Vieri: “La storia è del Milan non dei giocatori! Inter, occhio a pensarla così”

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L’Euroderby tra Milan e Inter del 2003 è stata una sfida di grandi talenti e grandi assenti: uno di questi era Christian Vieri, intervistato dai microfoni della Gazzetta dello Sport. L’ex attaccante di Milan e Inter ha raccontato le emozioni di 20 anni fa e si è concentrato sulla semifinale di quest’anno: chi passerà?

Milan Inter Christian Vieri

Christian Vieri sull’Euroderby del 2003: un Milan-Inter visto… dalla panchina

«Oggi giro per la città e sento l’aria elettrica, certo, ma allora di più: c’era un’attesa quasi folle. E io dovevo stare a guardare. Il rimpianto più grande? E che classifica è? E il Mondiale 2006? E il 5 maggio? Io mi sono sempre spaccato in due, per l’Inter, per la Nazionale, per tutte le squadre per cui ho giocato: le sofferenze non si paragonano. Soffrivo sudando come un somaro. Il 22 aprile a Valencia mi erano caduti addosso Carew e Materazzi, avevo sentito crack: il ginocchio era spappolato. Passai la sera e la notte a piangere, poi dalla mattina dopo io e Silvano Cotti (l’uomo che curava il recupero degli infortuni) siamo stati sette giorni su sette, dalle otto alle otto, a lavorare per cercare di recuperare. Ho fatto di tutto, ma sapevo che era inutile: ci provavo pensando alla finale, magari per andare almeno in panchina. La maledetta regola dei gol in trasferta, hanno fatto bene a cancellarla: dovevano farlo vent’anni fa, saremmo andati ai rigori. Non c’è dubbio, sono state due partite brutte. Grande tensione, ma quella bella. Troppa? Boh, ognuno la sente e la gestisce a modo suo. Ma altrimenti cosa la giochi a fare la Champions? Ci vorrebbero ogni anno partite così, si gioca a calcio per quello. Sai che puoi passare per un rimpallo, un fallo non chiamato, una cosa che va bene a te e male agli altri. Che la finale potrà dipendere anche da una piccola cosa».

Sul derby di quest’anno: sarà simile?

«Più o meno… Sono quelle partite che fai un passo avanti e due indietro, provi ad attaccare ma pensando a non prendere gol in contropiede. Il calcio in questi vent’anni è cambiato, ma fra due italiane è così: un’avversaria non italiana ti attacca di più, ti viene a prendere di più».

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Sul derby, tra le maggiori vittorie dell’Inter e la storia del Milan

«Zero. E se pensi che ti soffrano, è la volta che prendi la “fiammata”. Per quanto riguarda il Milan, la storia è del club, non dei giocatori che ci sono adesso: questo discorso valeva ai miei tempi, allora sì che pesava…».

Sullo stato di forma: arriva meglio l’Inter del Milan?

«E diciamolo. Tre partite, nove punti, 11 gol segnati: ci sta. Ma il Milan è quello che stava per perdere con la Cremonese o che vince facile con la Lazio? L’Inter sta meglio soprattutto perché ha la rosa più forte di tutti, a cominciare dall’attacco: in teoria non può perdere con nessuno. Significa che passerà l’Inter? Non lo so: a me non piacciono i modi di dire, ma i derby sono davvero una lotteria. Se influisce più l’attacco dell’Inter o la panchina? Eh, influisce molto anche quella e l’Inter a sedere ha Lukaku e Brozovic se non giocano titolari, Correa, De Vrij, per il ritorno Gosens… Più lunga e più forte, qualità altissima. Io dico solo beato Inzaghi che può permettersi queste alternanze: Pioli non può. Ma mi pare che Lukaku gli stia mettendo addosso una discreta pressione. Confermare Lukaku? Da vedere, bisognerà parlarne. Io alla fine li confermerei tutti e quattro, ma da Lukaku mi aspetto di più, un gol ogni partita: quest’anno non ha fatto quello che si sperava facesse. Lautaro è un animale perché è il più forte di tutti: l’unico dubbio che non deve avere Inzaghi».

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Sull’assenza di Leao: quanto perde il Milan?

«Il 50%, più o meno. Tantissimo, comunque. Lui e Theo sono quelli che danno gli strappi che servono, tanto più in partite così. E lui è quello che da solo fa cambiare campo alla palla. Quello che da solo cambia le partite. Per Lautaro parlano i fatti. Il Mondiale vinto e 23 gol segnati nella stagione italiana: per qualunque cosa abbia giocato, ha anche segnato. Leao è stato più altalenante, ma ultimamente ha dato quello che ci si aspetta da lui. Il salto sarà farlo in tutte le partite: lo farà».

Sulle sfide di Milan-Inter: Theo/Dimarco, Tonali/Barella e Maignan/Onana

«A livello di forza, di dominio fisico, Theo è superiore. Ma Dimarco, con quel piede lì, mi avrebbe fatto segnare un gol a partita. Tonali e Barella danno qualità, quantità e la cosa più importante: sono le anime delle due squadre. Per Maignan e Onana il peso è lo stesso, perché portano a casa punti. Ma a Maignan in questi due anni ho visto fare cose da andare fuori di testa: incredibile».

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Sulle scelte di Maldini: dall’addio di Calhanoglu alla delusione del mercato estivo

«Io il se non lo uso mai: il se non esiste, è una scusa. E quando fai una scelta, non ha più senso pensarci. Il “cap” (Paolo Maldini, ndr) è diverso dagli altri perché sta molto sulle sue: poche chiacchiere, lavora, dimostra. E anche senza budget sta dimostrando: scudetto, semifinale Champions. La delusione del mercato estivo? Origi, che aveva giocato e anche segnato nel Liverpool. De Ketelaere è giovane e i giovani vanno anche aspettati. Io a San Siro ho giocato: sa quanti ne ho visti, giovani e meno giovani, che entravano lì e un po’ se la facevano sotto?».

Per chi tiferà Pippo Inzaghi?

«Per il Milan, e giustamente: ci ha giocato più di dieci anni. Ma di sicuro, se va in finale l’Inter, dirà: avevo scelto il Milan? Ok, mi spiace, ma almeno è passato mio fratello…».

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