Loftus-Cheek a tutto Milan: le ambizioni, il derby con l’Inter ma anche un salto nel passato tra Mourinho, Conte e Sarri
Nello speciale “DAZN Heroes”, il centrocampista del Milan Ruben Loftus-Cheek tratta diversi temi con Federica Zille. Innanzitutto la gioia di giocare nel suo ruolo e con un allenatore che gli dà massima fiducia, ma anche la gestione della pressione e il prossimo derby contro l’Inter. Di seguito, la sua intervista integrale a DAZN.

Zola, Gullit e Pioli
Giochi a biliardo?
“Sì, ho giocato un po’”.
Conosci il significato della palla numero 8? Se la imbuchi hai vinto la partita. Quindi, a fine stagione, cosa vuoi ottenere per dire ‘ok, l’ho imbucata, ho vinto la mia partita’?
“Io penso che se sei al Milan vuoi vincere dei trofei… Vediamo cosa succede”.
Lì trovi alcune citazioni su di te da qualcuno che conosci: ce le leggi?
“Ma sono in italiano (ride, dr)”.
La prima recita: “È sempre stato sottovalutato, può diventare il giocatore dell’anno in Serie A”.
“Sì, questa l’ho sentita da Gianfranco (Zola, ndr). Ho lavorato con lui al Chelsea quando c’era Sarri e abbiamo vinto l’Europa League”.
Tu ti sei sentito sottovalutato?
“Siamo in un mondo in cui le persone possono esprimere le proprie opinioni sui social media, ecc. Dicono molte cose negative là fuori, ovviamente. Ma come calciatori e persone dobbiamo essere concentrati su noi stessi. Ho avuto molti problemi crescendo. Infortuni… Fisicamente è stata molto dura per me e non ho avuto quella costanza di stagione in stagione. Non ho giocato tante partite, mentre nelle ultime due stagioni sono stato in forma per la maggior parte delle partite e spero di migliorare ancora. Perché mi sento meglio adesso rispetto a quando avevo 17 anni”.
Sul Chelsea e il Milan:
“Col Chelsea abbiamo giocato contro il Milan in Champions League, poi il Milan ha espresso interesse per me. Non ci stavo pensando troppo. La stagione era ancora lunga, ma verso la fine della stagione le cose sono cambiate. Il Milan, poi, è sempre stato un club così grande… Dopo aver parlato con l’allenatore mi sono convinto a venire in questo grandissimo club”.
Seconda citazione: “Tecnico, forte… È un giocatore fantastico. Deve avere il pallone: è lui che crea, il cervello”.
“Wow, è una bellissima frase. È olandese? Ah, Ruud Gullit! Non sapevo l’avesse detto. Ho giocato in tanti ruoli nella mia carriera. Negli ultimi due anni prevalentemente ruoli difensivi, che per me non è una cosa naturale, a dire il vero. Mi è sempre piaciuto avere la palla tra i piedi, avere la libertà di creare, di essere determinante e nelle due stagioni precedenti non l’ho potuto fare. Quel modo di giocare non mi rendeva felice, ma ora sono venuto qui e gioco in una posizione dove ho più libertà di creare, quindi mi sento bene. Ma sono parole belle, dette da uno dei più grandi giocatori di sempre”.
Ma a te Pioli cosa chiede? Quali sono le parole che ti ripete? Che compiti ti dà in campo?
“Vuole che io sia dominante fisicamente in campo. Penso che una delle mie caratteristiche sia la capacità di superare molti giocatori con forza, velocità e potenza. È qualcosa su cui faccio molto affidamento, è questo il mio contributo come giocatore. Più riesco a mostrarlo in campo, più riesco a essere dominante per aiutare la squadra”.
Loftus-Cheek, tra compagni al Milan e avversari all’Inter
Terza frase: “Mi piace da prima punta: ha grande potenziale, buona tecnica, personalità, buon uno contro uno”.
“Ho giocato attaccante quando al Chelsea è arrivato Antonio Conte. Quando è arrivato, abbiamo avuto un colloquio e mi ha espresso le sue idee: voleva farmi giocare in una attacco a due. Ero un po’ preoccupato perché non avevo mai giocato prima lì, ma mi ha detto che ero libero di muovermi e non dovevo essere il riferimento centrale unico. Una specie di punta di riferimento”.
Come attaccante, cosa prenderesti da Lautaro Martinez e cosa da Olivier Giroud?
