il 04/08/2022 alle 12:25

Mancini: “Pioli è perfetto, un mix tra Eriksson e Boskov”

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Intervistato da Il Giornale, il CT Roberto Mancini ha parlato della prossima stagione di Serie A e del momento del calcio italiano, tra giovani e campioni che se ne vanno e un Mondiale sfumato.

Mancini, i maestri del pallone ci saranno rimasti male?
«Che dire? Sono andati in finale anche loro. Il calcio è così: a volte perdi, a volte vinci. Le ragazze sono state brave, si sono prese questo trono per la prima volta: giusto esaltarle».

In Italia mancano 9 giorni al campionato. E con la novità dell’intervallo per un mondiale che guarderemo in tv. Lei è sempre dell’idea di dormire durante le partite del Qatar?
«No, alla fine le guarderò. Non sarà semplice. Più ci pensi e più capisci che certe situazioni sono segnate. Avevamo dominato il girone, dovevamo andare diretti al mondiale: altro che spareggi. Invece… Sa cosa ci dà una mano? Il fatto che siamo campioni d’Europa. Bisogna ripartire da quello, più forti di prima. Sapendo che lo sport è come la vita: capitano situazioni totalmente inattese e incredibili».

Magari ripartire con istinto da killer calcistici?
«Quello che è successo ci rimarrà in testa per tanto tempo. Se ricapiterà sapremo la strada da prendere. E comunque l’Italia resta sempre una delle grandi da battere: lo dice la storia. E non dobbiamo mancare di ottimismo».

Il campionato con intervallo incuriosisce?
«Sarà un torneo anomalo. Mai visto sospenderlo per due mesi. Non sarà semplice. Quando ho debuttato io, nel 1981, fecero giocare in Italia un Mundialito club e la serie A non giocò solo per venti giorni. Qui le squadre si fermeranno pur continuando a lavorare. Sarà tutto più difficile».

Il campionato perde un po’ di giovani: tutti all’estero.
«Spero abbiano possibilità di giocare. Così sarebbe positivo. Così si cresce. Gli italiani una volta restavano sempre qui, ora sono ancora pochi rispetto a quelli di altre nazioni».

Vanno via alcuni nazionali. Per esempio Scamacca…
«Aveva già fatto l’esperienza, è stato uno dei primi ad emigrare: in Olanda. In Premier può dare tanto, ma non sarà facile. L’importante è che giochi e migliori».

Lucca va dal Pisa all’Ajax?
«Una grande possibilità per migliorare tecnicamente. Non avrà pressione ma sarà in una squadra che deve vincere sempre. L’Ajax è come Real, Barcellona, Juve ed altre dove un pari è una sconfitta. Ma la scuola Ajax vale: da quelle parti sfornano giovani, poi li vendono e fanno i soldi. I nostri a 18 anni sono ancora in Primavera: all’estero giocherebbero tutti».

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Sorpreso che uno come Belotti fatichi a trovar acquirente?
«Credo sia il calcio di oggi: tutto è cambiato, non è semplice accasarsi. Le squadre si formano in ritiro. Si giocheranno 4 partite di serie A con mercato aperto: una volta non era così. Anzi, forse era meglio prima. Se firmasse con la Roma sarebbe in un grande club, ma deve giocare».

Si parla di un Mancini: Tommaso che viene dal Vicenza e va al Milan. Giocasse come il Mancini ct… (Ci sta anche un sorriso).
«È un ragazzo con qualità. I giovani in A fanno miglioramenti incredibili. Di colpo li vedi crescere. A 17-18 anni ci sono tanti attaccanti bravi tecnicamente. Lui è un centravanti, le qualità sono ottime».

Intanto la serie A perde grandi difensori: De Ligt, Koulibaly…
«È un peccato. Più sono bravi, meglio è per noi. Vengono costruiti qui, poi… Ormai il calcio è così. Koulibaly non è giovanissimo ma uno dei migliori. De Ligt è venuto giovane e da giovane se ne va. Speriamo cresca qualche italiano».

Ce ne sono?
«Sono ottimista. Non dimentichiamo che perdiamo Chiellini, un maestro degli ultimi 20 anni. Bonucci ha una certa età. Ma ne vedremo crescere. Per esempio Scalvini, giovanissimo, ha 18 anni, è forte. E potrebbe diventare un grande play maker. Gatti non ha mai giocato in serie A, ha già 24 anni ma lo vedo bene. Oltre ai difensori c’è pure il giovane Ranocchia: migliorerà».

In Italia arriva invece gente a fine carriera: da Fabregas a Di Maria… A parte i ritorni tipo Pogba e Lukaku.
«Se vengono con prestiti o parametro zero va bene. Non conosco la situazione Fabregas, ma Di Maria è ancora in gamba e può reggere un paio di stagioni. Il campionato italiano non è fisico come quello inglese. Contano le qualità: è più tecnico. Ovviamente non siamo più la serie A degli anni 80-90».

Lei ha sempre detto che il suo allenatore ideale è un mix fra Eriksson e Boskov? Oggi ne vede uno in Italia?
«Trovo sia il mix perfetto perché sono all’opposto: tra aspetto caratteriale e tattico, e nel saper giocare con qualunque modulo e tipo di calciatore. Oggi direi Pioli, mi sembra appunto quel mix. Poi bisogna conoscere bene la persona. Ma anche Simone Inzaghi è bravo e Allegri ha esperienza. Ma in genere i tecnici italiani sono bravi».

Vero che con le difese si vince il campionato e con gli attacchi la Champions?
«Le squadre devono essere equilibrate. È provato che vince chi subisce meno e segna di più. In Champions devi essere più spregiudicato: andare a vincere con atteggiamento offensivo».

In Champions ritroveremo Milan, Inter, Juve, oltre al Napoli…
«La Juve si è rinforzata tantissimo, l’Inter è sempre forte e il Milan sta migliorando. E non è vero che vincono solo le più forti: questa è la bellezza della Champions che, fra l’altro, diventa vera da marzo. Anche se non sei favorito puoi farcela. Le squadre italiane devono crederci sempre».

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