando a un 4-4-2 che gli permette di avanzare il baricentro della squadra, ma è ancora Kaká, in apertura di ripresa, a battere nettamente Vidić e ad avere l’occasione per il 3-0; Van der Sar è ancora bravo a evitare la capitolazione.
Il Manchester United, con gli aggiustamenti del suo tecnico, reagisce e la partita cambia registro, ma il Milan riesce comunque a gestire il momento più difficile senza concedere grosse occasioni da rete e rischiando solo su un inserimento di Fletcher (che conclude, però, malamente) e su una possibile acrobazia di Rooney, sventata dal mestiere di Oddo. Così, alla mezz’ora, con i Red Devils riversati nella metà campo rossonera alla ricerca del goal della speranza, Ambrosini corona una grandissima prestazione riuscendo a trovare Gilardino (entrato al posto di Inzaghi) in campo aperto. L’attaccante biellese si invola verso la porta avversaria senza possibilità di essere raggiunto dai difensori e, arrivato al limite dell’area, batte Van der Sar in uscita. È l’apoteosi.
In realtà lo United dovrebbe ugualmente segnare due goal per andare almeno ai supplementari, ma la partita è finita, anche gli indomiti inglesi devono arrendersi a questo Milan praticamente perfetto. Mentre la pioggia smette di scendere su Milano, i tifosi rossoneri festeggiano questa grande vittoria e il volto di Seedorf, un campione che in bacheca ha già tre Coppe dei Campioni, è solcato da lacrime di gioia. Il Manchester United, fortissimo, dovrà aspettare la stagione successiva per conquistare la Coppa (in una finale tutta inglese con il Chelsea). Il Milan pregusta la rivincita con il Liverpool, mentre Atene, ancora una volta, attende i suoi eroi.
Altro ricordo, altre emozioni, il gol di Kakà all’Old Trafford