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Juventus-Milan 10/01/2010 – Quella volta che … 0-3!

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Juventus-Milan

Juventus Milan

10/01/2010

Il pallone rotola, la ruota gira.

Il fatto che le cose cambino sembra sia una di quelle banalità inafferrabili, la sensazione del vivere quotidiano è, nel calcio come nella vita, che le cose procedano per inerzia.

Chi vince continuerà a vincere, chi perde continuerà a perdere.

Ma sopratutto le squadre di calcio sono materia particolare, soggetta ad equilibri mistici ed un’alchimia imperscrutabile. A volte basta una frazione minima, 1/11 che cambia tutto.

Quell’anno, in quella partita, il giocatore che farà incastrare tutti i pezzi della Juventus, la pietra miliare attorno al quale verrà costruita, gioca ancora nel Milan e si chiama Andrea Pirlo.

Strana la vita. Gli eventi, un giorno alla volta, una tessera di domino che cade sopra l’altra mentre le lancette girano sempre sopra gli stessi dodici numeri, hanno fatto in modo che Andrea Pirlo, dopo più di dieci anni, sia sulla panchina della Juve.

Grandissimo giocatore, tutti d’accordo. Carriera peculiare: lasciato andar via con leggerezza dall’Inter, ritenuto una giovane promessa che non si sarebbe mantenuta, domina in Europa col Milan cambiando il calcio e spostando l’attenzione di tutti gli allenatori (Guardiola compreso) sulla qualità del possesso palla, chiave di volta nella ricostruzione juventina che produrrà la striscia più lunga di scudetti della massima serie.

Chiedergli per che squadra tifa non avrebbe senso, ma chissà, quando sogna di giocare ancora, che maglia indossa? Che colore ha la striscia accanto alla nera?

Magari si sogna in maglia della nazionale e mette tutti d’accordo…

Quella sera fredda di gennaio il Milan di Leonardo passeggia sulle macerie di una Juve allo sbando. La differenza di tasso tecnico è evidente e ingiusta.

Le squadre scendono in campo:

JUVENTUS (4-4-1-1): Manninger; Grygera, Cannavaro, Chiellini, Grosso; Salihamidzic, Poulsen, Felipe Melo, Marchisio; Diego; Amauri. All. Ferrara.

MILAN (4-2-fantasia): Dida; Abate, Nesta, Thiago Silva, Antonini; Gattuso, Ambrosini; Beckham, Borriello, Ronaldinho. All. Leonardo.

La partita si gioca all’olimpico di Torino, arbitra Damato. In classifica l’Inter è in fuga solitaria al primo posto, il Milan cerca di inseguire. La Juve, terza, cerca di difendersi dalla rimonta del Napoli.

La gara inizia a ritmo blando, le squadre si studiano. È la Juve ad avere la prima occasione con un buon tiro di Diego. Al 29’ il Milan batte un calcio d’angolo, batte Andrea Pirlo. La palla, calciata non bene sul primo palo, presidiato da maglie bianconere, non si sa come passa, attraversa ballonzolando l’area piccola e si presenta sul destro di Alessandro Nesta come un regalo natalizio in colpevole ritardo.

La “copertura” del primo palo di Poulsen e Felipe Melo è una delle più orrende che mi sia capitato di vedere.

0-1, gol di Nesta, assist di Pirlo.

La Juve patisce psicologicamente il possesso palla rossonero che segue il vantaggio, i contrasti cominciano a diventare cattivi, le gambe ad alzarsi, la frustrazione monta. È una Juve ferita, impotente e incattivita. L’unica occasione bianconera del primo tempo arriva a causa di un fallo, evidente ma non fischiato, su Ignazio Abate.

Nel secondo tempo entra Del Piero per Salihamidzic, eroe stanco in una situazione già disperata. La partita non cambia, sugli spalti monta la contestazione.

Al 72’ Andrea Pirlo posiziona il pallone all’interno della lunetta, batte l’ennesimo calcio d’angolo. Ronaldinho taglia sul primo palo, anticipa tutti. 0-2 Gol di Dinho, assist di Pirlo.

Dalle tribune la contestazione ruggisce, volano insulti, fumogeni e seggiolini.

In un’atmosfera surreale il Milan si porta sul tre a zero, altro angolo, questa volta dalla destra, batte David Beckham. Il pallone attraversa la coltre di fumo denso e artificiale, dagli spalti e dagli schermi l’azione è fatta di ombre semivisibili. La sfera viene prolungata da Abate e arriva sul secondo palo. Ronaldinho è il più pronto e fissa il risultato su un rotondo 0-3.

In poco più di dieci anni tutto è cambiato per poi cambiare di nuovo. La ruota ha girato e continua a girare, anni di successi ruotano in annate deludenti e viceversa. La carriera di Andrea Pirlo ha ruotato, dal campo alla panchina, per il momento con risultati non paragonabili.

La partita che arriva è decisiva, importante da disturbare il sonno delle notti precedenti, può andar bene come no. È importante tenere a mente che il pallone non ha spigoli, che ruota sempre.

E che le cose cambiano, nel calcio come nella vita.

photocredits rtve.es

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