“Esulta, come un Torero, sotto la Kop”.
È il 2007. Un giovane ragazzino dai lunghi capelli d’oro e dalle lentiggini che ne segnano il viso firma per il Liverpool. Si chiama Fernando Torres, viene da Madrid. Ha fatto molto bene tra le file dell’Atletico ed è pronto al grande salto. Finisce in Premier League, si unisce ai Reds e il resto è storia. Un paio d’anni da puro dominatore. È veloce, agile, preciso, intelligente. Ha potenza nelle gambe, gestisce in maniera magistrale il proprio corpo. Ma soprattutto, Fernando Torres segna. Tanto. Segna di destro, di sinistro, di testa, di rapina, di precisione, da fuori area. Segna, ed esulta (appunto) come un torero, sotto la curva del Liverpool, la celeberrima Kop.
Paradossalmente, il grande problema della carriera dell’attaccante spagnolo è forse proprio il periodo a Liverpool. Negli anni a venire, col senno di poi, ci si è iniziati a chiedere se avesse semplicemente passato un lunghissimo periodo di overperforming. Dal 2011 in poi Torres non segna praticamente più, non incide più, è lento, spesso compromesso dagli infortuni. Passa al Chelsea, in cui trova probabilmente quello che è l’ultimo lampo della sua storia calcistica. La Champions League del 2011-12, con goal al Camp Nou che elimina il favoritissimo Barcellona.
Goodbye Premier League, Buongiorno Serie A. Il Milan è alla ricerca di un numero 9, le cose a Londra per Torres non vanno benissimo e il matrimonio tra il mattatore di Euro2008 e i rossoneri avviene nell’ormai lontano 2014. C’è un proverbio che dice “Chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che lascia ma non sa quel che trova”. Fortunatamente, Fernando, la strada per lasciare Milanello se l’è ricordata e anche bene dopo quella stagione in rossonero. La parentesi al Milan è, senz’ombra di dubbio, il capitolo più amaro della sua carriera. 10 presenze e 1 gol. Numeri da spavento se ripensiamo al Torres nel suo prime (momento di massima efficacia, n.d.r.).
E come Sansone, che perse la propria forza assieme ai suoi capelli, anche a Fernando Torres il passaggio dal barbiere non porta bene. È letteralmente un altro calciatore. Niente più capelli d’oro, niente più fughe in velocità, niente più reti eccezionali, niente più.
Per sua fortuna riesce a ritrovare un po’ di serenità (i capelli no, il look da bad boy era ormai solo un ricordo) rincasando, come un figliol prodigo, all’Atletico Madrid. Tre anni di discreto livello, una Europa League in tasca e soprattutto tante emozioni. Chiuderà la carriera in Giappone, al Sagan Tosu.
È veramente triste pensare che un giocatore potenzialmente così forte abbia trascorso al Milan i suoi momenti più bui, momenti in cui ha toccato il fondo, momenti da vera e propria meteora.
Enrico Boiani
Photo Credits: Ac Milan
