il 05/03/2019 alle 18:43

Milan, Bakayoko: “I rossoneri mi facevano sognare quando ero piccolo. Leonardo e Maldini due grandissime figure”

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MILAN, BAKAYOKO – Le dichiarazioni rilasciate a France Football dal centrocampista del Milan, Tiemoué Bakayoko. Qui di seguito vi riportiamo l’intervista integrale tradotta per noi da Alexandre Davidgestore del profilo Twitter RadioRossoneraFR ed al quale vanno i nostri ringraziamenti.

Due anni fa, Tiemoué Bakayoko si accingeva a vincere il titolo di Campione di Francia con l’As Monaco e si preparava a fare il suo debutto con i Bleus (Nazionale francese), ma il seguito non è andato come previsto.  Il centrocampista è abituato alle difficoltà: dopo una stagione sperimentale al Chelsea, un inizio difficile al Milan, dove è attualmente in prestito, ha ribaltato la situazione a suo vantaggio, al punto di diventare uno dei giocatori chiave per la formazione rossonera. A San Siro è diventato persino uno dei beniamini dei tifosi rossoneri.  Gli piacerebbe continuare la sua esperienza a Milano ma non dipende solo da lui.

Tiémoué è un nome poco comune. Ha un significato?

Nessuno. Era il nome di mio nonno, una delle persone più importanti della famiglia. Mio padre lo ha scelto cosicché potessi seguire le sue orme, anche se in un mestiere diverso.  I miei genitori hanno lasciato la Costa d’Avorio per la Francia negli anni 90′, ho sette fratelli e una sorella, sono il numero cinque, giusto nel mezzo! Ho avuto un’infanzia piuttosto difficile ma piena d”amore, ognuno si prendeva cura dell’altro“.

Dove l’ha vissuta la sua infanzia?

Nel XIV° distretto di Parigi. La mia Zona è Porte d’Orléans, Alesia, un po’ Montparnasse, è per questo che porto il numero 14. Non sono mai stato nelle opposizioni di quartiere del tipo “il tuo è meglio che il mio”.  Sono solamente Parigino e sono proprio cresciuto con il PSG. La generazione Ronaldinho, Peter Luccin, anche Nicolas Anelka, quella era la mia squadra“.

Come è arrivato nel Calcio?

Mio padre ha giocato in Costa d’Avorio, nei Dilettanti. Nessuno degli 8 figli è stato risparmiato, siamo stati tutti iscritti almeno una volta in una squadra di calcio. E’ veramente nel DNA della nostra famiglia, é una conseguenza logica, siamo tutti fatti per giocare a calcio, poi a quale livello, questo non lo sappiamo, anche mia madre è un’appassionata ed ha avuto un ruolo molto importante. Lei è il mio bijou (gioiello), mi ha trasmesso molti valori, soprattutto, il superare i propri limiti. Per qualche tempo della mia infanzia mio padre aveva dei problemi di schiena e lei era la sola a lavorare, era molto, molto (sottolinea) difficile sovvenire ai nostri bisogni. Le devo molto“.

Questo forte attaccamento famigliare, lo troviamo anche nella sua carriera ad alti livelli..

Il mio fratello più grande Abdoulaye è il mio consigliere, è il primo che ascolto dopo le partite. Conosce molto bene questo mestiere, è meticoloso nelle analisi e mi conosce perfettamente, mi permette in seguito di fare autocritica.
La mia carriera era cominciata piuttosto male, tutto avrebbe potuto finire già a 13 anni…. Sono stato scartato all’INF di Clairefontaine (centro di formazione per giovani), quando invece mi ci ero preparato già 3 anni prima. Ero sicuramente uno dei migliori sul campo. La delusione è stata grande ed è continuata con un infortunio a tibia e perone. Mi ricordo molto bene l’azione: il portiere esce, il pallone é un po lontano, allungo la gamba per evitarlo, e lui mi mi viene addosso con tutto il corpo. La mia gamba si piega in due, Crack!  C’è stata poi una lunga convalescenza, ma il mio amore per il calcio ha preso il di sopra (è stato più forte), era impossibile abbandonare“.

Lei finisce al Rennes, ma ha riconosciuto di non essere mai stato il predestinato della sua generazione.

All’epoca, era il miglior centro di formazione della Francia, ci sono giocatori di qualità in ogni ruolo. Quando ci sono le prime convocazioni con la selezione dei giovani della Nazionale, non sono il primo ad andare. Quando bisogna far scendere i giocatori dai nazionali ai regionali, sono uno dei primi della lista. Cos’ha fatto la differenza? Ho lavorato in silenzio, la prendevo come una sfida, non mi faceva paura. Questo percorso mi ha comunque enormemente aiutato quando ho avuto delle difficoltà negli ultimi tempi. Mi dicevo:”Tiémoué, non è la prima volta, passerai questo momento e dimostrerai ancora che si sbagliano“.

