MILAN – 15 punti su 27 disponibili in campionato nel nuovo anno solare, 5 sconfitte totali, di cui 4 con più di una rete di scarto: analizziamo i motivi tecnici, tattici e psicologici di questo calo.

Il Milan dei record si è fermato al girone d’andata: 43 punti, 15 giornate da imbattuti che si aggiungono alle 12 della stagione precedente, rete più veloce della storia della serie A, 17 partite consecutive con almeno due reti segnate, 11 mesi di imbattibilità in trasferta.
Ma il presente è diverso, caratterizzato da difficoltà di cui ci si aspettava l’avvento ma che il team di mister Pioli si trova a dover affrontare nell’attimo cruciale della stagione, quello dei big match e le fasi ad eliminazione diretta di Europa League.
I problemi sono sia individuali che collettivi: analizziamo le due categorie.
IL COLLETTIVO
La capacità di garantire poca intensità in tutte le fasi ha indubbiamente inficiato sull’andamento della retroguardia rossonera.
Nel calcio di oggi si difende e si attacca in maniera omogenea, soprattutto per sostenere moduli di gioco come il 4231, dove diviene impossibile effettuare un calcio a bassi ritmi in maniera poco coordinata.
Il Milan infatti esprime un calcio meno codificato e codificabile ma sempre più confuso in alcune scelte.
Da dove parte il problema?
Il pressing non è più efficace come in precedenza, ma questo è un problema nato già nei primi match di gennaio, dove la sincronia è cominciata a venire meno e gli avversari hanno iniziato ad aumentare le uscite dalla propria metà campo in maniera sempre più efficace.
Questo ha iniziato a portare alla luce altre pecche: la mediana filtra meno l’azione avversaria.
Kessiè ha cercato di tenere praticamente da solo il centrocampo, dilaniato dagli infortuni occorsi a Tonali e Bennacer e affiancato poi da un Meitè non sempre impeccabile ed allineato tatticamente e concettualmente all’ivoriano.
Franck ha compensato spesso alle problematiche della mediana, giungendo però ora a ritrovarsi in una condizione di lucidità inferiore rispetto al resto della stagione, finora disputata a livelli prestazionali elevatissimi.
Gli esterni stanno aiutando meno l’azione arretrata, con ritardi costanti nei raddoppi e i cosiddetti “rinculi”: spesso, i campi di gioco avversari trovano le ali del Milan fuori posizione o in ritardo nei rientri, cosa che nel girone d’andata era invece stata il punto forte del gioco.
La funzione del trequartista, fondamentale per legare l’azione e rinforzare il centrocampo, è venuta meno quando il numero 10 è risultato positivo al Covid.
Da qui il conseguente adattamento di più calciatori in quella zona di campo con risultati non pienamente soddisfacenti e la scarsa forma fisica in cui si è trovato il turco successivamente al suo tampone negativo.
Di questo ne risente il gioco di tutta la squadra, molto dipendente dalla sua condizione.
Questi fattori portano la linea difensiva ad avere meno schermo e ad essere più vulnerabile agli attacchi avversari, mettendo in luce le problematiche dei singoli che prima erano mascherate grazie al lavoro di squadra, e che ora vedono spesso situazioni di uno contro uno in cui il pericolo viene incrementato in maniera sempre maggiore.
I SINGOLI
Il fatto che il rendimento della coppia difensiva cosiddetta “titolare” sia al di sotto delle aspettative è sotto gli occhi di tutti: Simon Kjaer non ha ancora fisicamente recuperato dai propri problemi fisici, faticando ad entrare in condizione, mentre Alessio Romagnoli è nel mirino della critica dopo alcune prestazioni negative.
Benevento, Juventus, Torino, Cagliari, Spezia ed Inter: 3 clean sheets ma 8 reti negli altri 3 match subite con questa coppia al centro della linea difensiva.
Per il numero 24 il problema sembra essere legato ad un mero calo psico-fisico, ne è testimonianza il primo tempo del derby, in cui ha peccato di lucidità anche mentale in occasione del vantaggio nerazzurro e in molte azioni contro Lautaro. Alcune situazioni di gioco, per lui naturali fino all’infortunio patito contro il Celtic, ora risultano più complesse da registrare, complice anche un ulteriore stop patito nel derby di Coppa Italia da cui sta ancora cercando di recuperare pienamente.
Il Capitano sta invece reiteratamente realizzando errori concettuali difficili da digerire per una squadra che intende competere per i posti d’onore del calcio nazionale ed europeo.
Roma, Udinese, Lille, Genoa, Sassuolo, Spezia, Sparta Praga, Inter.
Cominciano a diventare tante le gare in cui per ingenuità oppure pecche concettuali, il numero 13 ha commesso errori decisivi.
Un rendimento sicuramente al di sotto delle aspettative, soprattutto se parametrato alle passate stagioni di crescita, che sono però ora culminate in mesi di flessione nella lettura delle situazioni di gioco.
Tomori e Kalulu, quando chiamati in causa, hanno sicuramente saputo dare il loro contributo, con l’inglese che ha mostrato di essere ancora acerbo tatticamente ma molto deciso, veloce e aggressivo, caratteristiche di cui il Milan ha decisamente più beneficiato che non.
Il francese, fino all’arrivo di Fikayo, si è ben destreggiato nonostante fosse alle prime armi nel calcio professionistico ed adattato in un ruolo non suo.
I terzini stanno invece tenendo buoni livelli:
- Calabria ha mantenuto un rendimento alto (fatta eccezione del derby);
- Theo si è mostrato altalenante, alternando giocate offensive di grande efficacia ad errori difensivi che hanno mostrato quanto il suo percorso di crescita necessiti ancora di alcuni step per dirsi completato;
- Dalot si trova invece in una fase involutiva purtroppo evidente, con difficoltà sia dal punto di vista tecnico-tattico sia riguardo l’atteggiamento in partita.
Escludendo dall’equazione Bennacer, Kessiè nelle ultime 4 partite ha dimostrato di essere in calo, non riuscendo più ad essere efficace come lo era stato fino alla gara di Bologna.
Franck ha manifestato la necessità di essere aiutato nelle proprie funzioni da un compagno di reparto continuo e funzionale, cosa che Meitè è riuscito ad essere solo col Crotone e Tonali, complice qualche fastidio, è sulla buona strada per diventare.
Calhanoglu è invece ancora alle prese con la totale ripresa dalla positività al Coronavirus.
Gli esterni, infine, denotano un Saelemaekers in un periodo negativo, Castillejo discontinuo da inizio stagione ormai, Rebic ancora condizionato anch’esso dal post-Covid ed un Rafael Leao che è stato provato in tutti i ruoli dell’attacco e che ha dimostrato di iniziare a comprendere anche tatticamente il concetto di sacrificio.
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