Emanuelson

#MercoledìMeteora: Urby Emanuelson, il “nullacampista"

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Terzino? Ni. Trequartista? Boh. Mezzala? Forse.
Gullit, Rijkaard, Van Basten, Seedorf, Stam, Van Bommel, De Jong. Poi lui, Urby Emanuelson. Peccato che questi giocatori abbiano in comune tra loro solamente il paese d’origine (ovviamente l’Olanda) e non la resa di prestazione. O meglio, se ci fermiamo ai primi sette potremmo essere tutti d’accordo sul fatto che siano calciatori ad aver lasciato un segno nella storia del Milan: chi indelebile, chi fortemente marcato, chi leggero, chi un po’ sbiadito. L’ottavo invece, tale Urby Emanuelson, di segni non ne ha proprio lasciati. E pensare che è passato da San Siro due volte.
Emanuelson passa quasi un lustro e mezzo tra le fila dell’Ajax. Nasce come terzino sinistro e ci rimane fino al 2008, quando viene spostato ala da Marco Van Basten, allenatore a quei tempi. Questo cambio di ruolo è dovuto a svariate lacune difensive del ragazzo, ma anche e soprattutto dalle qualità offensive piuttosto importanti.
Arriva al Milan nel 2011, sotto la guida di Massimiliano Allegri. Poco campo nell’anno dello scudetto 2010-2011, qualche sprazzo e fiammata nella stagione successiva, ma nulla di più. Il vero problema dell’esperienza rossonera di Emanuelson è proprio la difficoltà della sua collocazione tattica. Era arrivato come “nuova linfa” per la fascia sinistra difensiva, ma fin da subito si capì che forse il Cigno di Utrecht ci aveva visto giusto e che era meglio spostarlo più avanti. Allegri nel 2012 lo schiera spesso trequartista, provando a sfruttare la sua velocità, ma anche questo è un ruolo che non gli si cucì bene addosso, forse per mancanza di visione di gioco e fisicità. In poche parole, un potenziale tuttocampista trasformato in nullacampista, un ibrido senza capo ne coda.
Dopo un anno di prestito al Fulham c’è il ritorno al Milan. Anche qui poche chance, poca roba. Vaga in Serie A nelle stagioni successive, tra Roma, Atalanta e Hellas Verona, per poi finire allo Sheffield Wednesday. Meno di 25 presenze in 3 anni, 2 gol e l’impressione di essere di fronte ad un giocatore incompiuto, una sorta di enigma per allenatori e tifosi.
Ora milita nell’Utrecht, per cui ha firmato nel 2017. Gioca con relativa continuità e sembra aver trovato la sua dimensione. Non è protagonista, non è decisivo, ma sembra aver ritrovato serenità, quella che al Milan non aveva quando era una semplice meteora.
Photo Credits: acmilan.com
Enrico Boiani

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