Anche al Monaco, non tutto è stato semplice…

Quando arrivo nel 2014, resto con una preparazione troncata con il Rennes perché stavo per trasferirmi. Nonostante tutto, durante la prima partita, un amichevole contro l’Arsenal durante l’Emirates Cup, sono il migliore in campo. Di colpo, Jardim mi schiera titolare per l’apertura di campionato, contro Lorient, al posto del Capitano Toulalan. La partita non va bene, stiamo perdendo , ma non ho l’impressione di essere l’anello debole eppure, sono richiamato in panchina dopo 30′. Questo ha condizionato i mesi seguenti, sono passato dalla vetta al fondo in un attimo , bim! (mima con le mani). Questo ha contribuito a ritardare la mia esplosione, dovevo ancora fare esperienza“.

Anche se ha fatto un passaggio lampo come direttore tecnico, l’incontro con Claude Makelele nel 2016 è stato una scintilla per Lei, no?

Non dico che dubitavo delle mie qualità ma sono stato sempre molto critico verso me stesso e non sempre in maniera positiva, anche se facevo molte cose positive. Claude mi ha aiutato a rendermi conto del mio livello.
Ho preso tutto questo e ne ho fatto le mie fondamenta. Luis Campos, l’allora capo-scout, è stato anche lui importante, mi parlava sempre, ha sempre creduto in me, “non ti preoccupare, riuscirai, giocherai in grandi clubs”, mi ripeteva“.

Cosa le resta di quella famosa stagione 2016-2017 finita con un titolo di Campione e una semifinale di Champions League?

Ha creato dei legami, è stato eccezionale, per ognuno di noi ma anche perché abbiamo fatto sognare la Francia. Eravamo giovani, rimarrà per sempre scolpito nelle nostre carriere ma anche nei nostri cuori. Con Jardim ho avuto degli alti e dei bassi, non mi ha fatto giocare la partita che ci consacrava campioni (contro Nancy) e la presi veramente male. Poi però per l’ultima col Rennes mi fece una bella sorpresa proponendomi di portare la fascia di capitano contro il club che mi ha cresciuto“.

Notiamo, che cita volentieri i suoi formatori nelle diverse interviste….

È importante non dimenticare, rimanere umile e semplice, credo molto al Karma e comportarsi nel modo giusto paga sempre“.

Nella stagione del titolo scopre anche la Nazionale francese, che l’avrebbe poi convinta a mettere una croce sulla Costa d’Avorio….

(Scuote la testa) Francamente, quando ho dovuto scegliere, non ho dormito, ho passato una pessima giornata ! In realtà, non ero pronto a prendere questa decisione cosi velocemente, mi ha spiazzato quando il CT mi ha chiamato. Devi per forza deludere qualcuno, ma bisogna prendere una decisione, perché « responsabile », è da « uomo », va aldilà del calcio.  Ho scelto la Francia, per me è logico, ho giocato con questa generazione, ci siamo tutti sfidati da giovani. Quest’estate, andrò in Costa d’Avorio con la mia famiglia, e i miei parenti. Amo questo paese, come la prima volta che ci sono andato con mio padre, a 11 anni. In realtà, sono un po stanco di questo dibattito. Ho scelto e resto su questa scelta“.

Non è stato più chiamato da suo debutto contro la Spagna due anni fa (sconfitta 2-0), che non è andato benissimo.. Le critiche sono state dure!

Avevo cominciato molto bene il primo tempo, me lo ricordo bene ma dopo quel passaggio sbagliato che ha portato al rigore, ho faticato e rimugino ancora. Da allora, ho incrociato il Ct, dei membri dello staff, ma non aspetto notizie, non sono cosi’, mi concentro solo sul campo perché sarà quello che mi farà tornare coi Bleus“.

Non avendo ancora disputato partite ufficiali con la Francia, lei è ancora selezionabile con la Costa d’Avorio. Sono tornati alla carica in vista della Coppa d’Africa?

(Deciso) No, e spero che non torneranno, voglio che questo episodio sia chiuso“.

C’erano cinque francesi titolari con il Monaco campione, quattro sono diventati campioni del mondo a Mosca un anno più tardi ( Mbappe, Sidibé, Mendy e Lemar), manca solo lei. Come l’ha vissuta?

Attenzione, non sono né geloso né amareggiato! Tra l’altro, ero al Chelsea, un gran club, avevo le possibilità di esserci, ma onestamente non meritavo la convocazione. Bisogna farsi le domande giuste, soprattutto sulle mie prestazioni con la nazionale“.

È stata veramente una brutta stagione al Chelsea?

No! Già, c’è troppa gente che dice che non giocavo. Penso che non hanno seguito nulla della mia stagione perché ho fatto una quarantina di apparizioni (43), tra cui più di venti come titolare. Quando non ho giocato, è perché ero infortunato, avevo la fiducia dell’allenatore Antonio Conte“.

Cosa non ha funzionato allora?

