il 01/09/2022 alle 08:55

L’ex presidente: “RedBird? Rivoluzione storica, farà bene al calcio italiano”

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L’ex presidente del Milan Franco Carraro (in carica dal 1967 al 1971), ha commentato l’arrivo in città di RedBird, il nuovo fondo proprietario del Milan.

Se lo sarebbe aspettato, quando ha diretto il Milan, e che Milan (quello della vittoria in Coppa Campioni del 1969), che un giorno avrebbe dovuto commentare un’operazione con l’avvento di una proprietà americana che ha dentro il cartello degli acquirenti anche il baseball dei New York Yankees e lo stipendio di una stella della Nba come Lebron James?
«Chiaro, la risposta è no. Però non possiamo dirci del tutto sorpresi. Si ricorda quando Berlusconi cedette la società?».

Certo.
«Berlusconi, cioè un presidente inattaccabile per i successi calcistici ottenuti con la sua gestione, disse: in questo calcio non c’è più posto per una famiglia proprietaria. Diede un’indicazione, la fine di un’epoca».

Notizia buona o cattiva?
«Aspettate. Quella cessione lasciò il posto a una soluzione temporanea prima che arrivasse Elliott. Ora c’è un altro passaggio che io definisco una rivoluzione storica. Che può fare bene non soltanto al Milan, ma a tutto il calcio italiano. Delle persone competenti, che sanno di sport e di finanza, dicono: questo è un mercato su cui si può investire. E lo fanno. E con non pochi soldi».

Gli Stati Uniti, però, non sono proprio la casa del calcio.
«Io ho una mia idea su questa storia. Agli americani il calcio piace. E tanto. Piace il calcio giovanile, piace il calcio delle donne. Lo sa che alle Olimpiadi di Los Angeles 84 il torneo calcistico ebbe più spettatori di quanti ce ne sono stati ad Atene, a Londra, o a Rio?»

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E allora perché il calcio di vertice stenta a decollare?
«Perché secondo me i grandi sport professionistici americani – football, basket, baseball, hockey – hanno sempre scoraggiato questa crescita per evitare una concorrenza rischiosa».

E così gli americani sono venuti in Europa…
«E questa è una garanzia di trasparenza, di organizzazione, di futuro. E in parte di continuità. Guardate che il Milan ha fatto un’impresa. Vincere e tenere i conti a posto è una rarità. Nel calcio italiano ci sono realtà ad alto livello – vedi Napoli, Lazio, Atalanta – che hanno fatto cose importanti in questo senso. Ma vincere un campionato è molto più difficile e bisogna dire che la vecchia proprietà, anche grazie al lavoro di Paolo Maldini e dei suoi collaboratori, ha realizzato una vera impresa».

Ora ci dobbiamo aspettare grandi colpi di mercato?
«Sarebbe folle cambiare linea. Il calcio, diceva Gianni Brera, è un grande mistero agonistico. Lei si ricorda quando il Milan lasciò andare Donnarumma verso Parigi? Chi l’avrebbe mai detto che uno dei punti di forza di questi mesi sarebbe stato proprio il portiere!».

Che tipo di movimenti si aspetta, allora?
«Per esempio, una delle cose più riuscite degli ultimi anni, una vera e propria “genialata”, è stato ingaggiare Ibrahimovic. In campo e fuori, lui è un leader, la sua presenza ha pesato moltissimo».

Si sente di dire che questa svolta significherà un avvicinamento del club anche alla dimensione di vertice europea. Quando parliamo di Champions, ormai da anni premettiamo che i vari Real, Liverpool, City, Psg, Chelsea, Bayern sono inarrivabili…
«Lo spero. Questo Milan può assestarsi ad alto livello,in campionato e in Champions. Questa è gente che ci capisce, non fa le cose per caso, se sono arrivati qui è perché qui si può investire e giustamente avere dei guadagni».

Si aspetta un’accelerazione sul fronte stadio?
«Il Comune ha promesso una decisione entro novembre. Sicuramente questa nuova proprietà sa che Milano è una città efficiente, che ha avuto negli ultimi anni uno sviluppo urbanistico importante».

Il tifoso è sempre un po’ conservatore, cosa direbbe per superare certe perplessità?
«Il calcio cambia, non è più il tempo della famiglia che, anche con grande generosità, si butta in un’impresa del genere. Lo ripeto, questa è una rivoluzione. E non bisogna avere paura».

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