MILAN-BRESCIA, CONFERENZA GIAMPAOLO – Tempo e pazienza. Sono le due parole che mister Giampaolo ripete come un mantra nella conferenza stampa della vigilia di Milan-Brescia. Tempo, quello di cui c’è bisogno per migliorare le “conoscenze collettive”, che Giampaolo predilige ad ogni tipo di modulo o individualità. E pazienza, quella che il tecnico abruzzese chiede ai tifosi prima di vedere il “suo” vero Milan.

“Ad Udine mi aspettavo quel tipo di partita ed un’avversaria che giocasse in ripartenza. Ma noi non possiamo avere quel tipo di atteggiamento tattico, dobbiamo giocare nella metà campo avversaria e saper leggere meglio le situazioni. È questo che ci è mancato, non per mancanza di volontà dei ragazzi ma per mancanza di conoscenze”. Conoscenze che possono essere acquisite solo col tempo.
“Quando sono arrivato ho detto che c’è bisogno di tempo, il che significa lavorare per migliorare le conoscenze collettive. Questa squadra lavora bene e la sento fortemente fidelizzata, deve sistemare qualcosa nell’insieme delle conoscenze e per questo ci vuole tempo. Nei concetti non si cambia nulla, si va avanti col lavoro cominciato 50 giorni fa. Le mie parole post Udine non sono un segnale di debolezza, forse sono state strumentalizzate. Posso spostare un giocatore da una parte all’altra del campo ma i principi rimangono e rimane la mia filosofia. Contro le grandi in estate abbiamo fatto meglio perché c’era più contrapposizione aperta, mentre siamo andati in difficoltà quando le avversarie ci hanno aspettato. Non si arretra di un millimetro nel principio di gioco che voglio dare a questa squadra. Non dimentichiamo che sono partito in ritiro con otto primavera, magari loro si muovono meglio di altri perché hanno lavorato di più su quel tipo di idee. Se un calciatore arriva domani, non può giocare subito nel mio Milan. Deve mettersi in coda e capire tante cose. Io non penso alle individualità ma ad un collettivo”.
MERCATO
Inevitabile, dunque, la contrarietà alla chiusura del mercato a settembre. “Lo contesto proprio dal punto di vista tecnico. Pezzella ha giocato con l’Udinese contro di noi domenica scorsa e domenica prossima giocherà con la maglia del Parma contro l’Udinese”. Ed a proposito di mercato, Giampaolo aggiunge: “I miei dirigenti sanno cosa fare e se c’è qualcosa da fare, vedono gli allenamenti e fanno le loro valutazioni. Io alleno e sono contento del lavoro dei ragazzi. Ci sono tante dinamiche di cui tener conto, non le conosco e non è mia competenza. Io devo solo pensare ad allenare, non posso pensare a trattative, procuratori, mogli o fidanzate. Se siamo completi in attacco? Gli attaccanti lavorano bene e sono bravi, io devo tirar fuori il massimo da quello che ho in rosa”.
IL BRESCIA
Brescia significa anche un passato non molto rimpianto per il tecnico rossonero, che spiega: “Sono passati sei anni, ricordo poco, non ho gran memoria. È una buona squadra, ci sono molte somiglianze con la mia Samp. Sanno annullare il gap di esperienza col lavoro collettivo, a Cagliari mi sono piaciuti molto. Tutte le partite sono dure, è positivo che ci saranno 60mila persone: chiedo umilmente alla tifoseria di avere la giusta pazienza. Il Milan deve avere come atteggiamento mentale quello di saper imporre il suo gioco”.
LA FORMAZIONE
A chi gli chiede di un possibile impiego di Bonaventura dal 1’ Giampaolo risponde categorico: “è indietro sul piano fisico, deve aver pazienza ed aspettare. Suso a destra o da trequartista? Vedremo domani”. E su Piatek, spiega: “se giochiamo nella metà campo avversaria c’è meno spazio e Piatek deve venire incontro. Se invece abbiamo più spazio, può andare in profondità. Non è questione di ruolo ma di conoscenze. Chala trequartista? Per me il trequartista è un attaccante con duttilità, spirito e sacrifico. Ma è prima di tutto un giocatore di qualità, ecco perché Suso può giocare li. Non penso ad un trequartista che sia centrocampista, salvo non serva più forza in alcune partite. Se ci mancano centimetri? Il gol su corner è un errore di posizionamento, lo abbiamo rivisto. Non tutte le squadre hanno calciatori da 1,90 che a me, in ogni caso, piacciono meno; tendenzialmente, più sono alti e meno sanno giocare a pallone. I convocati di domani sono tutti disponibili per giocare, anche se c’è qualche spiffero di mercato. È un problema che non mi pongo e non si deve porre neanche il calciatore, ne va della sua professionalità”.
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Enrico Aiello