Raggiunto dai microfoni della Gazzetta dello Sport, l’ex direttore di Milanello (dal novembre 1986 al giugno 2017) Antore Peloso ha raccontato i dietro le quinte dei due Euroderby del 2003 tra Milan e Inter.
Sulle mansioni del direttore di Milanello
“Si va dalla gestione dell’area alberghiera per giocatori e staff tecnico all’impresa di pulizie, dagli operai ai giardinieri. E poi periodicamente venivano ospiti, anche stranieri, di cui mi occupavo io anche perché parlo le lingue principali: inglese, francese, spagnolo e… friulano (risata, ndr)”.
Sul clima prima del derby Milan-Inter del 2003: cosa c’era di diverso?
“Il silenzio. Non che nelle altre occasioni ci fosse confusione, ovviamente, ma nei frangenti così importanti non volava una mosca. All’epoca il ritiro prepartita si faceva a Milanello e quindi occorreva per esempio permettere ai giocatori di riposare al pomeriggio. In particolare ricordo che in avvicinamento al derby di andata furono annullate tutte le visite esterne a partire da una settimana prima: ospiti azzerati. Mentre in vigilia i giardinieri avevano ricevuto espresso divieto di usare trattori o tosaerba e in cucina non era permesso lavare piatti, pentole e bicchieri durante il relax della squadra. Insomma, si cercava di evitare qualsiasi rumore potenzialmente molesto che potesse interferire con la concentrazione. Ma comunque restava lo stesso il problema di coloro che non riuscivano a dormire. Shevchenko e Inzaghi erano due di quelli che faticavano molto a prendere sonno, cosa che in realtà succedeva anche se non c’era di mezzo una semifinale di Champions. Così me li ritrovato alle 2 di notte in giro per la club house, magari a cercare notizie sportive alla tv che ovviamente non trovavano. E allora io gli preparavo la tisana. Altri invece scendevano dalle camere in mutande per cercare da mangiare. Una fame nervosa ovviamente. Gli lasciavamo sempre qualcosa di pronto: frutta, frutta secca, cose che però finivano in fretta e quindi si tornava in cucina a prepararne ancora”.
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Prima di Milan-Inter lei dormiva?
“Io mi coricavo soltanto quando ero sicuro che tutti stavano dormendo e non ci sarebbe più stato bisogno di ‘assistenza’. Ma fare in modo che i giocatori fossero a loro agio faceva parte del mio lavoro. Io un secondo papà? In qualche modo era proprio così, ma non mi è mai pesato. E allo stesso tempo Milanello per loro era una seconda casa”.
Su Carlo Ancelotti e Adriano Galliani
“Ancelotti trasmetteva una grande tranquillità, col suo modo di fare riusciva a tenere tutto in ordine e a gestire tutti i giocatori, anche quelli meno… placidi. Galliani aveva i suoi riti di vigilia. Arrivava alla mattina, scendeva in spogliatoio per salutare la squadra e allenatore, poi tornava su a pranzo e si fermava in una saletta con lo staff tecnico e poi a metà pomeriggio se ne andava. Si capiva che era teso, ma è sempre stato bravo a camuffare”.
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E dopo Milan-Inter, un commento sull’addio a Milanello
“In realtà non è stato traumatico, probabilmente perché con la nuova gestione pseudo-cinese non c’era un grande feeling. Credevo ci sarebbe stato più rammarico da parte mia, diciamo che quella situazione in un certo senso mi ha agevolato l’addio”.
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