Sono il primo a dire che non è andata come volevo. Attenzione, ci sono state delle partite molto, molto buone, non tutto è da buttare, e comunque mi è servito. Se oggi ho questo rendimento, è anche grazie alla mia esperienza londinese. Oggi posso dire che sono un giocatore migliore di Monaco. La coppia con N’Golo Kante in mezzo non era niente male, era un bel progetto ed era anche una delle ragioni per le quali ho firmato per il Chelsea. N’golo è il migliore nella sua posizione. Frequentarlo quotidianamente, vedere gli sforzi che fa, mi anche permesso di progredire, di capire come diventare un giocatore di alto livello“.

Maurizio Sarri, il successore di Conte, non la voleva?

Io penso che sia stata una cosa che sia arrivata da più in alto. Il club ha deciso di intraprendere dei cambiamenti e io non facevo parte di questi piani. Sarri è arrivato e gli hanno detto quelle che erano le loro intenzioni. In più è arrivato un suo uomo come Jorginho. Una seconda stagione al Chelsea mi avrebbe permesso di giocarmi le mie carte, ma ho sentito il bisogno di cambiare aria. È stata una scelta importante, perché quella del Milan è la quarta maglia che cambio. A 24 anni è tanto. È stato Leonardo che mi ha contattato è se avessi dovuto lasciare il Chelsea, lo avrei fatto solo per il Milan, perché è stato un club che mi ha fatto sognare quando ero piccolo. Lo ringrazio sentitamente per avermi dato questa chance“.

Il simbolo del Milan Paolo Maldini al tavolo delle trattative che effetto fa?

Senza mentirvi, fa effetto. Con Leo sono due grandi figure del Club. Vi fa rendere conto dell’importanza del club nel quale arrivate. Ricordo Maldini con la sua fascia di capitano, il suo numero 3, i suoi capelli lunghi…“.

Dopo il suo debutto , a Napoli (3-2), Gennaro Gattuso ha usato parole molto dure nei suoi confronti….

Non ho apprezzato quelle dichiarazioni, e sia io sia le persone che mi stanno vicino le abbiamo prese male. Sono state illogiche. Ha rimesso in dubbio il mio calcio e quello che avevo imparato durante il mio periodo di formazione. Secondo lui avrei dovuto imparare a orientare e modificare la posizione del corpo. Ma lui è fatto così, dice quello che pensa e vuole che gli si dicano le cose in faccia. Non è uno che porta rancore”.

Che tipo di allenatore è veramente?

Francamente credo che tutti i giocatori vorrebbero avere un allenatore come lui. È una figura paterna, con la quale puoi parlare di tutto e di niente. È molto vicino ai suoi giocatori e li protegge. E non sono tanti gli allenatori che lo fanno. È puntiglioso dal punto di vista tattico, sa il fatto suo. Non lascia nulla al caso”.

In seguito l’hanno paragonata a Marcel Desailly.

Per me, Desailly, era molto più difensivo. Non penso che ci siano delle somiglianze tra noi. Ma so anche che ha fatto grandi cose al Milan nel mio ruolo. Sono andato a vedere i video per curiosità. Mi lusinga essere comparato a lui”.

Il suo fisico fa più la differenza in Serie A che in Premier League?

Si, anche se sono più bravo nell’anticipare, analizzo il gioco dell’avversario, mi calo nella situazione. Sono spesso in riflessione durante la partita, cerco di avere un tempo d’anticipo sui miei avversari. Infatti, ho un buon timing, commetto pochi falli, non ho bisogno di andare con tutto il corpo nei duelli, soprattutto perché essendo grosso, si ha più tendenza a darmi “un giallo” e col tempo l’ho imparato“.

È uno dei migliori dribblatori della Serie A, è una cosa che potrebbe sorprendere.

È una qualità che non mi viene associata, oppure non direttamente. Quando mi si vede, si pensa che io sia un giocatore fisico, ma in realtà ho delle qualità tecniche. In fase di formazione, amavo saltare l’avversario dribblandolo. E non faccio dribbling così tanto per farli. Nel mio ruolo non è una peculiarità, ma questo mi permette di mettere in difficoltà gli avversari”.

Le mancano ancora delle statistiche per valorizzare totalmente le sue prestazioni.. (si parla di gol e assist)

Mi stuzzica, ho bisogno di questo, è il limite che devo oltrepassare. Ho le qualità per farlo, forse dovrei essere più vicino alla porta, giocare un po’ più alto. Ci lavoro, vorrei essere decisivo con un passaggio o un gol“.

Lei è attualmente in prestito al Milan con un diritto di riscatto che sarà pagato solo in caso di qualificazione in Champions. E’ difficile pensare al futuro?

Sto facendo una buona stagione e sono molto grato al Milan e sono molto contento qui, anche se all’inizio sono stato molto criticato. Ma è normale, tutti si aspettavano di più, nessuna sorpresa. Non riesco a pensare molto al futuro. Farò di tutto per far sì che il Milan si qualifichi alla prossima edizione della Champions League. Sono cinque anni che i tifosi del Milan non sentono la sua musichetta e io vorrò esserci quando tornerà a risuonare a San Siro. Vedremo come andrà a finire la stagione, anche perché ho un contratto con il Chelsea, che è comunque un club molto importante per me”.

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