“Sono due giocatori molto diversi. Personalmente adoro giocare con Olivier perché è bravissimo a tenere palla. Mi piace lanciarmi alle sue spalle perché so che, se gioco di sponda su di lui poi me la ripasserà nel punto perfetto… È davvero un ottimo riferimento. E poi è bravissimo segnare di testa. Lautaro non l’ho visto molto arrivando dalla Premier, ma sembra ‘letale’ come finalizzatore, ha proprio una mentalità vincente. Sono sicuro che lo vedrò un po’ di più nel Derby”.
Chi nel Milan ha il miglior dribbling?
“Nell’uno contro uno penso Leao: è così atletico, così veloce. Può semplicemente buttare la palla in avanti e correre. A volte non è necessario fare trucchi stravaganti, a volte basta che tocchi la palla e corri: è la cosa più semplice e lui lo fa perfettamente”.
Ex tecnici
Quarta citazione: “Può arrivare a segnare 15 gol in una stagione? Sì, ce l’ha”.
“Questo è Frank Lampard! Il mio record in una stagione è di 10 gol. Ora sto giocando in una posizione che non ricoprivo da un po’ e mi sto riabituando. Sicuramente voglio contribuire con i gol, non solo assist, per aiutare la squadra. 15 in una sola stagione? Se ci riesco sarei davvero felice”.
La quinta, poi: “Quando ho avuto la fortuna di allenarlo, era un crack di livello mondiale”.
“Ho avuto un ottimo rapporto con Sarri. Non è stato facile all’inizio, non giocavo molto. Mi disse che dovevo migliorare tatticamente se volevo giocare di più. Ho lavorato duro su questo e lui mi ha aiutato. Lo rispetto tanto per aver mantenuto la parola data, ed è tutto ciò che vuoi da un allenatore”.
Ma sei stato vicino alla Lazio o ad altre squadre italiane?
“No, solo il Milan”.
La sesta frase è più severa: “Se non sa cosa significa giocare per me e il Chelsea, allora è un passo indietro rispetto agli altri”.
“Ah, Mourinho. Ho sentito che secondo lui mi sono tuffato (ride, ndr). È il calcio: ho sentito un contatto sulla mia gamba ed è finita lì. E’ andata così”.
Chi era più complicato tra lui e Sarri?
“Arrivando dall’Academy, Mourinho è stato il mio primo allenatore. E’ stato difficile: non vedevamo le cose allo stesso modo. Credo che ci siamo molto fraintesi e io ero anche molto giovane. Ho sempre avuto la sensazione che Sarri e Conte volessero aiutarmi a migliorare il più possibile. Ho scoperto che gli allenatori italiani sono così, indipendentemente dall’età o da dove vieni: vogliono sempre aiutarti”.
Che significato ha per te il Milan?
“Quando sono arrivato, ho capito quando grande era il club. Quanto enorme era la storia dietro il club, i grandi giocatori che hanno giocato qui e ho sentito la passione dei tifosi. Sia il primo giorno a Milanello che a San Siro. Quindi sì, capisco. Anche Tomori me ne aveva parlato, ho avuto delle dritte (ride, ndr)”.
L’ultima frase è di Tomori: “Punterei una sterlina su Loftus-Cheek. Sono anche il suo traduttore…”.
“Quando gli parlavo, gli mandavo molti messaggi chiedendo del club e della vita al centro sportivo. Sta traducendo parecchio dentro e fuori dal campo. Ma sto facendo del mio meglio per imparare, sto prendendo lezioni di italiano”.
E tu? Su chi punteresti la tua sterlina? Loftus-Cheek, prima d’istinto, poi ci pensa meglio:
“Tijjani (Reijnders, ndr)! È partito davvero bene. Ma anche Pulisic… Dai, la sterlina la metto su Puli, farà bene”.
Sulla pressione:
“Durante tutta la mia carriera ho dovuto affrontare la pressione. Anche all’Academy del Chelsea: dover arrivare in prima squadra è qualcosa che mette molta pressione sulle spalle di un ragazzo, quindi fa semplicemente parte della mia vita”.
Allora, che aspettative hai per una partita a così alta pressione?
“Non vedo l’ora di giocare il Derby. Loro sono molto forti, ma anche noi lo siamo: nel calcio c’è sempre una chiave per battere l’avversario e noi siamo fiduciosi di avere i giocatori e la mentalità giusta per vincere quella partita”.
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