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Kessié a GdS: “Battiamo l’Inter e torniamo primi in classifica”

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KESSIÉ – il centrocampista ivoriano ha rilasciato un’intervista pubblicata nella giornata odierna da Gazzetta dello Sport, a poco più di 24 ore dal Derby di Milano. Queste le parole di Kessié:

Sul soprannome di “Presidente”:

“Una volta sono arrivato a Milanello e ho parcheggiato al posto di Gazidis. Mi hanno detto che non si poteva e ho risposto che non c’era problema, ero il nuovo A.D. del Milan. A me piacciono gli scherzi, so di non essere un presidente.”

Sulle frizioni con Pioli e sulla nuova collocazione tattica:

“Il Milan mi ha preso, significa che vedeva qualcosa in me. Giocare qui non è facile. Poi è arrivato un nuovo allenatore che chiedeva cose che bisognava capire. C’è voluto del tempo, non soltanto a me. Quando arriva un tecnico differente vuol dire che il momento è complicato. Bisogna metterci tanta attenzione. Nuovo ruolo? Quando vinciamo mi piace, lavoro tutti i giorni per essere un centrocampista migliore.”

Il suo idolo:

“Domanda facile, Yaya Toure.”

Sul pareggio con lo Stella Rossa:

“Si poteva fare meglio, il 2-2 in trasferta è comunque un buon risultato. Ora però c’è l’Inter.”

Sul Derby e sul primato in classifica:

“Il mio preferito è quello con il gol di Cutrone all’ultimo minuto. All’Inter non toglierei nessuno, meglio affrontarli al completo, è più stimolante e spettacolare. Saranno importanti tutti. Mancano ancora tante partite, ma vinciamo il Derby e torniamo primi. Siamo un gruppo cresciuto nelle difficoltà, lavoriamo sodo e crediamo nello scudetto. In Italia puoi vincere contro la prima e perdere contro l’ultima, fasciarsi la testa non serve.”

Su Ibra:

“Tecnicamente è insuperabile, come compagno ti da sempre qualcosa in più. Ci mette sempre la faccia ed è raro trovare campioni con questa personalità. Leadership? Con tutto quello che ha vinto è normale. Ibra o Kessié? Se c’è un rigore lo tira Ibra e sarà contento del risultato. Scontro Ibra-Lukaku? Non mi sono sentito a disagio.”

Sul post-carriera, l’Africa e Weah:

“Vedremo cosa farò quando finirà la carriera, Weah è un idolo per tanti africani. La mia idea è uguale alla sua: aiutare l’Africa che ha bisogno di sostegno e infrastrutture, ma anche di far capire il bello della sua cultura. Ti fa innamorare a prima vista. Penso ai bambini che non possono andare a scuola, penso a come aiutare gli ospedali a funzionare meglio. Con l’Africa ho un rapporto di affetto ma anche pratico. Cerco di fare il possibile per aiutare, è un mondo speciale.”

Sul suo tempo libero:

“In questo periodo cerco di aiutare chi ha bisogno, per il resto faccio quello che fanno tutti, mi rilasso anche se il tempo libero è poco. Mi concentro sul mio paese che ha bisogno di tanto, con situazioni sempre da superare.”

Sulla sua infanzia:

“Se guardo come stanno le persone adesso posso dire che non mi è mancato nulla. La mia era una famiglia tranquilla. Ho cominciato a giocare a calcio come difensore e mi piaceva. Non era una questione di rivalsa sociale, avevo solo una grande passione per il pallone.”

Photo credits: acmilan.com

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