Poteva essere l’occasione per mettere nero su bianco la cavalcata del Milan Femminile di questa stagione, confermare la superiorità negli scontri diretti e popolare finalmente il palmares con una Supercoppa. E invece si è tradotta nell’esatto opposto, mettendo in risalto difetti e difficoltà già intravisti in campionato. Insomma, non la semifinale che ci si augurava.
Non chiamiamola sconfitta casuale. Il match contro la Fiorentina, perso 2-1, ha portato alla ribalta tutti i limiti già discussi e individuati in questi mesi, poi di fatto celati dalle vittorie in campionato, ma mai del tutto spariti.
La prima grande differenza con quanto visto, ad esempio, nello stesso Milan-Fiorentina di un mese prima in campionato, l’ha giocata l’attenzione in campo, la presenza mentale ancor prima che fisica, la concentrazione. In sostanza, la testa. Dopo i primi 10 minuti di gara, promettenti grazie alle giocate e allo splendido gol di Giacinti (menzione speciale all’assist visionario di Vero), la squadra ha perso lucidità e determinazione, uscendo lentamente dal campo e permettendo così alle viola di riprendere in mano la partita. Così è stata questione di tempo prima del ribaltone: due reti perfettamente evitabili e gestibili con una fase difensiva minimamente attenta – e infatti in campionato mai si sono visti gol simili incassati dalla difesa rossonera, in questa occasione leggera e impreparata (qui l’enorme differenza rispetto alle partite precedenti).
Come arginare le difficoltà a livello di testa, nel corso di una partita che ha iniziato a virare su presagi negativi già a metà del primo tempo? Con i cambi, altro tasto dolente della gara contro la Fiorentina.
Se in un match condotto in vantaggio e ben gestito la scusante dei mancati cambi può essere riconducibile al non voler modificare gli equilibri, quando invece la squadra esce mentalmente dal campo in una semifinale di Supercoppa, se i cambi ci sono è necessario farli. E in panchina la qualità c’è, a partire da Dominika Conc, senza dubbio miglior rivelazione dello scorso campionato, Deborah Salvatori Rinaldi, giocatrice da assalto e garra, Julia Simic, ormai vero e proprio mistero di questa squadra. I dieci minuti finali di gara, a rimonta già incassata, difficilmente possono essere sufficienti per cambiare gli esiti della partita, soprattutto alla luce del fatto che la stessa strategia non sembra aver portato particolari risultati neanche nelle precedenti gare di campionato, nonostante le occasioni (vedi: Juventus a San Siro).
Milan-Fiorentina si è dunque chiusa così, con una rimonta e una sconfitta sufficientemente bruciante per le modalità e per la posta in palio – ancora una volta raccolta dalla Juventus, che si porta a casa la seconda Supercoppa Femminile. Gli errori commessi nel corso della semifinale però possono e devono essere di insegnamento per le prossime gare: il Milan femminile rimane secondo in solitaria in campionato, perfettamente in lotta per gli obiettivi stagionali e ancora comodamente in tempo per leccarsi le ferite e ricalibrare il tiro in vista della prossima di campionato, contro il Verona. A mister Ganz, lo stesso allenatore che ha portato il Milan Femminile a giocarsi la scorsa stagione con l’algoritmo e a vincere tutte le ultime partite di campionato contro le dirette rivali, l’arduo compito di resettare la più recente sconfitta, registrando gli errori commessi affinché da questi si possa imparare. Ed essere, da domani, una squadra semplicemente più forte.
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