Roger Martinez, primo allenatore di Pierre Kalulu ai tempi del Saint-Priest, racconta a Gazzetta la storia del piccolo talento francese: “Quando c’è da parlare di lui ci sono sempre“.

Sul primo incontro
“Era venuto a vederlo giocare, e ovviamente aveva sempre la palla tra i piedi. Se ne stava in disparte a palleggiare, accanto alla rete del campo, così dissi a sua madre di portarlo a fare qualche partitella. Non so, ma avevo intuito qualcosa di speciale. Saranno stati gli occhi, la passione, chissà. Volevo vedere il livello. Abbiamo avuto tutti i fratelli Kalulu, anche Aldo, oggi a Sochaux. Il bello è che uno dopo l’altro sono finiti a Lione. Una soddisfazione”.
Sui consigli
“Gli ho sempre dato pochi consigli, era già forte. Ne ho sempre apprezzato l’intelligenza e la capacità di imparare una cosa in tre secondi. Gli spiegavi un esercizio e lo ripeteva alla perfezione subito dopo”.
Sull’affidabilità di Pierre
“Con lui in campo ho vinto molti tornei. Aveva già il senso del gioco, capiva subito se dare o meno la palla a un compagno. A 6-7 anni non è facile, vuoi sempre giocare il pallone o segnare. Lui non era così. Da bambini si gioca a 5 o a 7, il terzino non esiste, così lo mettevo dietro.”
Sul trasferimento al Milan
“Hanno fatto un bel colpo. E poi è un bravo ragazzo. Uno che non dimentica da dove viene. Pochi giorni dopo aver firmato con il Milan mi ha regalato la sua maglietta. Una dei miei gioiellini…
Sull’avventura in Ligue 1
“Il Lione l’ha preso nel 2009, a nove anni. Da lì in poi ci siamo sempre sentiti. La sua è una famiglia straordinaria, lui una persona d’oro. Non ho mai avuto dubbi sul suo rendimento. Ripeto: che colpo!”
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photocredits: acmilan.com