Milan-Cagliari 4-1
In questa stagione abbiamo già rievocato la gara di andata, quella decisa sul finale da un goal di Strasser, quindi, considerando che dieci anni dopo la sfida con gli isolani capita nuovamente alla penultima, chiudiamo il cerchio con la partita di San Siro del 14 maggio.
Il Milan, il sabato precedente, con lo 0-0 dell’Olimpico contro la Roma, ha conquistato il suo 18° Scudetto, interrompendo la serie di titoli nerazzurri. Anche il Cagliari dell’ex Donadoni non ha molto da chiedere a questo match, grazie alla salvezza matematica raggiunta già alla quartultima giornata (anche se il deludente finale di campionato gli costerà la riconferma). Ovviamente la partita è solo uno dei tanti momenti celebrativi della giornata, che comincia davanti alla storica sede della società.
Il popolo milanista, infatti, si ritrova già nel pomeriggio in via Turati, per accompagnare i neo campioni nel percorso che conduce il pullman della squadra a San Siro, con sosta e festa grande in piazza Duomo. L’entusiasmo della gente conquista anche i ragazzi di Mister Allegri, mentre i cori della Curva riecheggiano per le vie di Milano e, oltre a celebrare i colori rossoneri e i protagonisti dello Scudetto, suonano impietosi nei confronti di Leonardo, la cui scelta di sedere sulla panchina dell’Inter è stata interpretata da molti tifosi come un vero e proprio tradimento.
La festa prosegue con la consueta coreografia della Sud, dedicata al titolo numero Diciotto e con un ironico riferimento ai precedenti trionfi dei cugini (“Campioni senza intercettazioni”). Poi c’è anche una partita da onorare e il Milan, che, come da tradizione, veste la maglia della stagione successiva, lo fa nel migliore dei modi, regalando agli ottantamila di San Siro una serata ricca di goal.
Allegri concede una passerella anche a chi ha giocato un po’ meno come Yepes, capitan Ambrosini (poi sostituito nella ripresa da Pirlo, alla sua 401esima ed ultima presenza in rossonero) ed Emanuelson.
Manca Ibra, che ha concluso il suo campionato a Roma, giocando solo due delle ultime nove partite di campionato (sopratutto a causa di due cartellini rossi diretti), ma lo svedese è comunque presente per i festeggiamenti.
Acquafresca ha subito un’occasione per battere Abbiati, ma il suo tentativo si spegne sopra la traversa. Poi comincia lo show di Robinho, che prima impegna severamente Agazzi, poi, dopo una bella azione personale, lo batte per il vantaggio del Milan. Anche il raddoppio nasce da un’illuminante verticalizzazione del brasiliano, Agazzi esce per anticipare Pato e Seedorf, ma la palla finisce quasi casualmente a Gattuso che, di testa, dal limite dell’area insacca.
Il quarto d’ora di gloria del numero 70 termina con la doppietta personale: Robinho viene servito dal connazionale Pato e, solo davanti al portiere cagliaritano, non sbaglia. Tutto questo dal ventiduesimo al trentacinquesimo minuto, 3-0 e la vittoria è già in ghiaccio.
In questo primo tempo c’è solo spazio per la bella rete di Cossu, che rende il risultato un po’ meno amaro per il Cagliari. Gli isolani provano a reagire nella ripresa e Perico dalla distanza impegna Abbiati, ma è ancora Robinho ad avere l’occasione di portare a casa il pallone, dopo un bellissimo passaggio filtrante di Pirlo.
Questa volta, però, il brasiliano si fa ipnotizzare dall’uscita di Agazzi, una scena a cui i tifosi rossoneri hanno assistito un po’ troppo spesso nei suoi anni rossoneri.
Il poker del Milan, comunque, è solo rimandato: Pato, che non segna, ma distribuisce assist, premia l’inserimento di Seedorf e l’olandese è implacabile. 4-1 e, anche se mancano ancora più di dieci minuti, la partita è finita.
La squadra si dispone in mezzo al campo per ricevere il trofeo e poi cominciano i festeggiamenti. Si spengono le luci, scorrono le immagini delle vittorie rossonere, mentre i fuochi d’artificio illuminano questa splendida serata milanista. Inutile, però, negarlo: il grande protagonista della festa è Kevin Prince Boateng, che onora la promessa fatta nel corso della stagione e, sulle note di Billy Jean, omaggia Michael Jackson con la sua personale interpretazione dei passi che hanno reso celebre The King of Pop. Questo, naturalmente, con il trofeo dello Scudetto davanti a lui, il diciottesimo.
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